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Rischia la vita dopo l’infezione, ricostruita la colonna vertebrale: l’intervento salvavita in Toscana

di Matteo Tuccini

	Il team multidisciplinare
Il team multidisciplinare

Dopo aver passato mesi d’inferno la donna è tornata a camminare: «Un team di professionisti impegnato per 12 ore»

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PISA. Le hanno salvato la vita. E adesso è tornata a camminare e ad essere autosufficiente dopo aver passato mesi d’inferno, stesa su un letto. Senza sapere se sarebbe sopravvissuta.

Protagonista di questa storia è una donna di 60 anni, originaria di Livorno, operata all’ospedale pisano di Cisanello dopo aver rischiato di morire per una gravissima infezione che dalla colonna vertebrale si stava estendendo agli organi. L’operazione risale a primavera, ma è stata resa pubblica solo adesso, dopo tutti i controlli che hanno accertato le condizioni della donna, il fatto che sia fuori pericolo e che sia in grado di camminare ed essere autosufficiente dopo un intervento chirurgico molto complesso, durato 12 ore.

«L’intervento chirurgico sulla colonna vertebrale ha visto impegnata un’équipe multidisciplinare neurochirurgica, chirurgica, anestesiologica, neuroradiologica, infettivologica e riabilitativa», spiega Jacopo Giorgetti, medico viareggino e responsabile della sezione di chirurgia vertebrale ad alta complessità nella Neurochirurgia dell’Azienda ospedaliera universitaria pisana.

L’infezione

Tutto era iniziato nell’estate scorsa, quando la donna si era sottoposta a un intervento di ricostruzione della colonna vertebrale in una clinica emiliana convenzionata con l’Asl. In autunno, però, la paziente ha cominciato ad avvertire forti dolori, difficoltà a muoversi e febbre alta. Le indagini successive avevano evidenziato un’infezione: numerose consulenze specialistiche in tutta Italia si erano limitate alla prescrizione di terapie antibiotiche, che tuttavia non erano state in grado di guarire la grave malattia, diffusasi poi negli organi. Con effetti potenzialmente letali, oltre a costringere la donna a stare per mesi distesa su un letto.

L’intervento

«Le protesi impiantate andavano rimosse, l’infezione debellata e la colonna vertebrale ricostruita: questo il programma proposto dagli specialisti dell’Azienda ospedaliera, ai quali la paziente si è infine affidata – prosegue il dottor Giorgetti – Così questo caso difficile si è concluso nella sala operatoria del Padiglione 31 di Cisanello, con un complesso e rischioso intervento chirurgico di rimozione delle vertebre infette, ricostruzione della colonna con protesi in titanio, che ha impegnato per 12 ore un’équipe chirurgica multidisciplinare nata dalla stretta collaborazione tra professionisti di diverse specialità. La paziente, a distanza di qualche mese, ha ripreso una vita regolare, cammina in completa autonomia ed è totalmente autosufficiente», si aggiunge.

«Altri pazienti simili, unici e di altissima complessità gestionale, in elezione e in urgenza sono stati trattati in questi ultimi mesi in azienda – continuano i professionisti di Cisanello – Già negli anni precedenti e sotto la gestione di altri direttori, interventi di questo tipo sono stati portati a termine e tutti con brillanti risultati. Ma, da aprile scorso, un lavoro organizzativo scrupoloso e capillare nato dalla stretta collaborazione tra ospedale e Università, sostenuto dal Dipartimento di neuroscienze e dall’Unità operativa di Neurochirurgia universitaria, attraverso la realizzazione di una sezione di chirurgia vertebrale ad alta complessità, ha di fatto permesso lo sviluppo di una sinergia che in modo automatico rende “routinario” un atto chirurgico di elevata complessità e che solo pochi centri italiani possono garantire».

Questa organizzazione ha già portato a segno anche un altro risultato importante «che premia di fatto il gruppo spinale dell’Azienda – prosegue Giorgetti – durante l’ultimo “Surgical Tour” dello scorso giugno, evento organizzato annualmente da Urlich, un’azienda leader nel settore protesico spinale, la Sezione vertebrale di Neurochirurgia di Aoup è stata selezionata per rappresentare il “Centro di riferimento nazionale” che si prenderà carico dello sviluppo tecnologico, scientifico e della formazione di professionisti in chirurgia vertebrale provenienti da altre nazioni europee e dall’America latina. Il mio personale ringraziamento – conclude Giorgetti – va a Angelo Gemignani, direttore del Dipartimento di Neuroscienze, che ha favorito un progetto di sviluppo della patologia spinale; a Francesco Acerbi, direttore della Neurochirurgia che ha pienamente sostenuto un gruppo di “spinalisti” di accreditata esperienza e capacità, e a Federico Coccolini, professore associato di Chirurgia d’urgenza».

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