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Cecina, nuovo impianto per i rifiuti: cosa ne pensano i sindaci e cosa prevede il progetto


	Il nuovo progetto di RetiAmbiente non convince i sindaci
Il nuovo progetto di RetiAmbiente non convince i sindaci

Riparbella, Bibbona, Cecina perplessi. Guardistallo contrario

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CECINA. I piccoli Comuni (e non solo) dell’area Cecinese non sono convinti del nuovo progetto di RetiAmbiente, il gestore unico del ciclo integrato dei rifiuti nel perimetro dell’Ambito Territoriale Ottimale, che ha deciso di investire in un impianto innovativo di ossidazione termica senza fiamma a Peccioli che tratterebbe esclusivamente rifiuti urbani residui attraverso l’acquisizione di una quota del 34% della società Novatosc, nata appunto per realizzare questo impianto. Nei giorni scorsi c’è stato un incontro tra gli amministratori della zona che non nascondono i malumori. Riparbella non nasconde perplessità, da Guardistallo è arrivato fin da subito il “no” del sindaco, Rosignano ha già espresso il parere contrario. Montescudaio e Cecina ci stanno riflettendo.

L’obiettivo è avere un’alternativa per gestire i rifiuti in modo più sostenibile, ridurre il ricorso alle discariche e agli inceneritori tradizionali. L’investimento iniziale di RetiAmbiente è di 34.000 euro, ma l’intera operazione prevede un costo complessivo di circa 125 milioni di euro, che saranno coperti in parte dai soci e in parte attraverso finanziamenti bancari. Si prevede che l’impianto sarà operativo entro il 2027. Per portare avanti questo progetto è necessario il voto favorevole dei consigli comunali dei Comuni soci di RetiAmbiente. È necessaria l’approvazione della maggioranza, pari al 51% dei Comuni soci, affinché l’acquisizione delle quote possa concretizzarsi. «Ci sono stati illustrati benefici concreti per i cittadini – dice il sindaco Salvatore Neri – e cioè una riduzione della tassa sui rifiuti, una gestione più trasparente e sicura, minore impatto ambientale e nuove opportunità di lavoro, con circa 30 posti disponibili tra costruzione e gestione dell’impianto. Un’operazione che risponde alle normative europee che impongono di ridurre il conferimento in discarica e di promuovere l’economia circolare, massimizzando il recupero di materiali ed energia. Tuttavia non mancano i dubbi. Molti amministratori locali hanno espresso perplessità, soprattutto per la mancanza di studi indipendenti che confermino la reale sostenibilità economica dell’investimento. Trattandosi di un impianto sperimentale, il primo del suo genere in Italia, l’assenza di esperienze pregresse rappresenta un’incognita significativa. Un punto critico riguarda il ruolo dei soci pubblici: conviene ai Comuni partecipare come proprietari, assumendosi rischi finanziari e operativi, oppure sarebbe più prudente restare semplici clienti, delegando la gestione a soggetti privati? ».

Altra questione è quella della copertura finanziaria. «Nel verbale della riunione del Comitato Unitario per il Controllo è stato evidenziato che la maggior parte degli interventi industriali previsti nel Piano Industriale non dispone di un’adeguata copertura finanziaria. E questo solleva serie preoccupazioni sulla capacità di sostenere i costi di realizzazione e gestione dell’impianto senza gravare sui bilanci comunali e, soprattutto, sulle tasche dei cittadini, con il rischio di un aumento delle tariffe Tari». Dell’investimento complessivo previsto di 120 milioni di euro, solo 31 milioni sono finanziati dai soci. Di questi, RetiAmbiente dovrà investire 10, 8 milioni, mentre la restante parte sarà coperta tramite indebitamento con un tasso medio del 3, 5%. «Si tratta di un rischio imprenditoriale che un ente locale e i cittadini non possono permettersi di affrontare – osserva il sindaco di Riparbella – poiché espone la comunità a un’incertezza economica che potrebbe avere ripercussioni significative sui bilanci e sui servizi pubblici». Ad oggi, il Consiglio Comunale di Riparbella non si è ancora espresso sull’eventuale adesione di RetiAmbiente al progetto Novatosc. «Riparbella è stato tra i primi Comuni gestiti da Rea a credere nel sistema di raccolta “porta a porta” e abbiamo intrapreso questo percorso ottenendo risultati significativi per quanto siamo consapevoli che c’è ancora molto da fare. Crediamo fortemente nella raccolta differenziata come vera soluzione al problema dei rifiuti urbani, nel considerare i rifiuti per quello che sono, materie prime seconde, preziose risorse che possono tornare a nuova vita». Anche dal Comune di Bibbona i dubbi non mancano. «È una discussione in corso, ci sono questioni da approfondire», commenta Enzo Mulé, assessore del Comune. «Ma nutriamo molte perplessità sull’operazione. Si tratterebbe di un investimento iniziale molto importante con un ritorno che arriverebbe solo dopo qualche anno e inevitabili ricadute sui bilanci comunali e quindi sui cittadini. Inoltre stiamo parlando di un impianto e una tecnologia che in Italia non esiste, sul quale quindi mancano esperienze e dati di riferimento. Un’opzione potrebbe essere quella di attendere che l’impianto venga realizzato e valutare l’ingresso successivamente, quando sarà a regime. Senza dimenticare che questo tipo di impianti ha bisogno costante di rifiuti e siamo quindi noi comuni a produrre ciò che li alimenta, una forza da non sottovalutare anche per una successiva trattativa. Molti Comuni hanno già espresso più o meno ufficialmente la loro contrarietà, noi ne stiamo discutendo partendo da queste nostre perplessità».

Dal Comune di Cecina al momento si preferisce non rilasciare dichiarazioni «in attesa di una decisione» così come la riflessione è in corso a Montescudaio. «Le idee – dice il sindaco Loris Caprai – fra tutti i partecipanti non sono chiare e ci sarà bisogno di ulteriori informazioni e incontri».

Contrario Sandro Ceccarelli sindaco di Guardistallo cheha affidato la sua posizione a un lungo post con cui contesta l’investimento e la scelta di tornare indietro rispetto alla raccolta differenziata che comincia oggi a dare i risultati».
 

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