Il Tirreno

Versilia

Bolkestein

Spiagge, partita (anche in Versilia) l’acquisizione delle strutture costruite nei bagni

di Redazione Viareggio

	Una veduta di stabilimento balneari (foto d'archivio)
Una veduta di stabilimento balneari (foto d'archivio)

Agenzia del Demanio e Capitaneria di porto stanno facendo partire le procedure di “incameramento”: a farlo presente è Riccardo Zucconi, deputato di Fratelli d’Italia

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VIAREGGIO. Agenzia del Demanio e Capitaneria di porto stanno facendo partire le procedure di “incameramento”, cioè di acquisizione delle strutture costruite sulle spiagge considerate non rimovibili. Un iter che tiene conto dell’articolo 49 del Codice della navigazione, anche in seguito alla sentenza recente del Consiglio di Stato.

A farlo presente è Riccardo Zucconi, deputato di Fratelli d’Italia. Che presenta una sorta di piano d’intervento sulle concessioni balneari e direttiva Bolkestein. «Quella della direttiva Bolkestein sulle concessioni balneari è una questione annosa proprio perché mai risolta alla radice – dice Zucconi – una questione che ho sempre ritenuto, anche in punto di diritto, particolarmente assurda e dannosa soprattutto se considerata nell’ottica, per me doverosa, della tutela delle piccole aziende. Quanto sta avvenendo in questi mesi ne è la riprova ed infatti, in barba ai conclamati principi sulla concorrenza, le nuove acquisizioni, ad esempio in Versilia, sono fatte da grandi gruppi economici. Temo che purtroppo all’apertura delle gare questo fenomeno si ripeterà puntualmente finendo per stravolgere, tra l’altro, il volto stesso di un importante settore del turismo nazionale. Ma in questo quadro, per riconoscere ai concessionari un adeguato indennizzo, è anche una questione di tempistiche».

«Che sia oggi anche una questione di tempistiche – prosegue Zucconi – è dimostrato infatti dalla notizia che, pur in assenza di tale decreto, di recente alcune Capitanerie di porto della Toscana hanno sollecitato i Comuni costieri a fornire documentazione sulla conformità edilizio-urbanistica delle opere insistenti sulle aree demaniali marittime in concessione, attività propedeutica all’incameramento da parte dello Stato delle opere inamovibili esistenti. Segnalo inoltre che alle Capitanerie di porto e all’Agenzia Demanio sono già state istituite le commissioni di incameramento, che stanno procedendo ad effettuare i previsti sopralluoghi e acquisendo tramite i comuni la relativa e specifica documentazione. Insomma, da una parte si procede per incamerare beni di proprietà come case, piscine, servizi eccetera, e dall’altra non si forniscono i criteri per gli indennizzi: è evidente che a questo punto a livello nazionale si debbano prendere urgenti provvedimenti. Non è mia competenza valutare il comportamento delle Capitanerie nel sollecitare i Comuni a questa ricognizione, né quello dei Comuni nel sollecitare i concessionari a fornire i relativi dati, ma è mia competenza segnalare che dopo più di un anno il Decreto attuativo previsto dalla Legge 131 non ha ancora visto la luce e che questo produce una ulteriore e assurda incertezza in tutto il settore. Sottolineo soprattutto che l’attività delle Capitanerie è al momento in sintonia con il dettato dell’articolo 49 del Codice della navigazione, e che dunque il primo passo per evitare sovrapposizioni e contraddittorietà normative, ad esempio fra incameramento e principio di indennizzo, sarebbe stato quello di procedere ad una sostanziale modifica legislativa proprio di quell’articolo 49, cosa che il sottoscritto aveva puntualmente proposto già nel febbraio del 2023 e cioè quasi due anni fa».

«Rimango convinto che il primo diritto da tutelare sia quello della proprietà privata e che dunque sia da evitare l’esproprio di manufatti, case di guardianaggio, bar, piscine, ristoranti, servizi igienici, cabine che non sono, lo ripeto, concessioni bensì beni di proprietà privata di imprese che operano su superfici in concessione. La road map che proporrò consta di due passaggi: il primo consiste nel procedere subito alla modifica dell’articolo 49 del Codice della navigazione (la mia proposta c’è già, basta approvarla); il secondo è quello di produrre un decreto attuativo che espanda al massimo la diversificazione fra opere essenziali e non essenziali alla concessione, stabilendo che l’acquisizione delle seconde può avvenire solo a condizione di accordo fra le parti; che ribadisca nel contempo la preminenza di principi e criteri, non invalidati da Ue e Consiglio di Stato, posti a tutela degli attuali gestori; specifichi le corrette modalità per il calcolo degli indennizzi delle opere essenziali». 

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