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Riscatto della laurea per la pensione: scorciatoia utile, ma non per tutti

di Paolo Martelli
Riscatto della laurea per la pensione: scorciatoia utile, ma non per tutti

Le regole per il 2025: chi ne ha diritto, quanto costa e a chi conviene davvero

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Accorciare i tempi di approdo alla pensione. Il sogno di tantissimi lavoratori, soprattutto di quelli che hanno superato i 30 anni di lavoro, ma che grazie alla giovane età sono ancora lontani dal traguardo previdenziale, complici i rinvii imposti dai vari governi in questo periodo. Si sognano allora scorciatoie e soluzioni per porre fine a un lavoro che con il tempo pesa sempre di più.

Una scorciatoia è quella del riscatto della laurea. Uno strumento che consente di trasformare gli anni di studio universitario – purché conclusi con il titolo di laurea – in anni contributivi, validi per la pensione. Il riscatto ha una duplice valenza.

Da un lato contribuisce ad anticipare l’uscita dal lavoro, ma anche ad aumentare l’importo del futuro assegno mensile della pensione. Vediamo allora di fare un po’ di ordine su quali sono le “regole” per usufruire di questo riscatto.

Ordinario o agevolato

Si possono riscattare: lauree del vecchio ordinamento, triennali, magistrali, a ciclo unico; diplomi universitari pre-riforma; dottorati di ricerca e diplomi di specializzazione; titoli Afam (Alta Formazione Artistica e Musicale) post-2005; diplomi Its Academy. Non si possono invece riscattare gli anni da fuori corso, né i periodi già coperti da altri contributi (obbligatori o figurativi). Nel caso di studi all’estero, il titolo deve essere riconosciuto ai fini previdenziali dal Ministero dell’Università. Quest’anno sono previste due modalità di riscatto. Il riscatto ordinario e quello agevolato. Per quanto riguarda il riscatto ordinario, si calcola in base al reddito lordo annuo. L’aliquota è del 33% per i dipendenti e del 24% per gli autonomi. Il costo cresce con l’aumentare del reddito, ma è interamente deducibile dal reddito Irpef. L’altra modalità è quella del riscatto agevolato. È disponibile per chi ha contributi solo dal 1996 in poi, quindi nel sistema pensionistico completamente contributivo. Il costo è fisso e basato sul minimale contributivo: nel 2025 è pari a 6.123 euro l’anno. È detraibile al 50% o al 19% se sostenuto per familiari a carico. Si può pagare anche in 120 rate senza interessi. Una cosa importante da considerare prima di fare la scelta è che una volta deciso di quale tipo di riscatto usufruire, e avviato il pagamento, non sarà possibile cambiare modalità.

I costi

Arriviamo subito ai costi, che è l’aspetto più delicato da affrontare, quando si parla di riscatto di laurea. Anche perché se si vuole arrivare al riscatto occorre avere qualche risparmio da parte, o comunque avviare una forma di pagamento rateizzato che andrà ad incidere inevitabilmente sul bilancio familiare. Il riscatto ordinario è quello più costoso, come si diceva, è calcolato sulla base del reddito lordo annuo, con una aliquota importante: il 33% sulla base del reddito percepito. Ad esempio su un reddito lordo annuo di 32.170 euro si tratta di 10.616 euro per anno. Totale per quattro anni: oltre 42.000 euro. Va meglio per chi dpuò optare per il riscatto agevolato: 6.123 euro per ogni anno di studio. Per quattro anni si spendono 24.492 euro lordi, che scendono a circa 12.246 euro netti con la detrazione. Per chi è nel sistema retributivo (pre-1996), si usa il metodo della “riserva matematica”: un calcolo complesso che tiene conto di età, sesso e retribuzione, e che può generare costi anche molto elevati. Possono fare domanda: coloro che hanno conseguito un titolo universitario; chi ha periodi di studio non già coperti da contributi; chi ha almeno un contributo versato in una gestione previdenziale. I disoccupati possono accedere al riscatto, ma solo se non risultano iscritti ad alcuna gestione obbligatoria, inclusa quella separata. È possibile riscattare più titoli, anche se conseguiti prima del 1997, a patto che siano stati ottenuti dopo il 12 luglio 1997. A questo punto la domanda che chiunque affronta il tema si pone è una sola: mi conviene oppure no? Il riscatto può essere un buon investimento previdenziale, ma non è detto che possa andare bene per tutti.

A misura di giovani

Sicuramente conviene se si è giovani e con una lunga carriera contributiva davanti; se si ha un reddito contenuto e si opta per l’agevolato; se si vuole raggiungere prima il requisito contributivo minimo (20 anni); se si punta a una pensione più alta nel sistema contributivo. Vale decisamente molto meno la pena qualora si sia vicini alla pensione; se si è entrati nel mondo del lavoro dopo i 30 anni di età; se si rischia di perdere il diritto alla pensione anticipata (per esempio passando da contributivo a misto); se si ha già una posizione previdenziale forte, per cui il riscatto aggiunge poco valore. Un caso limite: chi ha diritto alla pensione anticipata contributiva (64 anni + 20 di contributi), ma ha studi pre-1996, rischia – con il riscatto – di “uscire” dal sistema contributivo puro, perdendo il diritto all’anticipo e lavorando di più.

Patronati o Inps

Per essere ben sicuri della propria situazione conviene rivolgersi ai patronati oppure anche accedere al portale dell’Inps. L’istituto nazionale della previdenzia sociale ha messo a disposizione un simulatore online, accessibile dal suo sito, che consente di calcolare i costi e i benefici del riscatto. È possibile accedervi sia in forma anonima che con le proprie credenziali Spid, Cie o Cns, per ottenere un preventivo personalizzato. In alternativa, ci si può rivolgere a un Caf o a un patronato per avere assistenza nella procedura. La richiesta si presenta online tramite il portale Inps con Spid oppure tramite un patronato. L’Inps ha 85 giorni per rispondere con la comunicazione dell’importo.
 

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