Il Tirreno

Versilia

«Io e mio fratello fra cinema e musica» Stefania e quei legami indissolubili

claudio vecoli
«Io e mio fratello fra cinema e musica» Stefania e quei legami indissolubili

La Sandrelli e il rapporto con Sergio: «Lui ha sempre creduto in me, ora voglio restituirgli un po’ di quello che mi ha dato» 

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claudio vecoli

Lei il cinema, lui la musica. È un legame profondo nel segno dell’arte quello che lega – oltre i vincoli di sangue – Stefania Sandrelli a suo fratello Sergio. Due vite per certi versi simili, in qualche modo parallele, ma al tempo stesso diversissime: quella di Stefania trascorsa tutta sotto le luci dei riflettori, tanto da farne un’icona del cinema italiano nel mondo; quella di Sergio scorsa sottotraccia, nell’intimità del suo studio e dei suoi amati spartiti. Da un paio di anni – dopo la morte nel 2013 – Stefania ha però deciso di far scoprire al mondo il talento di Sergio. E pochi giorni fa, alla Casa del Jazz di Roma, ha presentato due nuovi volumi che racchiudono alcune delle composizioni musicali più belle del fratello maggiore durante una serata di gala nel corso della quale il maestro Marco Baccelli ha eseguito anche alcuni brani inseriti nella raccolta.

Allora Stefania, a due anni dalla prima pubblicazione, escono questi due nuovi volumi dedicati alle composizioni di tuo fratello Sergio. Un percorso affettivo che si chiude?

«Sì, con questi due nuovi volumi ho in qualche modo voluto chiudere il cerchio. A differenza di me, il lavoro di mio fratello è sempre rimasto nell’ombra, sottotraccia. Come è spiegato anche nella prefazione del libro, la sua musica è come se per tanti anni fosse stata custodita come un messaggio in una bottiglia lanciata in mare che attendeva soltanto di essere raccolta e stappata. Io ho voluto fare questo. E l’ho fatto perché Sergio aveva talento. Non lo dico io, che sono la sorella e quindi potrei essere emotivamente coinvolta. Lo sostengono fior di studiosi a cui ho fatto leggere gli spartiti, come Alessandro Solbiati, docente di composizione al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, che mi hanno spinto ad andare avanti in questo progetto».

Qual è il tuo sogno per questo progetto che si è avverato?

«Mi piacerebbe che questi volumi entrassero come testi didattici nei licei musicali. Mi riempirebbe il cuore di gioia se mio nipote Rocco (uno dei due figli di Amanda, ndr), che frequenta il conservatorio a Siena, potesse studiare sui libri di suo zio. E che potessero fare altrettanto centinaia e centinaia di giovani aspiranti musicisti. Inoltre, come in parte è successo durante la serata di gala alla Casa del Jazz di Roma, mi piacerebbe che la musica di Sergio uscisse dagli spartiti per dar vita a tanti concerti in giro per l’Italia. Allora sì che potremo dire di aver stappato quella bottiglia in cui era chiuso il lavoro di tanti anni».

Stefania e Sergio: il vostro è stato molto più di un rapporto fra fratelli.

«Se io sono diventata quella che sono, lo devo in gran parte proprio a Sergio. E’ stato lui il mio primo regista quando, da ragazzina, ci divertivamo a girare alcune pellicole amatoriali. E’ stato lui ad accompagnarmi a vedere i film dell’epoca nelle tante sale che aveva Viareggio. E’ stato lui a farmi conoscere e apprezzare la musica che tanta parte ha avuto nella mia vita portandomi a concerti mitici come quelli di Chat Backer al Bussolotto. Ma è stato soprattutto grazie a lui se sono venuta la prima volta a Roma e sono riuscita ad entrare nel mondo del cinema. In famiglia, per mille motivi, nessuno credeva in questa possibilità. Sergio, invece, mi ha appoggiato sempre e comunque. Ed ha lasciato Viareggio insieme a me affiancandomi in questa meravigliosa avventura che è stata la mia vita. Ecco, ora io vorrei restituire a Sergio un po’ di quello che lui ha dato a me».

Due viareggini a Roma, verrebbe da dire giocando con il titolo di un grande film del passato…

«Ma con Viareggio sempre nel cuore. Non c’è occasione che non lo ripeta. Le mie origini sono lì e di questo ne sono orgogliosamente fiera. Anche se poi le vicende della vita mi hanno portato a Roma, che è diventata la mia seconda città. Ma nessuno osi toccarmi la mia Viareggio».

Però è un po’ di tempo che manchi da qui…

«Sì. Sono venuta di recente in Versilia per una iniziativa legata al vino ed ho rivisto la Capannina di Forte, a cui sono legata affettivamente. Però è vero: a Viareggio è un po’ che non vengo. Purtroppo Giovanni (Soldati, il suo compagno da oltre trent’anni, ndr) ha avuto un brutto incidente in moto e ha dovuto affrontare un lungo periodo di riabilitazione. E io, quando vengo a Viareggio, voglio andare a farmi un bel giro in bicicletta sul molo o in Pineta oppure delle passeggiate sul lungomare a rivedere i luoghi della mia infanzia. E con lui in quello stato non mi sarebbe stato possibile. Così ho rinviato ogni volta il mio ritorno. Chissà, forse è arrivato il momento giusto per tornare…»



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