Il conte Walfredo della Gherardesca deve rinunciare alle terre di Donoratico
Dopo 30 anni la Cassazione chiude il braccio di ferro del nobiluomo con il Comune. Al centro della querelle i terreni dati dai della Gherardesca in affitto a metà dell’800
CASTAGNETO. Il conte deve rinunciare a Donoratico. Continuerà a guardare quelle terre come cosa propria. Ma per la giustizia la sua è una pretesa senza fondamento giuridico. A voltare pagina e chiudere con la Storia è la sentenza della Cassazione pubblicata il 20 settembre, la numero 27.519. C’è la parola fine sul giudizio tra Walfredo della Gherardesca, classe 1937, e il Comune di Castagneto Carducci per difetto di legittimazione. Contava di rispolverare i contratti il nobiluomo con cui a metà dell’Ottocento, nel 1849 e nel 1852 sulla scia dei moti contadini del 1848, furono concessi “a livello”, una forma di contratto d’affitto diffusa in epoca medievale, alcuni terreni dai nobili alla comunità castagnetana.
La storia
Sulla scia dei moti contadini Guidalberto della Gherardesca assegna ad alcune famiglie locali diversi terreni per coltivarli. Si parlerebbe di 1500 saccate di terreno di proprietà dei conti dati alla Comunità Castagnetana – l’organismo rappresentativo dei cittadini – affinché la stessa le concedesse in sub-livello, cioè in affitto, a un certo numero di castagnetani dietro il pagamento di un canone annuo. I livelli prevedevano la cessione delle preselle a fronte di un canone, all’epoca era definito in saccate di grano, che in parte veniva girato ai della Gherardesca e la restante quota trattenuta dalla Comunità di castagneto, poi divenuta Comune. Una pratica che si è interrotta nel 1957.
Ebbene, dal 1975 in poi, questo pagamento del canone da parte del Comune ai Della Gherardesca s’interrompe. È del 1966 la legge 607 che si occupa di enfiteusi e prestazioni fondiarie perpetue. Nel 1992, diciassette anni dopo, Walfredo decide di rompere gli indugi e iniziare un’azione legale nei confronti del Palazzo chiedendo la risoluzione del contratto che lega la famiglia con la comunità castagnetana. Spingendosi a reclamare la devoluzione dei fondi enfiteutici in suo favore, oltre al pagamento dei canoni enfiteutici e di affrancazione relativi ai predetti fondi, nonché il risarcimento dei danni subiti.
La prima causa
La prima causa risale al 1992. E da allora il Comune di Castagneto Carducci è stato seguito dallo Studio legale Narese di Firenze. Il punto arriva dopo 30 anni di carte bollate. La vicenda ha un suo fondamento di verità. Ci sono terreni su cui negli anni furono eseguite le affrancazioni per liberarli da questo vincolo del canone e altri su cui ciò non è stato fatto. Ma entrando nello specifico tutto si fa più nebuloso. Non è mai stato chiarito in che misura Walfredo della Gherardesca è l’effettivo erede di quanto rivendica. È difficile procedere a ritroso nella storia dei passaggi di proprietà e frazionamenti dei terreni. I fondi catastali sono molteplici ed è complesso capire quali particelle sono interessate. Se all’inizio del contenzioso la querelle riguardava circa 750 ettari (ovvero l’intero asse ereditario) nei passaggi successivi si è ridotta a un po’ meno della metà dei terreni: circa 350 ettari. Ma fin dall’inizio dare confini esatti ai terreni chiesti indietro dal conte Walfredo è stato complicatissimo. Si parte dai fogli catastali, ma la storia delle singole particelle si perde nelle pagine dei faldoni del Catasto.
Lo scenario
A far tremare i polsi in questi trent’anni è stato il temuto effetto domino. Il nobiluomo chiamando in causa il solo Comune, unico firmatario dei due atti di metà dell’800, e lamentando il mancato versamento dei canoni, poteva far venir meno l’efficacia dei due atti e a cascata quella delle centinaia di assegnazioni, per giungere a ottenere la piena proprietà esclusiva di tutti gli immobili oggetto della causa. Risultato: migliaia di cittadini si sarebbero visti negati i propri diritti su immobili nei quali le loro famiglie lavorano e vivono da oltre sette generazioni. E se ciò si fosse verificato inevitabilmente gli effetti sociali e politici sarebbero stati disastrosi. Invece, il Comune non si è mai reso colpevole di inadempimento contrattuale. Ha cessato di versare i canoni enfiteutici nel 1975, nove anni dopo la legge del 1966 che ha spostato direttamente in capo agli assegnatari l’onere dei versamenti.
Il punto
In pratica, Walfredo della Gherardesca dovrebbe agire contro ciascuno dei singoli eredi dei livellari che oggi utilizzano le preselle di un tempo per tentare di far valere e provare il fondamento delle sue pretese. Ma per farlo dovrebbe riuscire nell’impresa di “tracciare” le antiche preselle per individuarne gli estremi catastali di oggi e abbinarli agli attuali utilizzatori. Quel che è certo la causa contro il Comune “non poteva essere proposta”, per dirla con le parole dei giudici della Corte suprema.