Reddito di cittadinanza cancellato: sostegno addio per 26mila toscani
Recapitati in Toscana 23mila sms per comunicare lo stop all’erogazione. Per il 18% dei percettori sarà cancellata ogni forma di sostegno, mentre per tutti gli altri si apriranno due strade
FIRENZE. La palla adesso passa ai Comuni e ai centri per l’impiego. Perché sono loro chiamati ad esaminare le posizioni di migliaia di nuclei familiari e comunicare chi ha diritto ancora a quel sostegno, anche se sotto un altro nome, e a chi, invece, quel sussidio non dovrà essere più erogato sulla base dei nuovi parametri decisi dal governo Meloni. E tra organici sottodimensionati e personale in ferie per i Comuni e i centri per l’impiego sarà una sfida gestire l’assalto (probabile) degli ormai ex percettori del reddito di cittadinanza. Poco più di 42mila persone coinvolte in Toscana, quasi 23mila i nuclei familiari che secondo l’Inps hanno usufruito del sostegno a giugno con un importo medio di 533,75 euro. Oltre 53mila famiglia, per un totale di più 108mila persone, quelle che per l’Irpet (Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana) hanno mensilmente beneficiato del reddito di cittadinanza dall’inizio dell’anno con un sussidio medio mensile di 458 euro a nucleo.
L’addio è arrivato per sms. Cinque righe e poche parole virtuali per comunicare lo stop all’erogazione e la possibilità di rivolgersi ai servizi sociali. Quasi 23mila i messaggi recapitati in Toscana. Oltre 26mila le persone che, secondo le stime dell’Irpet, non avranno più diritto al sostegno per un totale di oltre 9.600 famiglie. Per il 18% dei percettori sarà cancellata ogni forma di sostegno, mentre per tutti gli altri si apriranno due strade. Almeno 20mila famiglie dovranno passare al vaglio dei Comuni, chiamati attraverso i servizi sociali a valutare la posizione di “fragilità” (presenza di un disabile, di un over 60 o di un minorenne nei nuclei con Isee sotto i 9.360 euro) e ad inserire il nucleo nell’elenco di quelli che hanno diritto al cosiddetto “assegno per l’inclusione”, la nuova misura di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale”, introdotta dal governo. Per tutti gli altri, quasi 20mila nuclei familiari, scatterà la trafila con i Centri per l’impiego.
Quelli, cioè, ritenuti abili al lavoro e che potrebbero essere destinatari del cosiddetto “strumento di attivazione”, il programma per l’inclusione sociale e lavorativa riservato alle persone tra i 18 e i 59 anni che vivono in nuclei poveri (con meno di seimila euro di Isee). Necessaria la sottoscrizione di un patto di attivazione per ricevere un sussidio di 350 euro al mese (a partire da settembre), ma solo attraverso la partecipazione a programmi formativi, a tempo determinato, in vista di un possibile inserimento nel mondo del lavoro.
«Una guerra ai poveri e non alla povertà», accusa il Pd toscano. «Mentre mutui e inflazione sono alle stelle, il governo toglie quella che per alcune persone era l'unica forma di sostentamento ed elargisce a pochissimi una mancetta di poco più di un euro giorno – sottolinea Diego Blasi, portavoce dei dem toscani –. Quella della destra è una guerra ai poveri, ma non hanno capito che deve essere sconfitta la povertà».
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