“Lucifero” a Viareggio festeggia vent’anni, ma è l’ultimo compleanno: «Chiudo, torno all’arte»
La titolare però ha una speranza: «Adesso mi auguro che questo spazio resti legato a cibo e vino»
VIAREGGIO. Con Puccini nel cuore, da ragazza sognava di fare la scenografa di opere liriche. Poi la vita l’ha portata sui set cinematografici di Roma, da cui però ha scelto di venir via per riappropriarsi della luce che lambisce i pini alla Lecciona. Un fratello pasticciere, di quelli che le guide di settore le scala dall’alto, un’attività di famiglia partita con il padre e la madre bravissima con le torte di frolla e i bomboloncini al forno (i più copiati della Versilia), dal 2005 Roberta Patalani ha concentrato in sé una doppia anima aprendo Lucifero.
Altri progetti
Allo scoccare dei venti anni, però, serra a doppia mandata il ristorante per l’altra faccia della medaglia: il lavoro di interior designer che la sta portando in giro per il mondo. «Mi mancherà la ristorazione, ma è giunta l’ora di tornare a dedicarmi alla creatività e all’arte, da cui sono partita – così Roberta Patalani motiva la decisione di chiudere il locale di piazza Viani – Non che la cucina non lo sia, è che stava assorbendo troppe energie mentre in me cresceva la spinta verso altri progetti. L’atto creativo è importante e per nutrirlo devi cimentarti in nuove situazioni, altrimenti diventa ripetizione e perde di significato».
La grande festa
Così domenica Roberta ha raccolto amici e clienti in una grande festa per l’addio alla creatura grazie a cui aveva lasciato i set romani, dove era approdata a ventitré anni invitata da Elena Ricci "Poccetto" (la prima donna italiana scenografa, nonché madre di Elena Sofia Ricci) attratta dall’allestimento agli Animosi in uno spettacolo di Dario Fo, quando Roberta Patalani era ancora una giovane studentessa all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Da lì fu un avvicendarsi di set: sei episodi di Carabinieri, tre di Maresciallo Rocca, due serie di Valeria Medico Legale con Claudia Koll, film d’essai per Fabio Carpi per cui si occupava di gestire l’arredamento. Finché nel 2001 crea dal niente il Giordano Bruno, locale all’ingresso del Vialone con cui si è ripresentata professionalmente nella sua terra.
«Era ispirato alla Lecciona con i calchi di gesso sulle pareti che ricordavano le formelle dei bambini sulla battigia, gli straccali e le tende sulla terrazza, il mosaico di ceramica bianco come conchiglie rotte sul mare». A richiamarla da Roma fu proprio l’amore per la Lecciona, il luogo in cui si rifugia appena può. «Avevo bisogno di riattraversare la pineta, il cielo che si apre verso il mare, le montagne alle spalle, gli straccali in inverno quando la spiaggia è deserta – motiva il rientro in Versilia dallo sfavillio di Cinecittà – Necessitavo della lentezza che mi ero negata per troppi anni in nome del lavoro».
La storia
Così il 1° novembre 2005 inaugura Lucifero in un angolo della Darsena. Di giorno era lo studio di design in cui progettava arredamenti per ville e locali, mentre dalle 17 all’1 si trasformava in wine-bar. «Liberavamo il tavolo dal computer e dai disegni. Ancora facevo la spola fra Roma e Viareggio – rammenta – Sono stati due anni di doppia vita in cui andavo a mille. Quando ho deciso di tagliare con il cinema è stata quasi una liberazione. Senza rimpianti. È stata dura entrarci, soprattutto partendo da zero come me, un’avventura meravigliosa ma era giunto il momento di tornare a casa».
Così dal 2007 in compagnia del fedele bouledogue francese Biagio: di giorno creava locali e di sera accoglieva amici, musicisti, colleghi nel suo locale. Nel frattempo l’impegno da arredatrice cresceva ed insieme si è ampliato anche Lucifero, trasformato in ristorante esattamente dieci anni dopo l’inaugurazione. Così nove anni fa Roberta trasferisce lo studio a Pietrasanta per lasciare respiro alla cucina. Ed oggi come venti anni fa, soffia di nuovo vento di cambiamento. «Mi auguro che quello spazio continui la sua strada legata al cibo e al vino, tanto più che affaccia su una piazza rinnovata, su uno slargo con una bellissima luce ed energia – conclude la interior designer – Spero che la persona che lo rileverà potrà starci bene quanto ci sono stata io, e che sappia apprezzare la vivacità e l’internazionalità della Darsena».
