A Pomaia il primo monastero buddhista tibetano d’Europa: il progetto realizzato dall’architetto dello Juventus Stadium
La documentazione inviata alla Conferenza dei Servizi. Sarà realizzato un parco della contemplazione e della pace
SANTA LUCE. È stato presentato a Palazzo Bovara a Milano, il primo monastero buddhista della tradizione tibetana in Italia, e il primo in Europa, a essere edificato da zero, sulla roccia come prevede la tradizione architettonica tibetana. Con la nuova struttura sarà adesso possibile riunire una comunità di studenti e praticanti, sia laici che ordinati, e fornire ospitalità a circa cento fra monaci e monache. Con una vista a perdita d’occhio il tempio sarà realizzato a cura della Fondazione Sangha Ets e dall’Associazione monastica Sangha Lhungtok Choekhorling, e costruito da Berrighi Costruzioni, l’amministratore è uno degli azionisti Sae che edita anche Il Tirreno e Np Costruzioni. Una struttura che sorgerà a Pomaia, a circa un chilometro in linea d’aria del già presente Istituto Lama Tzong Khapa, in una cava dismessa. «Proprio la scorsa settimana – si è detto alla presentazione – sono stati rimossi durante un ultimo incontro con l’amministrazione di Santa Luce gli ultimi ostacoli legati ai vincoli e inviata la documentazione alla Conferenza dei servizi, quindi altri 45 giorni e potrà essere decisa la data della posa della prima pietra.
«Un’area che verrà recuperata anche con la realizzazione di un Parco della contemplazione e della Pace accessibile a tutti. Un’importante opera di riqualificazione che prevede una rete di sentieri con statue interreligiose di coloro che hanno rispettato ambiente e animali», ha spiegato il venerabile Massimo Stordi, presidente dell’associazione Sangha Lhungtok Choekhorling.
Il monastero è stato progettato con una struttura che unisce estetica e spiritualità della tradizione tibetana con esigenze funzionali e architettoniche moderne. Si sviluppa su più livelli, ognuno con una destinazione d’uso specifica. Dalla corte esterna, si giunge a un ampio portico che funge da collegamento con gli spazi interni e introduce alla sacralità dell’edificio. L’ambiente centrale, a doppia altezza, è dominato dall’altare principale, cuore pulsante delle attività rituali su cui si affaccia anche il ballatoio del primo piano. Il secondo piano, più riservato e aperto anche su una meravigliosa terrazza panoramica, è pensato per l’alloggio e la meditazione individuale, mentre il terzo e ultimo piano è a uso esclusivo di sua santità il Dalai Lama per ospitare il leader spirituale in visita al Monastero. Il progetto risponderà anche a uno stile di architettura ecologica, sensibile sia alle tradizioni antiche sia al contesto paesaggistico, in perfetto dialogo con il territorio circostante, e seguirà un percorso di ecosostenibilità volto ad assicurare un basso impatto ambientale, un elevato risparmio energetico e l’impiego di risorse energetiche naturali e pulite. L’utilizzo delle specie della flora mediterranea, tipiche della zona, e la creazione di un Parco della Contemplazione e della Pace con il miglioramento dell’antica sentieristica, consentiranno all’Associazione di contribuire attivamente al recupero dell’area in origine espressione della ricca macchia mediterranea e del bosco di Santa Luce.
Nell’ottica di favorire un virtuoso dialogo interreligioso, il monastero promuoverà l’incontro tra persone di fedi differenti per la diffusione nel mondo di un messaggio di pace universale.
Alla presentazione, oltre all’intervento del presidente Stordi sull’importanza spirituale del progetto («Da oltre 50 anni Pomaia è un punto di riferimento per il Buddhismo in Occidente») sono intervenuti l’architetto Gino Zavanella, capo progettista che, tra le opere più note, ha firmato il progetto dell’avveniristico Juventus Stadium, ha dichiarato «questo Monastero rappresenta un traguardo storico per il nostro Paese: un progetto di tale portata, infatti, non è solo un’opera architettonica, ma il risultato perfetto della contaminazione tra cultura, apertura spirituale e arricchimento dell’intera comunità e, al contempo, un punto di unione tra la tradizione buddhista e la cultura occidentale», Filippo Scianna, presidente dell’Unione Buddhista Italiana, che ha illustrato la presenza dei Monasteri Buddhisti in Italia e dell’Abate Ghesce Thubten Chonyi che ha parlato del valore sociale e culturale della vita contemplativa a servizio della collettività.