Balneari, indennizzi aumentati per chi perde le aste ma restano delle incognite: come funziona
Il Governo ha previsto un meccanismo che incrementa i risarcimenti. «Vogliamo certezze dopo la bocciatura della legge toscana»
VIAREGGIO. È sugli indennizzi, cioè i risarcimenti destinati a chi perde le “aste” per gli stabilimenti balneari, che si gioca adesso la partita più importante della direttiva Bolkestein. Il perché è semplice: meno soldi saranno previsti come paracadute in caso di cambio di gestione delle spiagge, più i balneari saranno pronti a dar battaglia nei tribunali. Bloccando, di fatto, le prossime assegnazioni dei litorali, che dovranno partire entro l’estate del 2027.
Aumenti sugli indennizzi
Da mesi si attende la pubblicazione di un decreto – a firma dei ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture e trasporti – che determini il calcolo degli indennizzi post-aste. C’è una bozza su cui pare esserci l’ok della Ragioneria di Stato, ma servono il via libera del Consiglio di Stato e soprattutto dell’Unione europea. Senza cui sarà difficile far passare quello che è nell’intenzione del Governo. E cioè un aumento dell’indennizzo a beneficio dei balneari che perderanno le “aste”. «Nella bozza di cui si sta parlando in questi giorni – spiega Stefania Frandi, responsabile giuridico del sindacato Sib Confcommercio – è previsto un riconoscimento degli investimenti fatti sui beni materiali degli stabilimenti, ma anche per quelli “immateriali”». Il che significa, in buona sostanza, il valore del marchio dello stabilimento, inteso come azienda già avviata. I balneari, del resto, sono preoccupati dalla possibilità di ricevere spiccioli per strutture create anni fa, senza grandi investimenti recenti, nonostante una clientela consolidata che garantisce introiti ogni anno. Non solo: «In occasione della gara pubblica per l’assegnazione della concessione – prosegue Frandi – il balneare sarà chiamato a compilare la lista degli strumenti per la gestione, come ombrelloni, tende e altro materiale». Quindi anche questo verrà inserito nella cifra da indennizzare. Secondo i sindacati, insomma, la bozza del decreto governativo potrebbe consentire ai balneari in uscita di recuperare quasi il 100% del valore dell’impresa. Un risultato possibile – spiega David Parenti, referente di Fiba Confesercenti – «grazie anche al meccanismo della rivalutazione dei beni già ammortizzati dal punto di vista fiscale». La rivalutazione consentirebbe di recuperare il valore di un investimento passato e non più “scaricabile”. «Ma perché tutto questo abbia un’efficacia – ricorda Parenti – serve il sì dell’Europa. Altrimenti sono solo promesse».
La legge bocciata
Il problema è proprio far digerire questi indennizzi all’Europa e, di conseguenze, ai tribunali che vengono interessati sul tema. In questi giorni, per esempio, la Corte costituzionale ha fatto decadere la legge della Regione Toscana del 2024 che, in attesa di un provvedimento nazionale, puntava a disciplinare la materia dei risarcimenti. Secondo la Consulta, la Regione è andata oltre le proprie competenze, invadendo un ambito – quello della tutela della concorrenza – riservato allo Stato.
Chieste certezze
“Cassata” la legge toscana, il sindacato Sib Confcommercio torna a chiedere certezze. «Questa pronuncia della Corte costituzionale, pienamente in linea con la giurisprudenza – dice Stefania Frandi del Sib – non rappresenta un elemento di novità, né aiuta a risolvere i problemi strutturali del settore. La Regioni non possono colmare il vuoto lasciato dallo Stato, nemmeno con misure provvisorie. Ma il caos resta, ora che la legge regionale non è più applicabile, e quella nazionale è incompleta per l’assenza del decreto interministeriale per gli indennizzi. Le amministrazioni locali non sanno ancora come muoversi. Il vuoto normativo rimane. È urgente una normativa unitaria che garantisca certezza del diritto e tuteli gli operatori. Serve anche un intervento sul vecchio Codice della navigazione», conclude Frandi.