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Matteo Bassetti al Tirreno: «Il Covid? Solo un raffreddore, ora il pericolo riguarda i bambini. Vi spiego perchè»
L’infettivologo: «Politicizzare l’argomento vaccini è un errore che pagheremo. Ne parli chi li ha studiati»
I vaccini sono tutti in calo, non solo quelli anti-Covid: è così da quando sono diventati strumento di lotta politica. Ed è un problema enorme e di portata generale». Va dritto al punto il professor Matteo Bassetti, professore ordinario di Malattie Infettive all’Università di Genova, divenuto anche un volto noto della tv nei mesi della pandemia per la sua attività di divulgatore. «Direi – riprende – che la questione dei vaccini contro le attuali varianti del Covid-19 è quasi di rilevanza marginale rispetto al resto».
Addirittura?
«Sì. Eccezion fatta, per gli anziani over 75 e pazienti immunodepressi, per i quali, invece, è necessario».
Il Covid non fa più paura?
«Molto meno. Tolti i pazienti più fragili, per tutti gli altri è poco più di un raffreddore. Le attuali varianti Omicron e Stratos sono assai meno virulente della Delta e delle altre che c’erano nel primo periodo della comparsa del virus. Invero hanno una velocità di diffusione rapida, tanto che pure in questi giorni ci sono molti contagiati, ma l’intensità e le conseguenze sono piuttosto tenui. Però resta il problema generale del calo delle vaccinazioni».
Ed è un problema che riguarda tutte le patologie vaccinabili?
«Sì, è un fenomeno molto preoccupante già nell’immediato: l’antinfluenzale o quello contro il morbillo, solo per fare un esempio, sono vaccini molto importanti. Poi ci sono le implicazioni future».
Ad esempio?
«A livello nazionale i vaccini antinfluenzali nel 2024 sono scesi di un punto percentuale, che è tantissimo. Anche quelli pediatrici sono in picchiata. Se questa china non si arresta presto saremo costretti a riaprire i reparti di malattie infettive anche negli ospedali pediatrici, con problemi di riorganizzazione dei servizi di enorme portata».
Il problema è stato la politicizzazione dei vaccini?
«Sì. Bisogna fare in modo che i vaccini diventino un argomento di salute pubblica meno scomodo. Ogni volta che se ne parla, partono campagne social e subito dopo diversi partiti politici si accodano. Così capita che chi sostiene la necessità dei vaccini, con argomenti scientifici, venga spesso accusato di essere al soldo della cosiddetta “big pharma”. Però un vaccino costa 5 euro e un ricovero in ospedale, in media, 50mila. Mi dica lei dove fanno più utili le aziende farmaceutiche».
È un’accusa che hanno rivolto anche a lei?
«Altroché. Mi hanno detto anche di peggio. Per due anni ho vissuto sotto scorta. E il paradosso è che coloro che mi attaccano, spesso, sono quelli che inizialmente mi sostenevano. Inizialmente fui critico nei confronti di misure quali il lockdown e la chiusura delle scuole: le considerai eccessive e questo fu apprezzato da chi oggi mi attacca. Poi sono arrivati i vaccini, approvati dalla comunità scientifica: andavano assolutamente sostenuti, lo feci e la situazione si è ribaltata. C’è un grande bisogno che di salute pubblica, e di vaccini, si occupi anche, se non soprattutto, chi ha studiato per occuparsene».