Versilia

Noi, scampati all’eccidio traditi dalla Germania

di Tiziano Baldi Galleni
Noi, scampati all’eccidio traditi dalla Germania

Enio Mancini ed Enrico Pieri si sentono feriti dall’archiviazione disposta dalla magistratura tedesca nei confronti dell’ultimo nazista sotto inchiesta

29 maggio 2015
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STAZZEMA. E così a Stoccarda ha vinto la “soluzione biologica”. In questo modo l’ha definita l’avvocatessa Gabriele Heinecke. E hanno vinto i nazisti, responsabili della strage di Sant’Anna. Perché hanno vissuto fino alla fine dei loro giorni come persone libere, e impunite. O giudicati incapaci di presentarsi in tribunale. Mentre i superstiti dell’eccidio del 12 agosto del 1944, su quel misfatto non hanno avuto neppure la soddisfazione di vedere emettere una condanna in Germania.

Oggi Enio Mancini, scampato per miracolo (aveva sei anni) alla strage, si sente amareggiato. Anche se – confessa - era pronto a questa notizia. Probabilmente come tutti i familiari delle vittime, e i superstiti. «È un’amarezza profonda ma che in parte era già stata assimilata – spiega Mancini – perché si era già capito che questa era la direzione. Hanno aspettato troppo: credo che ci sia stata la volontà di tergiversare, per farli invecchiare e fare estinguere il caso senza che fosse tenuto un processo».

Le indagini erano iniziate parallelamente tra il tribunale di La Spezia e quello di Stoccarda negli anni Novanta. In Italia nel 2005 si era arrivati al verdetto di condanna, in Germania invece si mette oggi la parola fine alle indagini, dieci anni dopo. Ma il processo non è incominciato e mai incomincerà. L’ultima possibilità era legata alle capacità fisiche e mentali di Gerhard Sommer di presentarsi in tribunale. Era lui il comandante di una delle compagnie della 16ª SS-Panzergrenadier-Division "Reichsführer-SS" che secondo lo storico Carlo Gentile aveva partecipato coscientemente e attivamente allo sterminio della popolazione attraverso la trasmissione di ordini.

Sommer era un nazista convinto, e si era arruolato da giovane come volontario delle SS. Però il tribunale di Amburgo ha deciso che non è in grado di sostenere il dibattimento. «I giudici non hanno fatto un buon servizio a loro stessi – ha detto Enio Mancini - e non fanno onore alla giustizia. Mi rimarrà questa cosa nello stomaco, perché non è giusto che quei criminali muoiano incensurati, visto che in Germania sono considerati tali. E non è una questione di vendetta ma di giustizia, che non è stata fatta. Questi delinquenti l’hanno fatta franca, come i fascisti italiani che parteciparono alla strage».

Anche Enrico Pieri, superstite e presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna, se l’aspettava. Ma per lui la vittoria è il percorso che sta andando avanti nel Parco Nazionale della Pace di Stazzema. Una conquista che va oltre la giustizia. «Ce n’è bisogno – afferma Enrico Pieri – perché c’è ancora molto da fare insieme all’Europa. Vedo troppi Salvini in giro per l’Italia, in Francia e in Polonia. Questo mi rattrista anche se a Sant’Anna incontriamo migliaia di ragazzi. Se si vuole salvare la memoria e il futuro ci dobbiamo impegnare. Ma solo Sant’Anna non ce la può fare».

Un pensiero dei due superstiti va a Gabriele Heinecke, che in questi anni si è impegnata moltissimo, e a titolo gratuito, per fare giustizia anche in Germania. «Alla prossima ricorrenza del 12 agosto - ha ricordato Pieri - scenderà a Sant’Anna il nipote di una SS che partecipò alla strage. La storia i giudici non la cancelleranno, l’eccidio di Sant’Anna resterà, come i lager, nella memoria degli orrori del novecento che qualcuno ogni tanto prova a rinnegare».

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