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Verso il voto: il dibattito

Regionali in Toscana, l’incontro con i candidati governatori al Tirreno: «Vogliamo una regione a una sola velocità» – Video

di Martina Trivigno

	Da sx Eugenio Giani, Alessandro Tomasi e Antonella Bundu durante l'incontro al Tirreno. A dx il direttore del Tirreno, Cristiano Marcacci (foto Stick)
Da sx Eugenio Giani, Alessandro Tomasi e Antonella Bundu durante l'incontro al Tirreno. A dx il direttore del Tirreno, Cristiano Marcacci (foto Stick)

La promessa di Giani, Tomasi e Bundu: la costa dovrà crescere come l’entroterra

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Una Toscana divisa a metà (o addirittura in tre parti) dove le opportunità non sono quasi mai le stesse. Detto in altri termini: una Toscana a due o addirittura a tre velocità. Almeno su un tema i tre candidati alla presidenza della Regione sono stati d’accordo: la Toscana deve tornare a viaggiare a un’unica velocità. Da Firenze a Carrara, da Livorno a Grosseto la crescita dovrà essere omogenea per garantire sviluppo e occupazione anche sulla costa. Antonella Bundu (Toscana Rossa), Eugenio Giani (campo largo per il centrosinistra) e Alessandro Tomasi (centrodestra) ieri pomeriggio hanno partecipato al confronto elettorale organizzato dall’associazione culturale “Per la Rinascita di Livorno”, in partnership con Il Tirreno e hanno risposto alle domande poste dal direttore del Tirreno, Cristiano Marcacci.
 

Il deficit infrastrutturale
Da sempre l’area costiera sconta un deficit infrastrutturale, nonostante la presenza di poli industriali e portuali. E le elezioni regionali del 12 e 13 ottobre prossimi rappresentano un banco di prova (almeno sulla carta) per i tre candidati che ambiscono a governare la Toscana. «Da presidente della Regione, la mia esperienza concreta degli ultimi cinque anni mi porta a vedere le coste, non la costa – risponde Giani –. Ad esempio, i problemi di Monte Argentario e dell’isola d’Elba, dove la fonte economica del turismo supera il 50 per cento, sono completamente diversi da quelli che troviamo a Piombino, dove invece la vocazione è industriale. Così come i problemi di Livorno, città portuale, sono completamente diversi da quelli della Versilia e anche da quelli di Pisa. Ma c’è un tema che può unificare ed è quello delle infrastrutture. E su queste si decide a Roma, non a Firenze». Tomasi precisa di avere ben chiara «la fotografia esatta del problema del gap infrastrutturale e siamo coscienti di cosa manca e quanto manca». Allo stesso tempo, però, ribadisce che «la prima riflessione da fare riguarda la capacità che la Regione deve avere per realizzare infrastrutture strategiche in relazione con gli altri enti e con il governo – sottolinea il candidato del centrodestra –. La seconda riflessione, invece, riguarda quanto tempo intercorre tra il momento in cui si pensa l’infrastruttura e il momento in cui la si fa: questa è l’altra grande partita perché rischiamo di non finire l’opera o comunque di finirla troppo tardi». Per Bundu, inoltre, «la priorità è mettere in sicurezza le infrastrutture esistenti e puntare sulla transizione energetica e sulla tutela dell’ambiente. Pensiamo che questo sia un modello di sviluppo».


Le aree interne
Sull’ipotesi di una riforma istituzionale che preveda l’istituzione di un’area metropolitana costiera, Tomasi sottolinea che è un tema di cui si può discutere. «Ma l’importante è non fare l’ennesima scatola vuota che produce un ulteriore ente di governo che si aggiunga alle dieci Province e agli oltre 80 comuni dell’area costiera – sottolinea il candidato del centrodestra –. Ci sono zone della Toscana che hanno perso colpi negli ultimi 40 anni e non si interviene: non è che tutto questo sia avvenuto negli ultimi due anni e mezzo del governo Meloni». Giani, invece, dice di «non perdersi negli assetti istituzionali ma nella concretezza dei fatti. Quindi io non mi pongo il problema di unire le province di Lucca, Pisa e Livorno per fare le cose, io faccio le cose – sottolinea il presidente uscente – . E allora per affrontare i problemi individuo il tema e lo strumento. In questo caso, con un accordo di programma a cui stiamo lavorando, vogliamo realizzare quell’asse di collegamento ferroviario da Livorno a Pisa fino a Lucca. Per farlo servono 800 milioni di euro. Li ho io come Regione? No. Ecco, avere l’interlocutore a Roma è fondamentale per avere le risorse». Bundu sottolinea di «vedere la specificità di un territorio, dato che siamo tutti interconnessi, nel dialogo tra le varie istituzioni».
 

Pit
Ma il divario, secondo quanto emerso, riguarda anche la tutela del paesaggio scollegata dalle specificità economiche e produttive del territorio. Secondo l’iter attuale, prima si approva il Piano d’indirizzo territoriale (Pit), che è un piano paesaggistico regionale, e in seguito i Comuni redigono il Piano operativo comunale (Poc). Per Giani, a dieci anni della legge Marson, è arrivato il momento di vedere cosa ha funzionato e cosa no. «Penso si possa percorrere la prospettiva di avere un unico piano – spiega –. Dobbiamo guardare a un’urbanistica che si adegui al territorio e al buon senso». Anche Tomasi è d’accordo che si debba arrivare a un piano unico. «Si può dire che la legge 65/2014 è vecchia e ha fallito – dice –. Soltanto 40 Comuni hanno approvato il Piano operativo comunale: ho dovuto rimandare a casa investitori che chiedevano di poter costruire, ampliare, consolidare strutture dove si lavora perché serviva troppo tempo per le approvazioni». Per Bundu, la legge Marson «può essere rivista, ma non come è stato fatto nel 2021-2022 – sottolinea – . Noi pensiamo serva più di una semplificazione: ci vuole proprio una revisione».

Burocrazia
Infine, la burocrazia come freno allo sviluppo della costa. «Ho trovato aziende e imprenditori che hanno rinunciato ai bandi – è la risposta di Tomasi –. Per questo dobbiamo prima di tutto fare un’analisi interna rispetto agli strumenti normativi di cui siamo dotati: funzionano? Vanno razionalizzati?». «Con il mostro di burocrazia che abbiamo creato nell’Italia delle 180mila leggi, a fronte delle 15mila che ci sono in Gran Bretagna e delle 10mila che ci sono in Francia – ribatte Giani – quello che è importante è acquisire esperienza e coinvolgere tutti gli enti tecnici e politici e poi agire». Per Bundu «il rigassificatore di Piombino, ad esempio, realizzato in tempi brevi non è un esempio positivo, avendo saltato le procedure: dunque non pensiamo che sia sempre positivo accorciare i tempi». 

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