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Il Vernacoliere «sospende le pubblicazioni», il saluto di Mario Cardinali: «Pausa in attesa di tempi migliori»

di Redazione web

	Il post sui social e Mario Cardinali
Il post sui social e Mario Cardinali

Il lungo messaggio social dalla pagina del mensile satirico: «La riorganizzazione dopo il numero di novembre, nessuno è eterno»

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LIVORNO. Dopo il numero di novembre Il Vernacoliere sospende le pubblicazioni. È questo l’incipit del lungo messaggio social – su Facebook – arrivato questa mattina, 16 ottobre, poco dopo le 8 dal profilo de Il Vernacoliere, a firma della Mario Cardinali editore srl.

E – si legge – «nell’annunciare una pausa di riorganizzazione del Vernacoliere, lo storico direttore e fondatore del mensile satirico Mario Cardinali ha rivolto ai collaboratori questo saluto che è insieme un augurio di poter continuare a vivere in libera dissacrante irriverenza».

Il saluto

«O cari anzi carissimi collaboratori, o sparpagliata truppa d’eccelse firme del vignettare in satira mordace e d’altrettanto saettare in invettive scritte, o ultimi giapponesi d’una resistenza che ora la chiaman resilienza e ‘un ci si capisce più nulla nemmen lì, ascoltate! No, non è Trump che vi parla, e neanche la Meloni. Son io, il Vernacoliere! Che nuntia vobis dolorem magnum, anzi magnissimo», si legge nel messaggio di saluto a firma di Cardinali. «Dopo il numero di novembre Il Vernacoliere sospende le pubblicazioni. Nessuno è eterno. Neanche Mario Cardinali. Che dopo sessantacinque anni di Vernacoliere, arrivato alla soglia dei novant’anni (ci manca ormai un mucchiettino di mesi, grinzosi anche quelli), si sente francamente un po’ stanchino. Oddìo, stanchino… ciondola! Sì, il cervello è sempre vispo, ancora ce la fa a creare le sue famose locandine, respira anche. Ma sottosotto ciondola, e anche un po’ soprasopra».

«Ragion per cui, prima di cominciare a perdere i pezzi verso la cascata finale, vi annuncio (passaggio alla prima persona, fateci caso) che dopo il numero di novembre il Vernacoliere sospende le pubblicazioni. In attesa – com’è d’uso attendere – di tempi migliori. Che sarebbe a dire o vediamo un po’ se dopo di me ci potrà essere qualcosa oltre il diluvio. Di menti valide ce n’è ancora parecchie nel gruppone che con me ha portato il nostro giornalaccio al record della durata satirica non solo in Italia ma qualcuno dice anche in Europa», prosegue ancora nel lungo saluto che si addentra poi nel contesto attuale del mondo dell’informazione e della comunicazione con il tipico linguaggio che ha da sempre contraddistinto il giornale satirico livornese.

«Coraggio, amici e collaboratori cari. Vediamo se dopo aver ripreso fiato ce la faremo una volta ancora. E per intanto pigliatevi, oltre all’abbraccio affettuoso, anche il mio sentitissimo grazie per quanto finora avete fatto, nel contribuire a tenere alto il prestigio d’una storica bandiera d’irriverenza satirica. Con uno speciale ricordo per chi nel nostro gruppo non c’è più, mio fratello Umberto in particolare, per oltre trent’anni cuore e colonna della diffusione d’un foglio di libero pensiero».

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