Il Tirreno

Toscana

Lavoro e sfruttamento

Il caporalato è anche digitale e i moderni schiavi sono i rider. C’è anche chi paga il fattorino col cibo

di Danilo Renzullo
Il caporalato è anche digitale e i moderni schiavi sono i rider. C’è anche chi paga il fattorino col cibo

La cessione dei profili virtuali finisce al centro di una maxi operazione. Retribuzioni decurtate anche del 50% I controlli in Toscana sono stati effettuati a Firenze, Prato, Livorno e Grosseto

25 marzo 2023
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FIRENZE. Sottopagati e sfruttati. Ma non solo. I rider sono anche vittime di caporalato. Moderni schiavi. O meglio, schiavi 2.0.

Qualcuno pagato solo con porzioni di cibo, altri con una decurtazione di almeno del 20 per cento decisa unilateralmente dal “caporale”, colui cioè che gestiva e cedeva dietro compenso l’account con il quale l’algoritmo assegnava consegne e lavoro e quantificava la retribuzione. In alcuni casi, però, la decurtazione è lievitata anche al 50 per cento della retribuzione giornaliera. A Firenze, invece, il presunto “caporale” è andato oltre: tratteneva l’intero compenso e “pagava” il rider offrendogli del cibo.

È quanto emerso dall’operazione straordinaria di controllo sul territorio nazionale sulle nuove forme di sfruttamento lavorativo nel settore della gig-economy condotta in tutta Italia dal comando carabinieri per la tutela del lavoro inseme a tutti i comandi provinciali dei carabinieri e con il supporto delle polizie locali. Obiettivo: individuare forme di sfruttamento lavorativo realizzate attraverso la cessione delle credenziali di accesso alle piattaforme di food-delivery per l’esercizio dell’attività di rider. Le irregolarità sono emerse anche in quasi tutte le province toscane dove si sono concentrati i controlli. Grosseto e Livorno tra le pochissime dove l’attività dei carabinieri non ha riscontrato ipotesi di reato, concentrate maggiormente nell’area fiorentina. Nel capoluogo toscano quattro i casi di caporalato digitale emersi, a Prato altri due.


Gli account dei ciclo-fattorini venivano gestiti da terzi. Questi creavano identità virtuali o pacchetti di identità virtuali usando spesso anche documenti falsi. Li cedevano poi tramite pagamento a chi aveva bisogno di iscriversi all’applicazione di un’azienda attiva nel settore delle consegne di cibo a domicilio, passaggio fondamentale per lavorare. La cessione avveniva quasi sempre a persone straniere arrivate da poco in Italia. In alcuni casi irregolari. I caporali digitali trattenevano poi una percentuale, tra il 20 e il 50 per cento, della retribuzione accumulata. In un caso, scoperto a Firenze, l’intera somma veniva invece intascata dal caporale e il lavoratore “pagato” con una porzione di cibo.

L’operazione, nata a seguito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Milano, ha portato sulle strade nazionali 845 carabinieri e 137 agenti delle polizie municipali a controllare 1.609 ciclo-fattorini in 225 hotspot, i luoghi dove solitamente i rider si ritrovano in attesa di ricevere gli ordini. I militari dell’Arma hanno accertato la presenza del fenomeno della cessione di account su tutto il territorio nazionale, concentrato soprattutto nel centro-nord Italia dove su 823 lavoratori controllati (tutti stranieri), 92 di questi sono risultati in cessione di account per una percentuale di oltre l’11 per cento. Un fenomeno, quello del caporalato digitale, emerso anche in Toscana. A Firenze sono stati controllati 41 rider, tutti stranieri, di cui due sono risultati immigrati clandestini. Tre gli account risultati ceduti da presunti “caporali” che, in due casi, trattenevano il 20 per cento della retribuzione, mentre in un caso la trattenuta era totale e il fattorino ricompensato con del cibo. Per un quarto account risultato ceduto, uno straniero è stato denunciato per sostituzione di persona. A Prato sono stati controllati 23 rider, di cui 16 stranieri e 7 italiani: riscontrate due cessioni di account. La campagna di controlli ha interessato anche Livorno con 26 rider controllati (tutti in regola) e Grosseto, dove non sono emerse irregolarità. Per le 92 cessioni di account saranno interessate le 36 Procure competenti per l’ipotesi di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Gli account sono stati intanto disattivati. I nuovi schiavi liberati da una moderna forma di sfruttamento. 

 

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