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Ansia e rendimento scolastico

“Obbligati” a prendere bei voti: le nostre angosce a scuola

di Chiara Ricci*
“Obbligati” a prendere bei voti: le nostre angosce a scuola

Sempre più spesso gli alunni avvertono il peso delle aspettative. «Il sistema educativo non si adatta all’esigenza odierna di duttilità»

22 aprile 2023
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Succede spesso di parlare del sistema scolastico italiano e dell’ansia che crea nei ragazzi più giovani.

Molte notizie di cronaca riguardano questo argomento: 12enne di Latina che tenta il suicidio a scuola gettandosi da una finestra, la sua coetanea di Genova che compie lo stesso gesto per un rimprovero di troppo della professoressa, sino ad arrivare al suicidio in università di una 19enne trovata morta nel bagno dell’edificio 5 della Iulm con una sciarpa al collo e una lettera che definisce la sua vita un fallimento.

L’“obbligo” dei bei voti

La corsa ai bei voti e ai meriti, il carico di studio, una pandemia che ha stroncato la vita sociale degli adolescenti, la pressione da parte degli insegnanti, depressione e ansia sempre crescenti tra i più giovani, sono tutti fenomeni che avvengono abitualmente nelle scuole nel corso degli ultimi anni.

E sono fenomeni che dimostrano sempre di più quanto il sistema educativo non riesca ad adattarsi alle ultime generazioni.

Rendimento peggiorato

È un dato statistico il fatto che ci sono molti cali nelle scuole superiori, specialmente i licei.

Innanzitutto sono sempre di più i ragazzi che cambiano tipo di percorso scolastico ad anno in corso o a fine, e in più anche il rendimento si è gravemente abbassato, così come sono sempre più rari racconti di esperienze liceali positive che rendono ai più piccoli la scuola superiore una sorta di “mito” del mondo dei grandi.

La fuga all’estero

Un altro dato che da molto tempo perseguita l’Italia è quello degli studenti che si spostano all’estero per finire gli studi o per lavorare, preferendo un sistema scolastico o lavorativo straniero.

Nella mia scuola

È un problema che affligge la mia scuola in primis. Anche noi stessi parliamo spesso con i professori perché il nostro rendimento è molto calato.

Le domande che ci vengono sottoposte più spesso riguardano tutte le cause di queste lacune e la risposta è sempre e soltanto una: troppa ansia, troppo stress e troppo carico per le nostre vite e le nostre menti.

Ansia e pressione

Molti di noi rinunciano ad attività extracurriculari per dedicarsi alla scuola, e ciò crea spesso senso di smarrimento e demotivazione; altri invece sentono troppa pressione sulla valutazione finale e ciò crea terrore di interrogazioni e verifiche; altri sviluppano ansia da prestazione, e nel peggiore dei casi una forte depressione.

«Che cos’ho?»

Tuttavia, se dovessimo definire un vero e proprio motivo per cui nella maggior parte di noi ha almeno in piccole parti queste patologie non credo che ne saremmo in grado.

Non basta infatti una semplice riflessione personale per capirlo, è molto di più, un fenomeno diffuso, ma così diverso da caso a caso, che è difficile da spiegare.

La Generazione Z

È interessante capire come questo si riversi nel mondo del lavoro: la Gen-Z (generazione che va dai nati nel 1995 a quelli nati nel 2010) dà importanza ai valori aziendali e alla cultura, e se investono tempo in un lavoro, la busta paga non basta per ricompensarli, c’è bisogno di ricevere qualcosa di autentico in cambio.

Il lavoro dei sogni

Nei recenti sondaggi, proprio per questo motivo, è possibile vedere come più della metà di noi preferisca un lavoro in ufficio, ma allo stesso tempo il 68% di questo gruppo ne vuole uno “flessibile”. Con questo si intende un’alternanza tra smart working e ufficio, ma anche attività variabili, sempre nuove, assieme a quelle abitudinarie, che lascino un insegnamento o un’esperienza positiva e diversa.

Scuola ed extra scuola

Lo stesso principio è probabilmente applicabile al mondo della scuola, che per noi più giovani occupa il tempo del lavoro (raramente siamo sia studenti liceali che lavoratori).

Si tratterebbe dunque di una differenza generazionale non indifferente, per la quale il sistema scolastico non si adatta alle nuove esigenze, ovvero bisogno di duttilità nell’educazione, così come nel futuro lavoro.

Schiavi dello studio

Per noi è fondamentale la nostra vita privata extrascolastica, e molti di noi sono invece costretti ad abbandonarla o a tralasciarla in modo da ricevere risultati positivi negli studi, di cui diventeremo schiavi; mentre molti altri di noi allentano sulla scuola, diventando disinteressati completamente a ciò che studiamo e senza ricevere dall’esperienza scolastica alcuno stimolo per il futuro.

Non abbiamo né risposte certe né tanto menoabbiamo delle soluzioni o delle proposte per questo problema. Siamo comunque sicuri che questo sistema non vada bene per noi.

Resta il fatto che – come mi è capitato di dire o pensare – “o la sanità mentale, o il rendimento scolastico”.

*Studentessa di 17 anni del liceo scientifico Ettore Majorana di Capannori (Lucca)
 

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