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Versace, una questione di famiglia: Santo racconta l’epopea con Gianni

di Giulia Poggiali
Versace, una questione di famiglia: Santo racconta l’epopea con Gianni

Firenze, nell’autobiografia “Fratelli, una famiglia italiana” si rivive l’ascesa della maison. «Il libro nasce da un passato fantastico, con l’obiettivo di pensare al futuro»

23 febbraio 2023
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FIRENZE. La famiglia Versace, raccontata da un altro punto di vista. «Fratelli- Una famiglia italiana», è il titolo del libro di Santo Versace, fratello di Gianni e di Donatella, pilastri di una maison che proprio in questi giorni sfila sulle passerelle della Milano Fashion Week. La presentazione, che si è tenuta ieri pomeriggio all’Innovation Center sul Lungarno Soderini, ha visto la partecipazione del conduttore Carlo Conti e dell’imprenditore Leonardo Ferragamo. L’incontro, aperto al pubblico, è stato organizzato da Confindustria Firenze Gruppo Giovani imprenditori e da La Feltrinelli.
Santo racconta il rapporto con Gianni e con la sua creatività, che era pronta ad esplodere, ma che aveva bisogno di uscire dai confini. Nel libro si ripercorre il viaggio, da Reggio Calabria a Milano, e di come sia nato il marchio che ha reso popolari le top model che noi tutti conosciamo e che ha fatto la storia della moda e del nostro paese. Il racconto di un’epoca vista dagli occhi di Santo, rivolto anche ai giovani a cui chiede di avere grinta, «perché l’importante è il lavoro quotidiano che svolgete».
Per il primogenito, la scrittura è stata un modo per affrontare i traumi del passato e per concludere una terapia lunga anni, ma non solo: prendere carta e penna è stato anche un mezzo per rendere omaggio alla famiglia, soprattutto alla mamma, che c’è sempre stata, fin dall’inizio: «Avevo bisogno di cicatrizzare le ferite e di uscire dai miei traumi. Il libro nasce per raccontare il passato, una storia fantastica per pensare al futuro. Inoltre, parlo di mamma, una donna autonoma e indipendente che ha gettato le basi del talento di Gianni». Santo, nella famiglia, era la mente, colui che teneva i conti e che ha permesso al fratello Gianni di lanciarsi in un mondo, quella della moda, che stava facendo i primi passi in Italia, in un momento in cui tutto era Made in Paris.
Due facce complementari della stessa medaglia: Gianni era l’eterno bambino, il creativo che non sapeva quante risorse erano necessarie per portare avanti il progetto. Santo, invece, era il fratello maggiore che doveva prestare attenzione alla contabilità. Santo non parla di «luxury» quando si riferisce alla moda, ma di alta gamma, perché il mondo della moda, anche quella straniera, affonda le sue radici nella professionalità dei sarti e nella creatività delle nostre scuole. Durante l’incontro si parla di intelligenza emotiva, una carica straordinaria che posseggono le nostre aziende, e Gianni lo aveva capito: «Le risorse umane sono le basi del successo. Gianni dopo ogni sfilata andava a stringere le mani ad ogni sarta, ringraziandola del lavoro svolto». La prima apertura a Milano segna la svolta non solo per Gianni, ma anche per Santo, che lascia lo studio da commercialista per seguire il fratello. «Quando ho detto che mollavo tutto per partire, mio padre mi guardò incredulo e mi chiese di restare, perché c’era il mare. Lui non ha mai visto una sfilata». Santo conclude con una riflessione, in merito alla scomparsa del nome Gianni nel logo del marchio: «La morte di mio fratello è stata difficile, ma abbiamo avuto la fortuna di uscirne, nonostante la nostra paura di “morire” dopo la tragedia di Miami. Capisco che i tempi cambiano, ma per me Versace è Gianni e tutto quello che lui ha creato si vende ancora molto». 
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