Economia
Giani bis, il rebus della nuova giunta: otto posti, mille equilibri – I nomi in ballo
Il presidente della Regione al lavoro tra parità di genere, territori e alleanze
Nel campo largo toscano, dopo la buona semina elettorale, è arrivato il momento del raccolto. Ma prima di pensare ai frutti serve scegliere chi entra nel granaio degli assessorati e chi resta a sorvegliare i confini. Otto ceste da riempire – metà per le donne, metà per gli uomini – con prodotti provenienti da diverse zone del terreno: i territori e le liste. L’equilibrio, più che una questione di abbondanza, sarà una questione di equità.
Eugenio Giani è un politico capace di cambiare abito a seconda del campo, e al centro della coltivazione spicca la sua figura. Il presidente ha chiarito subito che non siamo in clima di comune agricola: «La sintesi la troverò io». Più hacendero che umile campesino. Ma i solchi lungo i quali muoversi sono quelli tracciati dall’aratro degli equilibri tra territori, parità di genere e partiti. Seguiamoli per capire dove ci portano.
Il Pd toscano è a trazione schleiniana, con il segretario Emiliano Fossi e il deputato Marco Furfaro a vigilare sull’ortodossia. Il partito avrà una rappresentanza di quattro o cinque assessori – più probabile la seconda – anche se Casa Riformista, dove coabitano renziani e gianiani, potrebbe provare a fare pressioni per averne due per sé. Bisognerà tenere conto dei rapporti di forza interni, sbilanciati, com’è evidente, a favore dei fedeli della segretaria Elly Schlein.
Tra le assolute certezze c’è il nome di Monia Monni. Ha deciso di rimanere fuori dalla corsa elettorale dopo un quinquennio da assessora e per lei è ora insistente la voce che possa fare la vice. Un punto per Firenze. Ha carte importanti da giocarsi l’altra assessora uscente Alessandra Nardini. Prima a Pisa, seconda come numeri assoluti, prima donna in Toscana. I riformisti ne farebbero volentieri a meno, ma il curriculum da politica delle istituzioni ma radicale (una volta si sarebbe detto “dentro e contro”), la rende un profilo difficile da ignorare. Sua la battaglia sui nidi gratis, che Giani ha sovente adoperato in campagna elettorale. Dall’area arriva anche Simone Bezzini, ex assessore alla Sanità, che ha tre argomenti importanti: Giani lo rivuole, darebbe rappresentanza a Siena e se eletto farebbe scattare il posto in consiglio per una candidata schleiniana. Anche se il partito non fa follie per il suo nome, vorrebbe un nome più agonistico per la Sanità. Infine Serena Spinelli, anche lei di area fiorentina, forse la più debole del mazzo in prospettiva. Vanta un buon risultato elettorale ma è la meno coperta nei rapporti romani. C’è un dettaglio che però non deve passare inosservato. La nomina in giunta dei nomi appena fatti comporterebbe l’elezione in consiglio – in due casi (e mezzo) su quattro – di candidati di fede riformista. E la maggioranza non ha nessuna intenzione di diventare minoranza. Altrimenti su battaglie come l’acqua pubblica sarà dura.
L’area riformista ha diversi nomi da spendere ma una questione di cui tenere conto. Il campo sarà anche largo, ma gli spazi sono stretti. Considerando che Giani stesso è espressione di quel mondo. E quindi in caso di cinque assessori, una ripartizione tre-due comporterebbe un pareggio sostanziale.
Il grossetano Leonardo Marras ha i numeri del voto e il favore della geografia, ma concorrenti di peso. Come Brenda Barnini, sindaca di Empoli, astro nascente che ha portato a casa tantissimi voti. E soprattutto quello di Matteo Biffoni. L’ex sindaco di Prato guarda tutti dall’alto dell’Everest di oltre ventimila preferenze e, al netto di un rapporto non idilliaco con Giani, le farà pesare. C’è chi dice che chiederà la Sanità. Altro nome con parecchio grano in cascina è quello di Cristina Manetti, già capo di gabinetto, e coordinatrice di Casa Riformista. A proposito. Matteo Renzi dalle elezioni toscane spera apertamente di trovare slancio nazionale. Il suo nome forte è la fiorentina Stefania Saccardi, ex potentissima assessora alla Sanità, predicata anche per un posto da presidente del consiglio regionale. Posto al quale aspira di essere confermato anche Antonio Mazzeo, minoranza Pd. L’altro nome da cilindro del prestigiatore è quello di Francesco Casini, che ha fatto bene nel collegio Firenze 2 e piace anche a Giani.
Ma il campo è largo e rimangono cesti da riempire e terreni da curare. In casa Avs, dopo le prime ipotesi che davano in corsa Massimiliano Ghimenti — ipotesi funzionale a far spazio a Cecchetti di Sinistra Italiana — l’idea sembra tramontata. Rimarrà a battagliare in consiglio il campione di preferenze Lorenzo Falchi, con l’assessorato che sulla base di accordi nazionali potrebbe andare ai Verdi. Nel campo del Movimento 5 Stelle il nome più accreditato resta quello di Irene Galletti, ma la scelta non è ancora definitiva. Non si esclude, infatti, che l’assessorato possa andare a una figura esterna. I pentastellati avrebbero chiesto la delega all’Ambiente. Da ieri, infine, circola l’ipotesi di un posto in giunta per Rossano Rossi della Cgil. Un pour parler ci sarebbe stato, ma siamo ancora ai sondaggi. C’è un rapporto personale con Giani, che avrebbe chiesto la disponibilità per un’eventuale mano in giunta. Non ha detto sì. Non ha detto no. Anche se non è chiaro quale delega potrebbe aspettarsi.
Ai lettori attenti non sarà sfuggito che alcuni territori – Livorno, Lucca, Massa-Carrara – rischiano di rimanere con i frutti sugli alberi. L’incastro è difficile anche se in terra apuana Gianni Lorenzetti rivendica un rapporto voti/abitanti da top 3 e il partito labronico non sarebbe felice di rimanere fuori dal raccolto per altri cinque anni. Vedremo. Pare ci sia un mese per chiudere la raccolta e sistemare le cassette. Poi si vedrà se il raccolto sarà equo o se qualcuno resterà, ancora una volta, con la zappa in mano.