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Ristorante vegano di Castiglioncello nella bufera: per Natale diventa anche vegetariano e i clienti s’infuriano

Ristorante vegano di Castiglioncello nella bufera: per Natale diventa anche vegetariano e i clienti s’infuriano

Luca Menini, titolare del locale: «Cerchiamo l’autenticità»

23 dicembre 2023
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CASTIGLIONCELLO. Un primosale e degli gnudi di ricotta nel menù di Natale ed è successo il putiferio. Al centro della tempesta social è finito Fito, ristorante e cocktail bar aperto nel luglio 2022 nella limonaia del Castello Pasquini a Castiglioncello. Fito nasce come ristorante vegano, una scelta coraggiosa, una sfida che in questo anno e mezzo di apertura ha premiato: un nome che in poco tempo è diventato un marchio ben riconoscibile e weekend da tutto esaurito a pranzo a cena. Poi la scelta, a partire da queste feste, di ampliare il menù e di inserire anche proposte vegetariane. Nello specifico alimenti derivati animali come latte, formaggi e uova. Senza però abbandonare la cucina vegana.

Il menu di Natale

La pubblicazione sui social del menù per il 25 ha scatenato un’insurrezione di vegani, critiche per “aver rinnegato una filosofia”, per aver introdotto “alimenti frutto della sofferenza di animali”, per “una regressione che è un autogol commerciale”. Commenti tanti, molti anche forti. Una reazione “violenta” che nessuno da Fito si sarebbe aspettato. «Ma fa parte dello stare al pubblico. Tutti hanno il diritto di commentate e noi accogliamo anche le critiche come accogliamo i tanti messaggi di affetto e sostegno che abbiamo ricevuto e che ci confermano il gran lavoro che abbiamo fatto in appena un anno e mezzo di apertura», dice Luca Menini, proprietario del locale. Le critiche e le reazioni, anche scomposte, però non spostano di una virgola quello che è in questo momento il processo di trasformazione di Fito da ristorante vegano a vegano/vegetariano.

«Una scelta coerente»

«Quando è nato Fito la cucina vegana era la scelta che ci rappresentava di più in quel momento, frutto di una sensibilità che dieci anni fa era inimmaginabile, un’offerta che tra l’altro mancava in questo territorio. È stata una sfida e ne eravamo consapevoli. Ma ha funzionato. Fito è un progetto di ristorazione ma anche culturale e sociale: puntiamo a creare aggregazione e a diffondere una cultura. Ma non siamo qualcosa di statico, siamo in continua trasformazione. E adesso inserire delle proposte vegetali ci fa sentire più autentici. Non puntiamo a essere giusti, ma veri».

Il ciclone social

Il ciclone che si è scatenato alla pubblicazione del menù ha convinto la proprietà a pubblicare una lettera aperta ai propri clienti e follower per motivare la scelta, e confermarla. «Siamo stati accusati di aver fatto una scelta motivata da ragioni di profitto. Ma non è questa la motivazione, non abbiamo ampliato il locale: i posti, che non sono molti, sono sempre gli stessi ed erano spesso pieni nel weekend prima e ci auguriamo che lo saranno anche dopo. Non sarà un tomino a farci aumentare il fatturato. Anzi, a dire il vero prodotti come il formaggio e le uova fanno aumentare per noi il costo del piatto. La motivazione sta altrove, nella ricerca di autenticità – ribadisce -, non è un’operazione di intercettazione commerciale».

Lettera aperta ai clienti

Anche perché, spiegano dal locale, la stragrande maggioranza dei clienti non sono vegani. Neppure vegetariani a dire il vero. «Il 95% sono onnivori. E siamo felici di aver passato loro il messaggio che una ristorazione diversa è possibile. Se tante sono state le reazioni di critica al menù, ancora di più sono stati i messaggi di affetto quando abbiamo pubblicato la lettera aperta con cui spiegavamo la nostra scelta. E ci ha stupito scoprire in quanti in poco tempo si sono affezionati a Fito. Le scelte alimentari investono temi come l’etica e la bioetica, normale che possano suscitare molta attenzione ma accogliamo, come si dice da queste parti, il pane e la sassata. E andiamo avanti».

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