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Versilia, va in pensione il primario di Gastroenterologia: «Continuerò a seguire i miei pazienti» – I progetti futuri

di Matteo Tuccini

	Il dottor Federico Cort, ormai ex primario di Gastroenterologia dell’ospedale Versilia
Il dottor Federico Cort, ormai ex primario di Gastroenterologia dell’ospedale Versilia

Per il dottor Federico Corti allo studio c’è una collaborazione col reparto per seguire le malattie del fegato e i trapiantati e continuerà a lavorare nel settore privato

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VIAREGGIO. A partire da dicembre il dottor Federico Corti, primario della Gastroenterologia dell’ospedale Versilia, è ufficialmente in pensione dall’Asl. «Ma continuerò a seguire i pazienti», assicura il dottor Corti, uno dei direttori storici dell’ospedale di Lido di Camaiore. E sicuramente tra i professionisti che hanno reso i servizi un’eccellenza della sanità toscana.

L’attività dell’ormai ex primario proseguirà nel settore privato, nei centri Campus Maior a Camaiore e a Lido, e al Polo salute a Pietrasanta: «Ma c’è la possibilità, assieme alla direzione Asl, di assumere un incarico temporaneo – rivela il dottor Corti – Dando il mio supporto all’ospedale per quanto riguarda l’epatologia (malattie del fegato, ndr) e i trapiantati di fegato».

Si tratta di settori in cui la Gastroenterologia è punto di riferimento del territorio, non solo versiliese: di conseguenza i professionisti che restano – quattro medici – potrebbero aver bisogno di un periodo di transizione per gestire i carichi di lavoro. «Nel nostro reparto, che ha 16 posti letto per le degenze – prosegue il medico viareggino – siamo molto impegnati sulle malattie del fegato, cirrosi, dismetabolismo (che causa diabete e obesità) e sui trapiantati, che sono malati molto complessi e fragili. Seguiamo 180 persone post-trapianto del fegato: siamo il centro che segue più pazienti, soprattutto della Versilia e Massa Carrara, ma qualcuno anche di Lucca e della Liguria».

La Gastroenterologia versiliese si è “costruita” nel corso degli anni: da oltre dieci anni è una Unità operativa complessa che va oltre l’esecuzione di colonscopie e gastroscopie. «C’è un insieme di interventi più ampi, legati anche all’aumento delle patologie gastrointestinali che devono essere seguite e monitorate. Un fenomeno dovuto anche all’incremento di stress e cattiva alimentazione – spiega Corti – Col tempo siamo diventati centro di riferimento per malattie infiammatorie croniche dell’intestino, morbo di Crohn e colite ulcerosa, trattate con farmaci biologici particolari. Questo tipo di patologie sono in incremento, perché sono correlate allo stress, alla tensione e alla dieta occidentale, che è povera di fibre e ricca di grassi. Seguiamo oltre 500 persone con queste patologie croniche. Sicuramente c’è stato anche un aumento della capacità di diagnosi. E bisogna considerare che l’apparato gastroenterico è la parte del nostro corpo che, dopo il cervello, ha il maggior numero di cellule nervose».

Le cure possono essere variabili: si va dalle terapie con farmaci alle diete specifiche, «per esempio su reflusso gastroesofageo e colon irritabile. Sempre più frequenti sono anche le intolleranze e le allergie alimentari, alterazioni intestinali e gonfiore». Attenzione particolare viene, inoltre, rivolta alle malattie del pancreas, «con cisti e insufficienze e le pancreatiti acute dovute a alcol e farmaci. Da questo derivano infiammazioni croniche che vanno trattate con terapie». Per quanto riguarda le malattie tumorali dell’apparato digerente – continua Corti – «anche in questo caso notiamo un incremento di casi, soprattutto su pancreas e fegato. Ci sono varie ipotesi sulle cause: l’esposizione a sostanze tossiche, oppure inquinanti; ma anche la cattiva alimentazione, in particolare le carni rosse e l’abuso di alcol sono potenziali fattori».

Nel reparto versiliese sono stati messi a disposizione terapie e strumenti diagnostici avanzati, come i test del respiro che consentono di soffiare e scoprire l’eventuale intolleranza al lattosio. Oppure la videoendocapsula che può sostituire la colonscopia: «La usiamo per emorragie che non riusciamo a identificare – spiega Corti – e ci sono anche nuove tecniche per lo studio dell’esofago e in particolare del reflusso». Da risolvere la questione delle liste d’attesa, per le tante richieste dei pazienti. E anche per questo si sta cercando di mettere in piedi la possibile futura collaborazione tra l’ormai ex primario e il reparto di Gastroenterologia.

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