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Ai Gigli la prima vendita dei pacchi smarriti: ecco com’è andata – Video

di Elena Andreini

	Gigli, la vendita dei pacchi smarriti
Gigli, la vendita dei pacchi smarriti

Noi tra le persone in fila: c’è chi si è organizzato e ha studiato un metodo, altri si lasciano trasportare dall’istinto

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CAMPI BISENZIO. Qualcuno è arrivato poco dopo le 7 di mattina e ha atteso l’apertura del centro commerciale I Gigli e poi alle 9 si è messo in fila in Corte Tonda per l’avvio de “La vendita dei pacchi smarriti” quei pacchi mai ritirati oppure che sono andati perduti durante il “viaggio” dal mittente al destinatario e chissà come e chissà perché hanno intrapreso una strada diversa.

A recuperare i pacchi smarriti nel corso del tempo è un’azienda francese la Poka Joia che in questi giorni, fino al 9 marzo, è ai Gigli con i pacchi messi in vendita un tanto al chilo. Proprio così come accade quando si va dal fruttivendolo. In questo caso i prezzi sono di 2 euro per 100 grammi e 20 euro per un chilogrammo. I clienti una volta raggiunta l’area dei pacchi smarriti si mettono alla ricerca di quelli da acquistare, molti di loro li tastano, li muovono portandoli vicino all’orecchio per sentire cosa potrà contenere e poi li mettono sulla bilancia e li pagano.

Oggi, lunedì 3 marzo, il “gioco dei pacchi smarriti” ha richiamato già alle 9.30 molte persone che si sono messe in fila tanto da raggiungere una trentina di metri di variegata umanità. In coda anche un uomo con uno zainetto trasparente e il suo fedele compagno di viaggio, un pappagallo che però non sembrava interessato all’acquisto dei pacchi. Tra le persone in fila c’è chi si è organizzato e ha studiato un metodo, altri si lasciano trasportare dall’istinto. Francesca è arrivata da Firenze anche se prima dell’apertura del centro commerciale. «Ho speso 280 euro - dice mostrando il carrello della spesa pieno di pacchi di tutte le dimensioni e le provenienze - ho cercato di individuare qualche oggetto che mi interessava come scarpe o piumini». Non resiste alla tentazione e stimolata da altre persone apre un pacco e ne esce un piumino blu di marca. Da uomo.

Una coppia arriva da Poggibonsi, è in coda, ma non sa ancora quanto spenderà. Altri arrivano da Siena hanno le borse piene di pacchi ma non li vogliono aprire sul posto, lo faranno una volta arrivati a casa. E poi c’è chi ha acquistato un solo pacco. «Ho speso meno di 20 euro - dice il signore che aggiunge - è un regalo per mio figlio, non lo posso aprire». Altri ancora sognano uno smartphone, una borsa di marca, un oggetto prezioso, altri si accontentano di oggetti di uso comune e a volte di difficile comprensione. Dopo quasi due ore di coda gli scatoloni che raccolgono i pacchi smarriti sono quasi vuoti.

L’isola creata nell’area di Corte Tonda vista dall’alto sembra un mare di braccia e mani che si muovevano all’impazzata tra i pacchi marroni e bianchi di dimensioni e forme diverse. Uomini e donne, giovani e meno giovani tutti si tuffano nel mare dell’acquisto al buio. Ne arrivano di nuovi e il mare si riempie così come si rianimano le persone in coda che credevano di non poter più tuffarsi nella curiosità. Due ragazzi, anche loro fiorentini sono attrezzatissimi: uno sta all’interno e sceglie i pacchi e poi una volta pesati e pagati li passa all’altro che sta fuori ad attenderlo con un carrello della spesa. Si lasciano convincere e aprono un paio di scatole dove trovano, una, un detersivo ultrarapido e nell’altra uno smartwatch. Spesa complessiva di quella montagna di pacchi? «questa volta 90 euro, ma ne abbiamo presi altri per 180 euro».

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