Maati, chiesto il giudizio immediato per i cinque accusati di averlo ucciso
Il pm: fu un agguato particolarmente efferato, sbagliarono persona
CAMPI BISENZIO. Giudizio immediato per cinque ragazzi accusati di aver ucciso Maati Moubakir, il 17enne massacrato a coltellate il 29 dicembre scorso a Campi Bisenzio, alle porte di Firenze. È quanto ha chiesto la Procura fiorentina al termine dell’inchiesta. Secondo il sostituto procuratore Antonio Natale, non ci sono dubbi: Maati è stato aggredito e ucciso con ferocia da un gruppo di giovani che lo ha scambiato per un altro. L’azione, definita «particolarmente efferata», è costata al ragazzo due colpi al cuore, uno dei quali — secondo gli atti — inferto a freddo mentre cercava di salvarsi.
Gli indagati sono Diego Voza e Francesco Pratesi, entrambi 18 anni; Denis Alexander Effa Ekani, 22 anni; Denis Mehmeti e Ismail Arouii, entrambi ventenni. Sono tutti accusati di concorso in omicidio volontario, aggravato da futili motivi e crudeltà. Per loro è possibile che venga richiesto il rito abbreviato. Per un sesto giovane, coinvolto inizialmente nell’inchiesta, è stata chiesta l’archiviazione: la sua posizione, secondo la Procura, non è compatibile con un ruolo attivo nell’aggressione.
La notte del delitto, Maati era uscito da una discoteca con alcuni amici. Intorno alle 5 del mattino, in via dei Tintori, è scoppiata una lite tra due gruppi. Secondo le indagini, si è trattato di una vendetta sbagliata: il ragazzo non era il bersaglio, ma qualcuno nel branco ha creduto che fosse coinvolto in uno screzio precedente. Le telecamere di sorveglianza hanno documentato gli ultimi drammatici minuti. Maati prova a fuggire, si rifugia su un autobus notturno. Le immagini lo mostrano mentre grida: «Non sono io, non ho fatto nulla». Ma viene raggiunto. Uno degli aggressori lo afferra per i capelli, lo trascina giù dal mezzo e gli sferra il colpo mortale.
A incastrare il gruppo sono state le immagini, le chat sequestrate nei telefoni e gli interrogatori condotti nei giorni successivi. Un’aggressione che per modalità e violenza, secondo gli inquirenti, non lascia spazio a interpretazioni.
A Certaldo, dove Maati viveva con la famiglia, la rabbia non si è ancora spenta. Ai funerali del ragazzo, si sono verificati momenti di tensione. La famiglia di Maati chiede giustizia dal primo giorno. «Vogliamo sapere perché. E vogliamo che chi ha fatto questo paghi», ha detto il padre mesi fa.
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