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La protesta

Studenti contro il caro-affitti, tornano le tende anche in Toscana: camere da 6 metri quadri e senza finestre

di Sara Venchiarutti e Chiara Vignolini
Studenti contro il caro-affitti, tornano le tende anche in Toscana: camere da 6 metri quadri e senza finestre

Ieri la manifestazione all’università di Firenze, a Siena c’è chi deve lasciare la casa in estate. I prezzi restano altissimi, anche 500 euro

28 settembre 2023
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Tornano le tende contro il caro affitti anche in Toscana. Camere da 6 metri quadrati grandi come celle, case con un bagno per più di quattro persone, stanze senza finestre, difficoltà nel trovare un posto dove stare e affitti altissimi con prezzi che toccano vette di 500 euro. E ancora garage con finestre alte prestate a stanze da affittare a chi va all’università. Dentro mobili vecchi, quelli che altrimenti sarebbero finiti in discarica.

La crisi abitativa non si ferma anche nelle città universitarie e sono ancora molti gli studenti e le studentesse che si trovano in difficoltà o senza un alloggio. Fuorisede che sono costretti ad essere pendolari e a trasferirsi in altri comuni: per Firenze, ad esempio, si parla di Empoli o Sesto Fiorentino per risparmiare e per trovare casa. C’è anche chi è costretto a fare il pendolare ogni giorno da Perugia, o dalla Liguria.

E così ieri mattina, davanti al polo di Novoli a Firenze, sono spuntate di nuovo le tende delle ragazze e dei ragazzi del sindacato studentesco Udu. A Pisa erano già comparse lunedì e martedì, questa volta piantate dall’associazione studentesca "Cambiare Rotta", che ha organizzato un’assemblea per confrontarsi sul tema il 4 ottobre. Sempre nell’ambito della manifestazione nazionale che in questi giorni porta "tendate" e proteste in tutta Italia: ieri anche Venezia, Milano e Forlì.

«Alcuni giorni fa - spiega Alberto Mini, studente di lingue e letterature europee e americane a Firenze - nella nostra aula di rappresentanza sono arrivati dei genitori di un ragazzo per spiegarci la loro situazione. Loro vengono da Cosenza per quattro giorni a settimana ad accompagnare il figlio a fare lezione perché in attesa del posto alloggio in residenza. A causa del costo degli affitti sono costretti a farsi questo viaggio della speranza ogni settimana, è inaccettabile. Io sono stato relativamente fortunato: per trovare una stanza singola ci ho messo un’estate intera». Eppure, nonostante le tende da campeggio sul cemento della facoltà, tutt’intorno la vita sembra svolgersi normalmente. C’è chi entra a passo svelto in biblioteca, chi sosta sulle panchine e conversa con i propri colleghi. «Il diritto all’alloggio è diritto allo studio» recita lo striscione appeso precariamente al vetro della biblioteca ma solo pochi studenti sembrano realmente interessati alla causa. «Non bisogna colpevolizzare gli studenti. È difficile partecipare in modo attivo e difendere i propri diritti in un contesto come questo. L’università si vive come un "esamificio": interessa che gli studenti compiano il percorso il più in fretta possibile con i voti più alti. Questo non incentiva loro a partecipare. Però - commenta Riccardo Pisoni, rappresentante degli studenti del senato accademico università di Firenze - il diritto alla casa è legato al diritto di studio. Sono duecento le persone che non hanno il diritto alla casa garantito e che non hanno ancora un alloggio nelle residenze regionali Dsu».

Tra la difficoltà e i vari disagi relativi alla crisi abitativa vissuta dagli studenti troviamo anche la non inclusività. Francesco Putignani viene da Noci, un paese in provincia di Bari, e studia scienze politiche a Firenze da due anni: «I toni utilizzati nei nostri confronti da parte dei proprietari di case non sono mai totalmente rispettosi. Stavo cercando casa insieme ad un mio amico, anche lui del sud. La proprietaria, notando il nostro accento, iniziò a sollevare questioni inerenti alle buste paga dei nostri genitori. Quando il mio amico disse che suo padre faceva l’operaio la signora iniziò ad avere delle titubanze chiedendosi se potesse pagare l’affitto. Alla fine, la casa non ce l’ha data».

Le richieste di Udu riguardano l’incremento di residenze pubbliche per gli studenti fuori sede, bloccare i finanziamenti pubblici per la costruzione di studentati privati ed avere un tavolo sempre attivo tra Università, Regione e Comune in materia di affitti.

Intanto a Pisa «la prima cosa da fare - spiega Andrea Brucini di Sinistra Per - è portare la consapevolezza nella comunità studentesca, con cui ci stiamo confrontando. La crisi abitativa compromette la nostra possibilità di studiare all’università: il Dsu ha tempi enormi. Abbiamo tantissime segnalazioni di studenti che si sono dovuti immatricolare in altre università, o che non riescono a seguire le lezioni per la mancanza di posti alloggi».

A Siena per ora le tende non sono previste. Ma l’Udu sta facendo girare il questionario nazionale per raccogliere le esperienze di chi studia in città. « Secondo la stima di Immobiliare.it - spiega Matteo Trivella, presidente dell’Udu Siena - c’è stato un aumento del 5,1%, ma il calcolo è stato fatto in base alle camere in loro possesso. Non è quello che vediamo. Ci sono stanze che arrivano anche a 450-500 euro. Ma la cosa più assurda sono i contratti che finiscono l’estate per poi fare affitti turistici. Tanti sono stati buttati fuori da casa perché il padrone preferiva affittare al turista».

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