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Rifiuti, tensioni tra i dem toscani: perché il piano divide il partito

di Danilo Renzullo
Rifiuti, tensioni tra i dem toscani: perché il piano divide il partito

Dalla costa temono l’esportazione della spazzatura dall’area fiorentina

17 settembre 2023
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FIRENZE. Il countdown è scattato nel tardo pomeriggio di venerdì. E scadrà martedì. Quando in commissione ambiente della Regione arriva il piano dell’economia circolare, il piano dei rifiuti da smaltire quasi completamente fuori discarica, come l’Europa comanda. È una votazione al buio per la maggioranza dem. Le due anime del partito si scontreranno, se non sarà stato trovato un accordo. E potrebbe succedere di tutto: il piano potrebbe essere votato, bocciato o rinviato per mancanza di numero legale. Quello che è certo oggi che ancora non è garantita la discussione il 27 settembre come vorrebbe il segretario regionale del Pd, Emiliano Fossi (area Schlein) e come non vuole la maggioranza del gruppo consiliare del Pd, in minoranza nel partito, ma in maggioranza in aula.

Eppure si tratta di un piano che dovrebbe rivoluzionare la gestione, il trattamento e la “rigenerazione” della spazzatura e rendere la Toscana regione “autonoma” con un ciclo virtuoso che possa portare a riciclare e a rigenerare buona parte dei rifiuti prodotti. E soprattutto a rispondere alle direttive europee che chiedono di conferire in discarica meno del dieci per cento della spazzatura prodotta. Facendo fronte, anche alle attuali criticità. E in particolare al mancato smaltimento di tutto quello che viene prodotto.

Un equilibrio tra ciò che viene prodotto e ciò che viene smaltito che per il gruppo consiliare del Pd in consiglio regionale deve aggiungersi soprattutto «ad un equilibrio tra i territori». Punti che per la maggior parte dei consiglieri dem rischiano però di venire meno nel Piano rischiando di trasformare «in ordinario ciò che oggi è straordinario», borbottano alcuni consiglieri, ribadendo i punti e le «modifiche da apportare» rivendicate venerdì durante un incontro fiume con il presidente della Regione Eugenio Giani, l’assessora all’ambiente Monia Monni e il segretario del Pd della Toscana Emiliano Fossi. Ma quello che doveva essere un confronto, rischia di alimentare uno scontro che potrebbe aprire una spaccatura tra il partito e il gruppo consiliare. Con l’ala riformista, in particolare, che ha chiesto la convocazione di una direzione Pd prima del voto per predisporre un documento di accompagnamento al piano. Con l’obiettivo di apportare, tra l’adozione e l’approvazione, alcune modifiche sulla base della risoluzione che il partito potrebbe definire, soprattutto per superare i malumori che alcuni territori (soprattutto della Costa) hanno messo in evidenza. A partire dalla localizzazione degli impianti di smaltimento. Nessuno nell’Ato centro (Firenze, Prato, Pistoia), dopo lo stop al progetto di realizzazione del gassificatore di Empoli, ma tutti concentrati sulla fascia costiera. Ma non solo. Il piano stabilisce che ogni Ato deve essere autosufficiente “delegando” in qualche modo i territori ad individuare i luoghi dove realizzare gli impianti. Ciò che l’Anci Toscana ha “respinto”, mettendo nero su bianco la richiesta di «non scaricare sui Comuni» la responsabilità della gestione.

Una parte dei rifiuti, soprattutto quelli dell’Ato centro, dovrebbe quindi uscire dal territorio e finire sulla Costa. A Peccioli, ad esempio, ma in discarica. Perché è vero che la cittadina in provincia di Pisa ha presentato un progetto per un innovativo impianto di ossicombustione, ma questo non sarà pronto prima di sei, sette anni. E lo stesso Pd pisano avrebbe detto no a questa ipotesi, perché il niet dell’Ato centro a realizzare impianti graverebbe su Peccioli. O costringerebbe ad “esportare” fuori regione una parte dei rifiuti prodotti in Toscana. Ma alla dialettica (accesa) interna al Pd si aggiungono anche le richieste esterne. Con, in prima fila, Alia, Cispel, Confindustria che hanno chiesto il mantenimento dei termovalorizzatori, scontrandosi però con il no della Regione. Richieste, modifiche e malumori che la maggior parte del gruppo Pd in consiglio regionale avrebbe voluto far confluire in una direzione del partito. Niente rinvii, avrebbe risposto il segretario dem. Il piano arriverà in aula fra dieci giorni. Certo, la direzione ci sarà. E prima del 27 settembre, ma dopo la commissione di martedì. Per la quale, per il momento, non è previsto un rinvio della valutazione del piano. 

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