Il Tirreno

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La sentenza

Firenze, condannato a risarcire con mezzo milione l’uomo che provò a uccidere

di Pietro Barghigiani
Firenze, condannato a risarcire con mezzo milione l’uomo che provò a uccidere<br type="_moz" />

Esplose due colpi di pistola contro un giovane al culmine di una lite

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FIRENZE. Due colpi di pistola alla schiena per chiudere una lite innescata da pessimi rapporti personali e per una presunta richiesta di pagamento per conto terzi. La fuga dello sparatore dura qualche ora. Il ferito viene portato a Careggi in prognosi riservata. Il primo finisce in manette per tentato omicidio, il bersaglio della rabbia sfogata con Taurus semiautomatica calibro 45 resta per giorni in pericolo di vita.

Era il tardo pomeriggio del 24 novembre 2014 quando in via del Poderaccio un 45enne, imprenditore, sparò a un 28enne, allevatore di cani e calciante. Condannato in primo grado con rito abbreviato a 8 anni, lo sparatore alla fine ottenne una pena definitiva di 4 anni e mezzo dopo essersi visto riconoscere l’attenuante della provocazione. Chiuso il fronte penale, la vicenda è andata avanti per il risarcimento del danno. Non solo la provvisionale di 43mila euro disposta dal gup non è mai stata pagata, ma è in corso anche un’esecuzione immobiliare ai danni dello sparatore. Ora arriva il giudizio di primo grado della giustizia civile. Il Tribunale di Firenze ha condannato l’imprenditore a pagare un risarcimento di mezzo milione di euro (più interessi) al calciante costretto a vivere con un’invalidità del 50 per cento. Riportò gravi ferite a un polmone e l’asportazione di milza, parte del pancreas e lesioni al fegato rimanendo per due mesi in ospedale. La tesi dell’aggressore del concorso di colpa dell’allevatore di cani, come miccia che fece partire la reazione dell’imprenditore, non è stata accolta dal giudice. I fatti ricostruiti nel procedimento penale, con le perizie che hanno definito lesioni e menomazioni permanenti per il giovane, sono stati trasferiti in toto nel civile.

All’origine dell’episodio un’accesa discussione tra i due, durante la quale il calciante avrebbe colpito l’altro con alcuni pugni al volto. Poi gli avrebbe dato le spalle per uscire dalla sede della ditta. A questo punto l’imprenditore sarebbe entrato in un container adibito a ufficio per uscirne con l’arma, una Taurus semiautomatica calibro 45, esplodendo due colpi. Alla scena aveva assistito un amico del calciante, che lo aveva accompagnato ma che non aveva partecipato all’aggressione, e un ex dipendente della ditta.

Le liti tra i due erano note alle forze dell’ordine. Alcune ore prima, inoltre, secondo quanto era stato ricostruito, l’amico dell’allevatore era stato accusato dall’imprenditore di aver manomesso alcune telecamere di videosorveglianza della ditta. Nello scontro fu evitato il terzo colpo di pistola, che sarebbe stato mortale: l’amico che lo aveva mandato a chiedere i soldi si mise tra i due, evitando che l’impresario sparasse ancora mentre l’altro era ferito a terra. Un sopravvissuto che ora ha ottenuto un risarcimento da mezzo milione di euro. l




 

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