Il Tirreno

Toscana

Il farmaco che fece scalpore

La “pillola blu” compie 25 anni ma il vero Viagra è il desiderio. Cosa ne pensano i medici

di Andrea Di Consoli
La “pillola blu” compie 25 anni ma il vero Viagra è il desiderio. Cosa ne pensano i medici

Un quarto di secolo per la pillola “magica” di aiuto alla sessualità maschile. Ma gli uomini devono finirla di considerarsi macchine performative

25 marzo 2023
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Esattamente venticinque anni fa, il 27 marzo del 1998, la Food and Drug Administration riconosceva il Viagra della Pfizer come la prima terapia medica orale per il trattamento della disfunzione erettile. Un traguardo importante della ricerca scientifica.

Un risultato che ha permesso a milioni di persone di riavere una vita sessuale compromessa dai tanti disturbi psicofisici che possono rendere scarsa o nulla l’erezione. Perché per gli uomini avere disfunzioni erettili è sempre avvilente e umiliante, e può portare a forme anche gravi di evitamento, depressione, ansia e bassa autostima. Il Viagra, dunque, ha sicuramente migliorato la vita a tantissime persone.

Non sono un medico, ma ascolto e leggo tante storie. Da sempre, nelle notti insonni, come tutti gli ipocondriaci, trascorro alcune ore a leggere libri e siti di medicina, e diciamo che sul Viagra – ripeto, da scrittore, non da medico – ho maturato delle convinzioni. Non proprio sul Viagra, a dire il vero, sulle cui proprietà chimiche non saprei pronunciarmi, bensì sul problema della disfunzione erettile, un tempo definita brutalmente “impotenza”. Sono consapevole, come tutti, che la potenza sessuale non tragga alcun giovamento da problemi di salute quali il diabete, le cardiopatie, prostatiti, l’ipertensione, l’obesità, la depressione, l’alcolismo, le tossicodipendenze e il tabagismo. Ma sono sempre più convinto che sulla disfunzione erettile – argomento su cui noi uomini tendiamo a essere reticenti – noi dobbiamo tentare una lettura più sincera e profonda. Perché i tabù da infrangere non riguardano soltanto il mondo femminile, ma anche quello maschile.

Dunque, è vero: le disfunzioni erettili hanno “anche” una causa organica, e abbassare la pressione o perdere grasso in eccesso – tanto per fare degli esempi – aiuta senza ombra di dubbio la circolazione sanguigna, il cui buon funzionamento è condizione necessaria per avere una buona erezione. Ma questa è solo una parte della verità. L’altra parte, invece, non abbiamo il coraggio di ammetterla. E la verità è che i meccanismi del desiderio sono estremamente complessi anche per noi uomini, e non sempre, quando ci troviamo tra le braccia di una creatura, noi proviamo eccitazione. Più spesso proviamo agitazione. Capita infatti che si finisca a letto con qualcuno solo perché ci si sente in dovere di dimostrare qualcosa, oppure per ricordare a sé stessi di essere uomini virili. Ma non poche volte la persona che abbiamo tra le braccia ci mette ansia, non ci piace, non solletica le nostre fantasie, non sa accogliere interamente la nostra intimità, magari una stanchezza o una paura o un diverso modo di vivere il racconto erotico, e questo c’impedisce di lasciarci andare. Gli uomini non sono predatori ciechi come pure ancora si pensa, ma creature complesse che, soprattutto con il passare degli anni, hanno bisogno di sollecitazioni sempre più profonde per provare desiderio. Ma questo vale anche per i più giovani, che vivono – più di noi adulti – una sessualità performativa e pornografica, e dunque nevrotizzante. Gli uomini non sono automi, ma storie, umori, sensazioni, emozioni e ferite che bisogna saper ascoltare e accogliere.

Dunque è vero sì che il Viagra ha risolto molti problemi, ma in ultima istanza a noi uomini spetta ora di vincere l’ultima battaglia, ovvero smetterla di considerarci macchine performative, e imparare ad ammettere quando una persona non ci piace, quando non abbiamo voglia, quando ci sentiamo sopraffatti da pensieri negativi o freddezze che non ci permettono di lasciarci andare. La verità è che il più potente Viagra che si possa assumere è provare desiderio – “perdere la testa” – e il desiderio non è come timbrare il cartellino, non è un dovere sociale, non è l’audizione di un talent, ma una forza tellurica spontanea, più rara di quanto si pensi, che ci travolge e ci fa provare sensazioni uniche. Si può anche usare il Viagra e “fare bella figura”, ma senza desiderio reale gli accoppiamenti rimangono quello che sono: momenti ben riusciti di una sostanziale solitudine. 

