Pene amputato anche se il tumore non c’era: l'urologo non sarà processato
L’amputazione nonostante la diagnosi fosse sbagliata. La querela del paziente è arrivata troppo tardi
AREZZO. Non sarà processato l'urologo accusato di lesioni gravissime per aver amputato il pene (glandulectomia) ad un paziente della Valtiberina dopo una diagnosi, non rispondente al vero, di tumore. Il giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Arezzo, Claudio Lara, ha dichiarato il non luogo a procedere per la tardività della querela, avvenuta nel 2021 rispetto all'intervento chirurgico demolitivo del 2018 quindi ben oltre i tre mesi previsti dal codice. Anche il pubblico ministero Marco Dioni in udienza ha chiesto il non luogo a procedere. Lo riferisce il "Corriere di Arezzo".
L'urologo, 36 anni, lombardo, non era presente e nemmeno il paziente, 69 anni, rappresentati rispettivamente dagli avvocati Cristian Caloni e Maria Rosaria Maiulo dello studio legale Bianchi di Città di Castello. Va avanti la causa civile per 400 mila euro contro l'Asl Toscana Sud Est. L'avvocato del paziente aveva sottolineato che la querela era stata presentata al momento in cui il paziente aveva preso consapevolezza piena del danno che ritiene gli sia stato arrecato. Secondo i legali del paziente doveva essere svolta una diagnosi precisa con biopsia prima dell'intervento chirurgico demolitivo. L'urologo ha dichiarato al Corriere di Arezzo, che ha lanciato la notizia nei giorni scorsi, di aver seguito le linee guida con l'equipe medica dell'ospedale, reparto urologia: anche i tumori benigni, afferma, si operano. C'era un nodulo di grosse dimensioni, ritiene, e l'organo era compromesso. Nel merito dunque, sotto il profilo penalistico, la vicenda termina qui. Da definire l'azione risarcitoria. Prossima udienza civile a settembre. Il paziente lamenta di aver subito lesioni invalidanti in seguito ad una diagnosi errata. Gli esami istologici smentirono la presenza di un tumore. Emerse che era affetto da sifilide. (Zto/Adnkronos)