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Transistor fatti di lignina, sperimentazione in tre università

di Francesco Paletti

	Alcuni dei ricercatori
Alcuni dei ricercatori

È questa la nuova frontiera a cui lavora un pool di ricercatori tra Italia e Austria I primi risultati dello studio sono stati pubblicati a gennaio su una rivista scientifica

17 maggio 2023
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Transistor per tablet e smartphone realizzati in lignina. Dopo un anno e mezzo di sperimentazioni, all’Università di Pisa, in quella di Bari e nell’ateneo austriaco di Linz, ne sono convinti: potrebbe essere davvero questa una delle destinazioni del futuro di un prodotto di scarto dell’industria cartaria, circa ottanta milioni di tonnellate l’anno, ad oggi destinate ad essere semplicemente bruciate nelle bioraffinerie.

«L’importante è che la lignina sia di alta qualità perché la purezza rende maggiormente performanti i transistor», spiega la professoressa Alessandra Operamolla del Dipartimento di Chimica e Chimica industriale dell’Università di Pisa e coordinatrice della parte italiana di un progetto di ricerca a cui, ormai da 18 mesi, lavorano quasi quotidianamente un gruppo di ricercatori tra Pisa, Bari e Linz.

I primi risultati sono stati pubblicati a gennaio sulla rivista scientifica "Advanced Sustainable System" in uno studio che ha dimostrato la possibile applicazione della lignina nell’industria dell’elettronica.

«Finora la maggiore parte dei ricercatori si sono concentrati principalmente su un possibile utilizzo della lignina nella produzione di sostanze chimiche, resine e altri materiali potenzialmente utili per sostituire plastiche derivanti dal petrolio - continua la professoressa Operamolla -. I nostri studi, invece, si sono rivolti in una direzione del tutto nuova e i primi risultati sono convincenti: la struttura del polimero della lignina, infatti, sembra essere adatta a questo tipo di utilizzo, a patto che le modalità di estrazione non ne rendano irregolare la struttura. Per questo occorrono processi che utilizzano basse energie e reagenti chimici non aggressivi».

È proprio questa la nuova frontiera a cui sta lavorando un pool di ricercatori tra Italia e Austria, composto, oltreché dalla professoressa Operamolla, anche da Jeannette Lucejko, Rosarita D’Orsi e Laura Spagnolo, rispettivamente, docente di chimica analitica, assegnista di ricerca e dottoranda del Dipartimento di Chimica dell’Università di Pisa, dal professor Francesco Babudri dell’Università di Bari e dalla professoressa Mihai Irimia-Vladu e dai ricercatori Yasin Kanbur, Cigdem Yumusak e Metusz Bednorz dell’Università di Linz.

«Stiamo lavorando su lignina purificata con solventi organici provenienti da biomassa e con lignina estratta da piante di cardo mariano, purificato con solventi sostenibili quale, ad esempio, etanolo biologico - racconta la professoressa Operamolla -: la sfida, ora, infatti, è individuare processi che ci permettano di estrarre lignina con il più alto livello di purezza possibile proprio perché questo, a sua volta, è, come detto, uno dei fattori che rendono più performanti i transistor».

La ricerca ha anche attirato l’attenzione del mondo dell’impresa. Non, però, nella misura e con le modalità che la docente del Dipartimento di Chimica e Chimica industriale dell’Università di Pisa auspicava. «Dopo la pubblicazione dell’articolo, in effetti, diverse aziende si sono fatte avanti, ma soltanto per metterci a disposizione gratuitamente la lignina , un contributo senz’altro utile dato che quella utilizzata nelle prime sperimentazioni ce la siamo dovuta comprare. Però, almeno fino a questo momento - racconta Operamolla - nessuno ha dato disponibilità a collaborare al finanziamento del progetto, che sarebbe necessario per mettere a contratto altri ricercatori e accelerare la sperimentazione».

Eppure proprio da qui potrebbe partire una piccola rivoluzione green nel mondo dell’elettronica. «Anche se per la produzione di transistor, pure su larga scala, una tonnellata di lignina sarebbe più che sufficiente - precisa la coordinatrice del progetto -. Ma ci sono altre sperimentazioni in corso che prevedono di utilizzarla per la realizzazione di imbottiture per le spugne o anche come additivo del bitume».

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