Il Tirreno

Firenze

Il caso

Firenze, molestatore seriale di colleghe con avances e palpeggiamenti: licenziato

di Pietro Barghigiani
Firenze, molestatore seriale di colleghe con avances e palpeggiamenti: licenziato

Una vittima: «Mi ha toccata sei volte». La storia in un’azienda dell’indotto per confezioni farmaceutiche

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FIRENZE. Un molestatore seriale. Bastava essere nel suo raggio d’azione e avere un identikit preciso. Giovani, meglio se neo assunte e, quindi, implicitamente timorose e la mano del dipendente di lungo corso si posava con una certezza quotidiana sui glutei delle colleghe. Una frequenza diventata abitudine ed estesa a una pluralità di bersagli al punto da uscire dal perimetro del posto di lavoro per arrivare all’ufficio personale. E in una sequenza scandita da atti scritti e impugnati senza successo, il traguardo è stato quello dell’allontanamento dalla ditta per il dipendente dalla mano lunga. Ci ha provato a ricorrere contro l’ordinanza che confermava la legittimità del licenziamento per giusta causa avvenuto nel 2022. Ma il Tribunale ( giudice Silvia Fraccalvieri) ha ribadito che la correttezza del provvedimento. La storia è ambientata in un’azienda dell’indotto per confezioni farmaceutiche.

Le testimonianze sono numerose e coincidono per approcci e finalità. «Mi chiedeva se fossi fidanzata, ho risposto di no. Mi ha chiesto se lo fossi mai stata, ho risposto di no. Mi ha detto che alcune ragazze a 23 anni già convivono e mi ha invitato ad andare ad una mostra di arte con lui, ho detto di no con la scusa che dovevo andare da mio zio in ospedale» è stato il racconto di una giovane. Poi viene il peggio: «Io ero all’ultima postazione più esterna e lui stava sempre in mezzo limitandomi nei movimenti. Mi stava molto vicino dietro e ogni volta che mi giravo per prendere gli akylux mi sfiorava il sedere. All’inizio ho pensato che fossi io che me lo stavo immaginando, perché non lo faceva in maniera palese, ma appoggiando il dorso della mano sulle natiche con “nonchalance”. Poi però alla sesta volta ho avuto la conferma che il gesto era intenzionale e quindi mi sono staccata dalla postazione per andare a dirlo al mio istruttore». C’è chi ha chiesto di non lavorare accanto al molestatore e l’hanno accontentata. Una testimone ha confermato di aver visto l’uomo stare addosso alla collega in modo morboso. Un’altra palpeggiata al giudice: «All’inizio non ero sicura, perché può capitare di sfiorare un collega sulla postazione di scarico cartucce, ma poi ho avuto la conferma che lo facesse di proposito quando una volta in cui eravamo soli e distanti sulla linea, lui addirittura si sporgeva in maniera evidente per toccarmi. A volte mi metteva anche le mani sui fianchi, come a volermi spostare».

Nei racconti ci sono gli esempi di contatti verso le ragazze sgraditi per modi e contenuti. «Lui era pesante anche con le parole, mi chiedeva spesso di uscire, di andare a cena fuori, appuntamenti vari. Io cercavo di non rispondergli o di rispondergli negativamente in modo netto». Fraintendimenti e bugie secondo la versione del licenziato che non è stato creduto.

Il Tribunale ha considerato accertati i fatti e nella sentenza sottolinea «come non vi sia dubbio che gli stessi costituiscano un illecito disciplinare e siano connotati da una gravità tale da giustificare la massima sanzione disciplinare del licenziamento per il venir meno del vincolo fiduciario che lega le parti del contratto». E ancora: «Considerato anche il particolare disvalore della condotta tenuta dal ricorrente, consistita nell’avere ripetutamente molestato (in particolare, con ripetuti toccamenti al sedere e con insistenti domande sulla loro vita privata e con pressanti inviti ad uscire) le colleghe cagionando loro disagio e provocando, ulteriormente, un grave turbamento nell’ambiente lavorativo». Un elemento di disturbo da rimuovere per il bene di colleghe e impresa.


 

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