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Materassi Marion, clienti raggirati e false promozioni: cosa fare per riavere i soldi

di Luigi Piergiuseppe Murciano e Simone Ferrari (*)
Materassi Marion, clienti raggirati e false promozioni: cosa fare per riavere i soldi

I consigli degli avvocati se si è vittime di pubblicità ingannevoli in tv: raccogliere le prove e agire velocemente

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Sempre di più si assiste a vendite, pubblicità ossessive e offerte “imperdibili” proposte tramite canali televisivi e social (qui il caso “Materassi Marion”). A volte, può capitare che tali pratiche commerciali nascondano truffe ai danni dei consumatori che si ritrovano ad acquistare prodotti diversi da quelli promessi, viziati o di valore inferiore rispetto a quanto indicato in pubblicità. Semplicemente, si tratta di pratiche commerciali ingannevoli, rilevanti sotto diversi profili legali, anche penali.

In alcuni casi, le condotte scorrette possono integrare reati come la truffa (articolo 640 del Codice penale), la frode nell’esercizio del commercio o la pubblicità ingannevole penalmente rilevante. In tali ipotesi, il consumatore può sporgere denuncia alle autorità competenti. Cosa può fare il consumatore che si accorge di essere stato raggirato? Anzitutto, è importante seguire alcune istruzioni pratiche per la trattazione del caso.

Raccogliere le prove

Chi ritiene di essere stato truffato deve agire tempestivamente per raccogliere le prove per fondare un’eventuale azione legale da sottoporre a un avvocato. Importante è conservare tutto il materiale pubblicitario (video, screenshot, descrizione del prodotto, nome della rete tv, data e ora della trasmissione, eccetera); custodire lo scontrino oppure la fattura, la ricevuta di pagamento, la documentazione di consegna del pacco; fotografare e descrivere il prodotto ricevuto, evidenziandone i difetti o le difformità rispetto a quanto promesso; contattare il venditore (meglio se via Pec o raccomandata A/R) per contestare formalmente l’accaduto: questo passaggio è spesso necessario per poter poi agire in giudizio; raccogliere testimonianze, ad esempio, di chi ha visto la stessa pubblicità o ha vissuto la stessa esperienza. Con questo materiale, l’avvocato potrà valutare se sussistono i presupposti per un’azione legale e quale sia la strategia più efficace: diffida, mediazione, azione civile o anche class action, se coinvolti più consumatori. In Italia, la class action è possibile ma richiede specifici requisiti e l’intervento di un’associazione o di più consumatori che abbiano subito lo stesso danno.

Le tutele della legge

Il consumatore trova diverse tutele, sia nel Codice del consumo sia nel Codice civile. Tralasciando la normativa in materia di vizi del prodotto venduto e dell’operatività della garanzia, quando il consumatore è vittima di pratiche commerciali scorrette, in prima battuta si richiama l’applicazione delle disposizioni del Codice del consumo che vietano qualsiasi condotta idonea a falsare il comportamento economico del consumatore, tra cui le pubblicità ingannevoli, le omissioni rilevanti e le pratiche aggressive. In tali casi, da un punto di vista strettamente civilistico, un contratto di vendita concluso a seguito di raggiro o falsa rappresentazione del prodotto può essere annullato per vizio del consenso. In via preliminare, pertanto, occorrerà indagare se la condotta del venditore che ha indotto l’acquirente a concludere un contratto abbia influito sulla formazione del consenso per errore, violenza o dolo. Occorre, poi, verificare se l’azione volta a ottenere l’annullamento del contratto sia ancora esperibile. Difatti, l’annullamento può essere richiesto entro cinque anni dalla scoperta del vizio o dalla conclusione del contratto e comporta la restituzione di quanto pagato e, eventualmente, il risarcimento dei danni. In altri casi si può configurare la cosiddetta vendita aliud pro alio, quando cioè il prodotto è totalmente diverso da quanto promesso, ed il rimedio esperibile è la domanda di risoluzione del contratto. Questa fattispecie non contempla un semplice difetto del prodotto, ma un vero e proprio inadempimento del venditore. Il consumatore può chiedere la risoluzione del contratto, la restituzione del prezzo e, se dimostrabile, il risarcimento del danno.

Diversi rimedi

Il legale di fiducia saprà suggerire il rimedio più opportuno. L’annullamento si applica quando il consenso è stato viziato da inganno (dolo) o errore essenziale; la risoluzione, invece, interviene quando il bene ricevuto è completamente diverso da quello acquistato. Se invece l’acquisto è avvenuto a distanza (come tramite tv o social), può essere esercitato il diritto di recesso, ma entro un termine molto breve, generalmente 14 giorni . Tuttavia, è fondamentale fornire prova del pregiudizio subito. Da qui l’importanza di agire con prontezza e documentare tutto.

Segnalazione all’Agcom

Oltre al tipico rimedio dell’azione civile, esperibile anche nelle forme dell’azione collettiva o class action, qualora vi siano più soggetti coinvolti nella stessa truffa, il consumatore ha anche altri rimedi alternativi o complementari alla causa civile. Ad esempio, la segnalazione all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcom) , che tuttavia non risolve il singolo caso, né rimborsa direttamente il consumatore ma può rafforzare una causa individuale. L’esercizio del diritto di recesso, disciplinato in specifici casi previsti dal Codice del consumo, è azionabile in tempi molto ristretti. In conclusione, gli strumenti per tutelarsi esistono, ma vanno attivati in modo tempestivo, organizzato e con l’assistenza di un professionista. Difendere i propri diritti è il primo passo per tutelare anche quelli degli altri.

(*) Avvocati, Studio MV Legal & Tax Advisory – Pisa


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