«Noi, a 50 metri dall’orrore»: due fidanzati empolesi a Solingen
Alberto, sax della BadaBimBumBand, era nella città tedesca con Alessandra quando l’attentatore ha colpito: «Ci siamo resi conto di essere stati fortunati»
EMPOLI. «Sì, è andata bene perché eravamo davvero vicinissimi, credo a meno di 50 metri». Il giorno dopo sono ancora increduli Alberto Cini (24 anni) e Alessandra Bartali (30), lui di Empoli e lei di Castelfiorentino, i due fidanzati che due sere fa erano nella piazza principale di Solingen, la stessa in cui, quasi sotto il palco, un attentatore (nel momento in cui scriviamo ancora ricercato dalle forze dell'ordine tedesche) ha aggredito all'improvviso, con un coltello alla gola, alcune delle persone che stavano assistendo al concerto vicino a lui, uccidendone tre e ferendone gravemente altre cinque.
A Solingen, infatti, era in corso il “Festival della Diversità”, immediatamente sospeso dalle autorità locali, e su quello palco stasera sarebbe dovuto salire anche Alberto Cini, sax tenore della BadaBimBumBand, una delle bande di strada più conosciute della Toscana e d'Italia. Lui e la fidanzata erano partiti un paio di giorni prima per godersi un fine settimana di vacanza, gli altri li avrebbero dovuti raggiungere nella giornata di ieri.
«Più o meno saranno state le nove della sera ed eravamo appena arrivati, il tempo di lasciare le valigie nell'appartamento che avevamo prenotato ed uscire in piazza – raccontano –: dopo aver seguito per una mezz'ora il concerto, ci stavamo incamminando verso un posto in cui cenare, quando è accaduto tutto».
Alberto e Alessandra, però, hanno saputo con precisione e certezza dell'accaduto solo un paio d'ore dopo: «Più che spaventoso, è stato surreale perché nell'immediato non è stato semplice comprendere che cosa fosse successo – continuano –: da una parte l'estrema compostezza dei tantissimi presenti, che hanno liberato la piazza in modo molto ordinato dopo che gli organizzatori avevano annunciato la sospensione del concerto, tanto che non abbiamo assistito ad alcuna scena di panico, col sennò di poi una cosa quasi incredibile considerando quel che era appena avvenuto».
Dall'altra, però, la frenesia e la concitazione del personale sanitario e delle forze dell'ordine: «Mentre stavamo allontanandoci dalla piazza, abbiamo incrociato un decina d'infermieri e medici che, di corsa e affannati, si stavano dirigendo verso il palco, tanto che inizialmente avevamo pensato ad un malore di qualcuno» dicono. Pochi metri più avanti, però, «due poliziotti stavano facendo irruzione in un palazzo, tenendo la mano sulla fondina della pistola, mentre un terzo li aspettava fuori – riprende Alberto – e a quel punto abbiamo capito che era accaduto qualcosa di molto grave, anche perché subito dopo si è alzato un elicottero che poi ha continuato a sorvolare la città per tutta la notte».
Così hanno hanno aperto lo smartphone e, leggendo le notizie, hanno capito con precisione la tragedia che si era svolta a pochi metri da loro. E anche il rischio che avevano corso.
Quando li abbiamo contattati erano già a Norimberga, cinquecento chilometri più a sud di Solingen. «Stamani (ieri, ndr), appena alzati, abbiamo deciso di venire via – raccontano –: problemi a lasciare la città? Sinceramente no, abbiamo sui siti d'informazione la raccomandazione di non lasciare le abitazioni, ma non abbiamo incontrato alcun controllo: siamo saliti in auto e siamo venuti via».
Anche il girono dopo, un clima quasi surreale: «Il minimarket sotto l'appartamento che avevamo affittato era regolarmente aperto e ci pareva vi fosse un via vai abbastanza ordinario di persone che uscivano ed entravano a fare la spesa. Unici elementi di relativa anormalità, la presenza di polizia e forze dell'ordine, non invadente ma molto diffusa in città».