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Empoli, sversamenti dall’oleodotto causati dai ladri: dopo 10 anni la bonifica “finale” dei terreni - Il piano e i costi

di Danilo Renzullo

	Vigili del fuoco, operai e tecnici al lavoro nei giorni successivi alla fuoriuscita dell’idrocarburo dall’oleodotto Eni all’altezza di via Sottopoggio per San Donato
Vigili del fuoco, operai e tecnici al lavoro nei giorni successivi alla fuoriuscita dell’idrocarburo dall’oleodotto Eni all’altezza di via Sottopoggio per San Donato

Il furto all’infrastruttura Eni, avvenuto nel 2015, causò la fuoriuscita di un’ingente quantità di idrocarburi. Prevista la creazione di una barriera di carboni attivi per assorbire eventuali inquinanti rimasti

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EMPOLI. La messa in sicurezza e la bonifica sono state effettuate già anni fa e la discreta quantità di sostanze inquinanti finita nei terreni non rappresenta più un pericolo, almeno imminente, per l’ambiente e la salute. Gli idrocarburi sversati dall’oleodotto Eni Livorno-Firenze a seguito di un furto potrebbero però rappresentare ancora un problema e per questo Eni, società che gestisce l’infrastruttura “presa d’assalto” nell’ottobre di dieci anni fa, dovrà procedere adesso a ulteriori interventi per la rimozione totale di quelle tracce di idrocarburi che, inevitabilmente, hanno contaminato i terreni.

L'indagine

È quanto emerso dalle ultime indagini e da un iter – quello di bonifica – iniziato subito il furto dell’ottobre 2015 nel tratto di oleodotto in via Sottopoggio per San Donato, nella zona di Villanuova, dove ad agire fu probabilmente una banda di ladri. Dopo aver perforato l’oleodotto interrato, i malviventi hanno inserito un piccolo rubinetto nella condotta per rubare il carburante, fuoriuscito però in gran quantità.

Il piano di bonifica

Nei giorni scorsi si è conclusa una conferenza dei servizi che ha dato il via libera al piano di bonifica presentato da Eni, che prevede di effettuare interventi per quasi un milione di euro per rimuovere tutti gli inquinanti presenti e, quindi, ogni possibile pericolo per i terreni e le acque. Il piano elaborato da Eni, approvato dalla conferenza dei servizi, prevede due fasi: la prima azione è finalizzata a «trattare la contaminazione presente nell’area maggiormente impattata del sito» con la «creazione di una barriera di carboni attivi colloidali», la cui azione permetterà di assorbire e rimuovere i contaminanti, e «l’emungimento delle acque sotterranee» tramite un cosiddetto «doppio impianto pump and treat», tecnica che consiste nel pompaggio e trattamento in superficie delle acque di falda inquinate. L’eventuale seconda fase della bonifica – che sarà attuata in relazione ai risultati della prima fase – vedrà un potenziamento delle azioni che saranno messe in campo con i primi interventi. La durata degli interventi è stimata in 45 mesi, comprensivi anche delle attività di collaudo e di ripristino finale. I lavori hanno un costo di oltre 930mila euro, tutti a carico di Eni.

Il furto scoperto da un contadino

Il furto e il conseguente sversamento di carburante costrinse il Comune ad emettere un’ordinanza temporanea con la quale vietava l’utilizzo dell’acqua nel raggio di duecento metri dal luogo di “perforazione” dell’oleodotto, individuato in una campagna di Villanuova. Il furto, ultimo di una serie di assalti all’infrastruttura di Eni utilizzata per il trasporto di idrocarburi, fu scoperto da un contadino. Le successive analisi portarono alla scoperta di un’ingente quantità di carburante finito nei terreni e alle azioni di messa in sicurezza e di bonifica dell’area, che ora si avvia alla fase finale. 

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