Io, artista rapito dalla bellezza della Versilia
Ivan Theimer spiega perché ha scelto di vivere a Monteggiori: «Qui gli artigiani più bravi»
di DOMENICO LOMBARDI
Artista di grande cultura, ceco, classe 1944, Ivan Theimer è uno dei maestri più significativi del contemporaneo e senza dubbio una personalità creativa complessa, tutta da indagare, profonda ed enigmatica al tempo stesso. Sino a domenica 3 aprile espone a Viareggio, a Villa Argentina, nella personale “Luoghi altrove”.
La sua fama è particolarmente legata alle opere monumentali inserite in contesti pubblici: dagli obelischi per il Palazzo dell'Eliseo al monumento dedicato alla Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino in Champ de Mars, sempre a Parigi, tanto per citarne alcune. Molti critici lo considerano cittadino d'Europa, ma i suoi numerosi viaggi, testimoniati negli acquerelli esposti a Viareggio, lo rendono un appassionato conoscitore dell'oriente antico, naturale completamento del nostro Occidente.
«Il più classico degli artisti di oggi - lo definisce Vittorio Sgarbi - riabilita obelischi e colonne e fa rinascere nelle sue opere civiltà diverse». La sua arte richiama il Rinascimento, il Bernini, ma anche la scuola neoclassica francese e il barocco. Certamente un artista figurativo nei suoi marmi, ma soprattutto nei suoi bronzi, nelle terrecotte ma anche nelle sue tele, nelle sue scenografie. I nuovi obelischi, a proprio agio con i fratelli maggiori egiziani, sono la nota distinitiva del suo linguaggio con le suggestioni arcaiche del simbolo e i misteri del geroglifico. Così le tartarughe, emblema di longevità, se non addirittura di immortalità, continuano a portare sul loro dorso il carico simbolico dell'universo e il peso della storia.
Quando ha conosciuto Pietrasanta?
«Ero solito lavorare con fonderie in Francia, a Parigi. Quando vinsi la committenza per gli obelischi dell'Eliseo ebbi l'esigenza di tempi rapidi di consegna per l'opera dato che il presidente François Mitterrand voleva vedere le opere finite il più presto e il meglio possibile. Avevo lavorato anche con alcuni laboratori di Verona e di Bologna, ma scelsi Pietrasanta. Realizzai il primo obelisco alla fonderia Tesconi mentre gli altri due alla fonderia Jackson-Mariani. In quel periodo abitavo a Lucca, nella villa Rossi di Montelera, dove incontravo molti artisti, un vero e proprio cenacolo. Per il rapporto di lavoro che da subito riuscii a stabilire con gli artigiani di Pietrasanta, decisi di spostarmi in Versilia e fu grazie alla scultrice Maria Gamundi che conobbi il paese di Monteggiori, dove tutt’ora abito, rapito dalla bellezza del luogo, dalla natura, dalla vista del mare».
Cosa pensa dei nostri artigiani?
«Ho lavorato in molti laboratori. Quella di Pietrasanta è una bella realtà. Con gli artigiani locali è piacevole collaborare ed è facile comprendersi. È necessario salvaguardare questa ricchezza e soprattutto riuscire a trasmetterla ai giovani. Per la realizzazione delle mie ultime opere ho conosciuto un giovane artigiano, Francesco Mutti: con lui ho realizzato la cattedra vescovile, il leggio e l'altare per il duomo di San Cerbone a Massa Marittima. II suo laboratorio si trovava in aperta campagna, con annesso pollaio. Mi è venuto in mente il mio paese natale al quale sono ancora molto affezionato».
Ha vissuto i suoi primi ventiquattro anni a Olomuc, in Moravia. Cosa le è rimasto di quel periodo ?
«Molte cose. Ho fatto il servizio militare nell'esercito cecoslovacco, guidavo i carri armati. Subito dopo l'invasione sovietica, nell'autunno del 1968, che mi aveva fortemente turbato, decisi di partire per Parigi. L’Europa era in subbuglio con i grandi movimenti studenteschi. Fu un viaggio molto avventuroso, con cinquanta dollari nel calzino sinistro e il libro di Kafka sul suo viaggio in America nello zaino. Praga allora era davvero una città magica. Le cose belle del comunismo erano l'amore libero, i sigari di Fidel Castro che si trovavavano nei paesi d'oltre cortina, i dipinti di salumi e carni nelle macellerie vuote. Dopo la caduta del Muro di Berlino e in seguito alla rivoluzione di velluto, fu eletto presidente della Cecoslovacchia Václav Havel, uomo di cultura, che poi divenne un amico. Ricordo il lungo viaggio in macchina per assistere al suo storico discorso in piazza S. Venceslao a Praga nel dicembre del 1989. Al termine andammo tutti a bere slivovice (l’alcool di prugne tipico della Moravia) sul Ponte Carlo. Una festa bellissima tra scrittori, scultori, musicisti, uomini di teatro e cultura. Tuttavia quando una persona è sradicata dal suo paese, lo rimane per la vita. La speranza sono i figli».
Viene definito maestro autenticamente europeo per quale motivo?
«Seguo con attenzione cosa avviene nel mondo culturale europeo ma anche oltre. L'uomo deve comprendere e vivere la memoria del proprio paese, la sua identità, le sue bellezze. Emblematico è il caso della Cina dove un tempo le guardie rosse abbatterono i templi religiosi e il regime costruì grattacieli che rappresentavano il consumismo, altro che la loro storia. In quel Paese sta ora avvenendo una seconda rivoluzione: non più grattacieli di vetro e acciaio che copiano Parigi o Las Vegas. Un messaggio contro la globalizzazione del cemento che diventa più forte della stessa rivoluzione maoista».
A tal proposito è una storia ricca di significati il monumento ai Diritti dell’Uomo e del Cittadino, realizzato a Parigi.
«Sono molto contento di aver realizzato quella committenza. Un monumento che Coca-Cola avrebbe voluto sponsorizzare. Fu la lungimiranza dell'allora sindaco di Parigi Jacques Chirac, poi primo ministro e successivamente presidente della repubblica, a far sì che fosse la città di Parigi a finanziare interamente il progetto e a rivendicare la paternità di quell'opera con tutti i suoi significati».
Che proposte farebbe per l’ulteriore sviluppo di Pietrasanta come città d’arte?
«Non faccio proposte, dico soltanto che non deve trasformarsi ulteriormente. Pietrasanta ha già perso i laboratori all'interno della città. È necessario salvaguardare la ricchezza rappresentata dagli artigiani, sviluppare e tramandare quelle conoscenze, investire sui giovani».
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