La giovane geologa: «Così sono scampata all’agguato mortale»
Valentina Gambicorti, 28 anni di Donoratico, racconta la sua terribile esperienza nella spedizione in Etiopia
di Divina Vitale
DONORATICO
Un'esperienza che non dimenticherà facilmente, che a 24 ore dal rientro in Italia affronta ancora con il ricordo della paura. Ha rischiato la vita Valentina Gambicorti, 28 anni, la giovanissima geologa appassionata di vulcanologia, nata a Donoratico e che ora vive e lavora a Firenze.
Si trovava infatti in un viaggio-spedizione con altre 21 persone al confine tra l'Etiopia e l'Eritrea, una zona da sempre considerata pericolosa e che proprio la sera prima è stata teatro di un attentato che ha visto morti, feriti e rapiti. Dovevano raggiungere il vulcano Erta Ale, avevano passato il villaggio di Amhed Ela, la Piana del Sale, dove i locali estraggono sale e poi tramite i cammelli lo conducono ai mercati. «Era il primo viaggio che facevo in Africa - racconta - e anche la prima esperienza così diretta, dormendo in tenda e viaggiando in fuoristrada. La nostra guida Luca Lupi ci aveva preparato alla presenza assidua di uomini armati, ma eravamo tranquilli perché lui è molto esperto del territorio. Abbiamo cominciato a capire che qualcosa non andava quando ci hanno bloccato in un fortino militare e Lupi ha dovuto parlare per due ore con le forze armate. Ho avuto un po' di paura, ma comunicavano in lingua locale perciò abbiamo saputo tutta la verità solo a fine giornata».
Gambicorti prosegue nella testimonianza. «Accanto a me c'erano altre persone e qualcuna ha manifestato maggior panico, ma la prontezza della decisione di allontanarsi il prima possibile è stata determinante. Lupi ha infatti convinto i militari a farci ripartire, perché volevano trattenerci per usufruire delle nostre jeep, con cui sarebbero andati a prendere altri militari utili a rinforzare le truppe. Non so cosa sarebbe potuto succedere, altrimenti gli attentatori potevano trovarsi a pochi metri da noi».
Proprio la settimana precedente, nella capitale, si era svolto un grande convegno internazionale sulla geologia. «Infatti pare che sulla vetta - continua Valentina- al momento dell'attentato, ci fossero oltre 40 persone tra cui parecchi geologi. La zona dal punto di vista scientifico è molto interessante, noi abbiamo cercato di operare per l'università una serie di campionamenti geochimici di acqua nella zona di Dallol, dove si sviluppa la risalita di acque magmatiche, circa a tre, quattro ore di distanza dal vulcano. Per metterci in salvo ci siamo invece mossi verso sud, cambiando itinerario, in direzione lago salato. Lì ci siamo fermati per la notte, la zona era circondata da guardie. A quel punto abbiamo chiamato le famiglie usufruendo del telefono satellitare». Valentina era responsabile del diario di viaggio e doveva riportare tutti i vari accadimenti di quelle ore. «Ho cercato di appuntarmi tutte le fasi della giornata. Prevaleva il senso di incredulità e una forte tensione da parte di tutto il gruppo, composto da esperti viaggiatori e da colleghi, abbiamo cercato di mantenere la calma e farci coraggio».
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