Il Tirreno

Toscana

La ricostruzione

Maurizio Vannucci, morto per un colpo del cavallo, cosa è successo nell'allevamento di Crespina e l'accusa della famiglia: «Si poteva salvare»

di Andreas Quirici e Stefano Taglione
Maurizio Vannucci e il centro ippico teatro della tragedia
Maurizio Vannucci e il centro ippico teatro della tragedia

L'artiere livornese stava lavorando quando si è verificato l'incidente: i familiari della vittima puntano il dito contro l'azienda

14 maggio 2024
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CRESPINA LORENZANA. Ancora un morto sul lavoro, l’ennesimo. Questa volta è successo in un centro per l’allevamento di cavalli da corsa nel comune di Crespina Lorenzana, in località Le Lame per la precisione, nell’azienda Dioscuri di proprietà della famiglia Botti. Secondo quanto spiegato dai carabinieri e confermato anche da uno dei responsabili del maneggio, Maurizio Vannucci, 57 anni di Livorno, artiere esperto, stava riportando una cavalla nella giostra per il defaticamento dopo averla allenata nella mattina, quando l’animale lo ha colpito con il petto facendolo sbattere contro un palo. Subito dopo ha accusato un forte dolore sulla parte anteriore del busto ed è stata chiamata l’ambulanza, il cui personale ha cercato di rianimarlo senza riuscirci.

Corse a Firenze

Stefano Botti, uno dei titolari, ipotizza che possa essere stato ucciso da un infarto o da un’emorragia provocata dalla botta ricevuta, aggiungendo che «sarà l’autopsia a chiarire le cause». I familiari, invece, parlano di «tragedia evitabile» e criticano la scelta di aver inviato cavalli a correre all’ippodromo di Visarno a Firenze senza tenere conto della tragedia che si era verificata pochissimo tempo prima. In effetti, poco prima delle 13 di martedì 14 maggio, da uno dei cancelli della tenuta, è uscito un camion con dentro numerosi cavalli. Ed è stato lo stesso Botti a confermare che era diretto alle corse nella città fiorentina.

Il dolore del nipote

Il tutto mentre il gemello, Alessandro Vannucci, piangeva la morte del fratello e collega, visto che hanno lavorato insieme a Crespina per tantissimi anni. Da parte della famiglia dell’artiere, però, a parlare è il nipote della vittima, Lorenzo Vannucci, figlio di Alessandro: «La morte di mio zio poteva essere evitata. L’artiere non è un lavoro d’ufficio, se le mansioni sono diverse o se mentre stai svolgendo un compito te ne danno altre in rapida successione e tu devi pensare anche a quelle è chiaro che i rischi aumentano. Zio lavorava sette ore e mezzo, è tanto. In certe situazioni serve più attenzione ai dettagli». E ancora: «Questa fine non la meritava. Mio zio era una gran brava persona. Anche mio babbo lavorava lì con lui, ma non era fisicamente presente nello stesso posto quando è successa la tragedia. La causa della morte è un’emorragia interna sorta in seguito all’incidente, la magistratura ha disposto l’autopsia e le cause saranno chiarite, così come già chiara è la dinamica. Maurizio è morto al massimo mezz’ora dopo l’incidente, sul momento sembrava quasi che si potesse riprendere. Purtroppo dopo l’arrivo dell’ambulanza non c’è stato più niente da fare e ci ha salutato, sono tristissimo, è un’enorme tragedia».

I tentativi di salvarlo

Secondo il racconto di Stefano Botti, Maurizio Vannucci «stava mettendo in giostra la cavalla che si è impaurita e gli ha dato un colpo, ma non uno violento. Non aveva segni o ferite addosso. Lui ha sbattuto contro la struttura da fermo, non era certo al galoppo. Non sappiamo dire altro perché siamo rimasti scossi. Lavorava con noi da più di 30 anni. Siamo devastati. Non ci sono parole. Però va detto che è sempre stato emotivo. A cavallo può succedere di tutto. Lui è sempre stato ansioso però non si sa bene se si sia trattato di un arresto cardiaco dovuto a un infarto oppure se la botta abbia provocato un’emorragia. Questo verrà certificato dall’autopsia». I soccorsi sono stati chiamati proprio dai responsabili del centro ippico: «Eravamo lì. Ha lamentato dolore alla pancia e abbiamo fatto l’unica cosa possibile, chiamare l’ambulanza che è arrivata subito. Lo hanno immobilizzato e caricato a bordo del mezzo di soccorso. Era svenuto, forse dalla paura. Il personale sanitario ha provato a rianimarlo. Poi è andato in arresto cardiaco ed è deceduto.

Decesso da chiarire

Oltre al fratello gemello e il nipote, Maurizio Vannucci lascia la moglie Lisa Pighini. La sua figura professionale è definita nel settore ippico “work rider”, un artiere appunto, che si occupa della monta mattutina dei cavalli a cui segue la doccia agli animali e poi la giostra per il defaticamento. Ieri aveva da poco finito l’allenamento quandoè rimasto vittima di un incidente mortale sul lavoro le cui circostanze dovranno essere chiarite dall’autopsia all’Istituto di medicina legale di Pisa e dal lavoro dei carabinieri della compagnia di Pontedera e dei tecnici della medicina del lavoro dell’Asl Toscana Nord Ovest.
 

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