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La psichiatra e sessuologa Donatella Marazziti: «L’uso sia corretto, non va preso per sballo»

Alcuni stereotipi sono più resistenti di altri. Come «il "machismo", l’immagine dell’uomo forte che non può avere nessun problema di tipo sessuale». Nutrita ancora da «un certo tipo di cultura che li perpetua: li tiriamo fuori dalla televisione e rientrano dai social. È un fattore culturale. Per cambiare bisogna cominciare dalle famiglie, dalle scuole», dice la dottoressa Donatella Marazziti, psichiatra e sessuologa dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana.

Dottoressa, 25 anni fa fece la sua comparsa il Viagra. In oltre due decenni cosa è cambiato?

«Lavoravo già allora come psichiatra, e c’era molta difficoltà ad ammettere di avere un problema di questo tipo rispetto ad oggi. Soprattutto chi soffriva di depressione, che comporta un calo del desiderio, veniva molto poco dallo psichiatra. Adesso la situazione è molto migliorata nell’accettazione, anche se resta ancora molto da fare per superare il "machismo"».

I modelli imposti dalla società?

«Sì, il Viagra è quello che chiamiamo anche un "farmaco da sballo", utilizzato per adeguarsi a degli standard assurdi che vengono proposti dai media, dalla televisione. Il loro corretto utilizzo aiuta la coppia, non c’è dubbio, ma non ci deve essere un uso eccessivo, e spesso c’è ancora questo estremismo».

Che conseguenze ha avuto anche nel settore della psichiatria?

«Il Viagra ha avuto un ruolo importante come soluzione parziale alla difficoltà ad ammettere di avere problemi sessuali di tipo fisico. In questo senso è stata una rivoluzione. Tra l’altro una delle regioni a più alto consumo di Viagra è proprio la Toscana. Credo che abbia contribuito a far uscire allo scoperto molte persone che hanno questi problemi, che si sono detti "non sono meno macho, c’è qualcosa che mi cura". Poi a livello della psiche comporta un aumento della qualità della vita, un miglioramento dell’autostima, una maggiore soddisfazione personale».

Qual è la situazione psicologica che incontra con maggiore frequenza in chi ha problemi di questo tipo?

«Come psichiatra devo fare una diagnosi, e molto spesso nel mio ambito il problema sessuale nell’uomo nasconde un problema di altro genere, come la depressione, la paura della prestazione, e ancora ansia, fobia, timidezza».

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L’androloga Maria Antonella Bertozzi: «Sempre più giovani con disfunzioni erettili»

Basta l’immagine della famosa pillolina blu ed ecco che si scatenano, più o meno coscientemente, tutti i pregiudizi collegati. La persona che vi ricorre perché, dopo una certa età, non ce la fa più. Oppure l’amico che, tra gomitate e strizzatine d’occhio, allunga il (presunto) via libera per una super prestazione. Ma la realtà è ben diversa, spiega Antonella Bertozzi, direttore dell’unità operativa di Andrologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana.

Direttore, com’è cambiata l’età di chi assume questi farmaci?

«Si sta invertendo la tendenza: da circa cinque-dieci anni li usano sempre meno anziani, ma più giovani e giovanissimi. Prima il deficit erettile era appannaggio di persone da una certa età in poi. Ora nei nostri ambulatori vediamo anche ragazzi di 15 anni con questi problemi, quasi sempre dovuti a cause organiche, spesso per l’utilizzo di sostanze stupefacenti, anche quelle erroneamente catalogate come minori, o di alcol. Questi elementi agiscono sul sistema nervoso centrale: entrano in relazione con l’affettività, la rielaborazione delle emozioni esterne. Azzerandole».

L’altro “pregiudizio” è la super prestazione.

«Chiariamo: se uno ha problemi di erezione ha sempre qualche patologia da individuare e correggere. Se invece si prende questi farmaci solo a scopo ludico, spesso non si migliora l’erezione perché è già tutto a posto. Non si hanno super prestazioni, solo effetti collaterali: ipotensioni, tachicardia. Le erezioni prolungate sono più rare. Se poi si prendono anche altri farmaci, bisogna stare attenti».

Quando ci sono i problemi?

«Quando ci si auto somministra i farmaci: in dose eccessiva, presi da un amico, o da siti Internet. Cosa sbagliatissima: ci deve sempre essere la prescrizione di un medico. All’Aoup li prescriviamo solo dopo un inquadramento clinico del paziente a tutto tondo».

Come mai?

«Il deficit erettile è il primo segnale di allarme di deficit endoteliale, tessuto che serve anche per la contrazione cardiaca e per l’ottimo funzionamento vascolare, neuronale, celebrale. Questi farmaci, se prescritti con un corretto inquadramento, sono importanti. E il Viagra è stato un grosso passo in avanti, un’apertura verso nuovi tipi di terapie».

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