I dazi e i mesi dell’incertezza, Trump annuncia nuove tasse su acciaio e alluminio. La situazione in Toscana
Il direttore di Iperf: «Calo dello 0,3% sul Pil». Anche Confindustria è preoccupata e adesso l’Unione Europea è pronta a reagire se non ci sarà un’intesa
Il dazionario dell’incertezza è il susseguirsi delle dichiarazioni del presidente americano Donald Trump negli ultimi tre mesi in tema di dazi. È fatto di minacce in diretta planetaria e marce indietro, di annunci con le pupille dilatate e telefonate riparatrici, di grafici mostrati come tavole della legge e correzioni. Un linguaggio che sta facendo balbettare i mercati a tutte le latitudini: dal distretto del cotone in Andalusia, al vino di Bolgheri, dalle regioni nord orientali del Vietnam, cuore della componentistica elettronica, fino al consorzio del pecorino toscano.
Acciaio e alluminio
L’ultimo capitolo della guerra commerciale in atto è l’ennesima bomba a orologeria: «I dazi Usa sulle importazioni di acciaio raddoppieranno al 50% dall’attuale 25%», ha detto il presidente Donald Trump a Pittsburgh ai lavoratori della Us Steel. «È per me un grande onore – ha aggiunto – aumentare i dazi a partire da mercoledì 4 giugno. Questa sarà un’altra grande scossa di buone notizie per i nostri meravigliosi lavoratori dell’acciaio e dell’alluminio. Rendiamo l’America di nuovo grande». Un Trump a cui, se non piace il nuovo termine che gli è stato attribuito, “Taco”, ovvero “Trump Always Chickens Out” (Trump si tira sempre indietro ndr) , suoneranno ancor peggio le parole arrivate da Bruxelles.
La risposta dell’Europa
«Esprimiamo profondo rammarico per l’annunciato aumento dei dazi statunitensi sulle importazioni. Questa decisione aggiunge ulteriore incertezza all’economia globale e aumenta i costi per i consumatori e le imprese su entrambe le sponde dell’Atlantico», ha fatto sapere un portavoce della Commissione europea. Il messaggio da Bruxelles continua: «L’Ue ha sospeso le sue contromisure il 14 aprile per creare spazio per la prosecuzione dei negoziati». L’Ue, annuncia il portavoce, «è pronta a imporre contromisure, anche in risposta al recente aumento dei dazi statunitensi. Se non si raggiungerà una soluzione reciprocamente accettabile, sia le misure Ue esistenti che quelle aggiuntive entreranno automaticamente in vigore il 14 luglio, o prima, se le circostanze lo richiederanno». Ma Trump non molla nemmeno di fronte alla battaglia giudiziaria appena iniziata in Usa sulle sue politiche delle tariffe. E la voce del tycoon-presidente torna essere irosa nei confronti della Cina, da lui accusata di avere «violato» gli accordi presi con gli Stati Uniti a livello commerciale.
Sos imprese
Ormai è allarme globale, come spiega Mario Conserva, segretario generale della Federazione consumatori di alluminio (Face): «Una notizia che getta scompiglio su un settore già vessato da moltissime tasse». Conserva punta il dito contro «un carosello di decisioni e smentite del presidente americano, che lasciano il tempo che trovano e devono scontrarsi con l’unico dato di fatto oggettivo». E fa notare che «oggi gli Stati Uniti non hanno neppure lontanamente la copertura interna sulle esigenze di alluminio primario delle loro industrie a valle, dall’imballaggio alimentare ai trasporti, all’edilizia e a tanti altri settori dell’industria».
Confindustria Toscana
Non usa giri di parole nemmeno Maurizio Bigazzi, numero uno toscano degli industriali: «Non nascondo che siamo fortemente preoccupati. La Toscana è una regione orientata all’export ed è stato quest’ultimo che negli ultimi anni ha trainato l’economia; e per i nostri prodotti gli Usa sono il primo Paese per valore delle vendite. Basta pensare che nel 2024 è stato di oltre 10 miliardi di euro il valore delle merci vendute in questo mercato, è quasi il 17% del totale venduto nel mondo. E gli Usa sono strategici anche per le importazioni, perché da loro compriamo merci per circa il 19% del totale importato dal mondo. Quello con gli Stati Uniti – conclude – è uno scambio che interessa direttamente alcuni settori più strategici per la nostra regione, ma che si riflette indirettamente anche su tutto il nostro tessuto produttivo, perché le nostre filiere sono fortemente interconnesse».
Il peso dell’instabilità
Il governatore di Bankitalia Fabio Panetta ha valutato nell’1% l’effetto in negativo della guerra dei dazi sul Pil mondiale. Quanto inciderà, invece, sull’economia della nostra regione prova a valutarlo Nicola Sciclone, direttore dell’Irpet, l’Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana: «Considerando come probabili dazi al 20%, ne abbiamo calcolato l’effetto sulle esportazioni della Toscana. E abbiamo valutato un impatto sulla nostra economia pari a un meno 0,3%. Tuttavia entro fine giugno, come Irpet, pensiamo di riuscire a fare delle proiezioni attendibili anche nel caso in cui i dazi dovessero avere un impatto più consistente, scenario non improbabile».
Due le strade per limitare i danni: «La prima operazione possibile – prosegue – è ridefinire i mercati esteri verso i quali rivolgersi con i nostri prodotti. Bisogna puntare a mercati meno vulnerabili. Il problema è che questi mercati, fino allo scorso anno, erano considerati proprio gli Stati Uniti e l’Europa. Ora, almeno nel caso degli Usa, non è più così». L’altra? «Dare un impulso alla crescita della domanda interna. Ma qui entra in ballo un’altra questione che è stata sollevata dal governatore della Banca d’Italia nella relazione e che riguarda i salari. Purtroppo i salari in Italia sono rimasti al palo ormai da troppi anni. E la Toscana non fa certo eccezione. Di conseguenza come è possibile pensare ad una crescita della domanda interna se il potere reale dei salari è fermo da anni?».