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Seravezza, il sogno realizzato di Michele: scalare la Pania con la carrozzina

di Tiziano Baldi Galleni
Seravezza, il sogno realizzato di Michele: scalare la Pania con la carrozzina

Michele Corfini, trentaduenne residente a Marzocchino, disabile dalla nascita, aveva quel sogno nel cuore: poter arrivare lassù, a 1858 metri di altezza sul mare: «È stata una sensazione indescrivibile»

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SERAVEZZA. La prima parola che pronuncia per descrivere quel momento è «meraviglia». Perché da tutta una vita Michele Corfini, trentaduenne residente a Marzocchino, disabile dalla nascita, aveva quel sogno nel cuore: poter arrivare lassù, a 1858 metri di altezza sul mare, in vetta alla Pania della Croce, la Regina della Alpi Apuane. «Siamo rimasti lassù per quarantacinque minuti – dice – ma è stato come se ne fossero passati appena dieci. Ero rapito da tutto quello che c’era da vedere. E non stavo sognando, era tutto vero».

Un'impresa, più che una semplice escursione. Resa possibile grazie ad un gruppo di amici, ex compagni del liceo, a una nuova e-Joëlette acquistata con una raccolta di fondi ovvero un crowdfunding (poi donata all’associazione “I Raggi di Bèlen") e grazie a una barella di ultima generazione Kong 911 Hive donata da un anonimo.

Essenziali sono state la presenza delle guide alpine della ProRock Outdoor sponsorizzate dalla Banca della Versilia e la partecipazione di un gruppo di soci del Club alpino di Viareggio e del Soccorso alpino di Massa.

Insomma, quella di Michele Corfini con il suo gruppo di amici è stata un’avventura a tutti gli effetti. Tutti uniti per accompagnarlo davanti alla croce della Pania, con il mar Tirreno e la Versilia sotto il naso e gli Appennini dietro. Un viaggio durato circa quattordici ore per un’esperienza indimenticabile.

Partenza da Marzocchino alle 5 di mattina e arrivo in auto in località Piglionico (comune di Molazzana). Inizio escursione poco dopo le 7 dalla Baita Pania e arrivo al Rifugio Rossi alle 10. Questo tratto Michele lo ha fatto seduto sulla e-Joëlette e da lì è poi iniziata l’impresa, sulla barella. La vetta è stata raggiunta alle 11,40 e dopo poco meno di un’ora, a causa di una perturbazione, la carovana di persone ha fatto ritorno. Arrivo a casa alle 19.

«Sono dieci anni che parliamo di questa avventura – dice Guglielmo Landi, uno degli amici del gruppo che si è impegnato per aiutare Michele Corfini – lo conosco da quando frequentavamo la prima superiore e ripeteva sempre che questo era il suo sogno. Dopo molte escursioni ora possiamo finalmente dire che ce l’abbiamo fatta. Un sogno che abbiamo convidiso e realizzato tutti quanti insieme». i

L’idea di questa avventura ha iniziato a concretizzarsi il 26 maggio dell’anno scorso, dopo l’escursione sul monte Croce con la vecchia Joëlette manuale. Così è scattato il crowdfounding con il quale dopo appena un mese era stata raggiunta la cifra di 7mila 600 euro. Quanto bastava per comprare la Joëlette con un motore elettrico e gli opportuni accessori come cinghie e caschetti. La donazione all’associazione "I Raggi di Bèlen" è poi avvenuta in un momento pubblico, alle Scuderie Granducali il 15 ottobre dello scorso anno alla presenza delle istituzioni, fra cui gli amministratori di Seravezza.

«Con la nuova carrozzina elettrica avevamo già fatto un’uscita sul monte Sumbra a fine 2022 – ricorda Guglielmo – e poi ad inizio maggio di quest’anno in trasferta in Valdinievole con l’amico di Michele, Tommaso Fanucci anche lui disabile».

Guglielmo ha sottolineato che tutto il viaggio si è svolto in piena sicurezza ed è proprio per questo che, «rispetto alle altre volte dove ci eravamo avventurati in tracciati più o meno semplici, per questa escursione era necessaria la presenza di personale professionale proprio per la difficoltà del percorso da affrontare. Così facendo ci siamo approcciati alla salita del Vallone dell’Inferno con la massima sicurezza».

Michele ha iniziato ad emozionarsi quando c’è stato l’arrivo al Callare che poi immette al crinale finale prima della croce. «È stata una sensazione indescrivibile – ha concluso Michele – voglio ringraziare davvero tutti quelli che hanno reso possibile tutto questo. Ho vissuto momenti della mia vita inediti e bellissimi, sia il sentiero fino al rifugio, nella faggeta, sia poi sul tratto di sentiero in cui alzi la testa e sei sotto l’”Uomo morto”, mentre se li abbassi lo sguardo vedi la vallata immensa del retro Pania, la Pania Secca e poi quella terrazza sul mare con degli scorci unici e mai identici. Adesso l’obiettivo è vedere altre montagne delle Alpi Apuane che non ho mai visto, e chissà un giorno tornare sulla Regina».


 

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