Nessuno vuole fare il bagnino, la costa toscana lancia l’sos. E i titolari degli stabilimenti prendono i brevetti di salvamento
Bagni pronti ad aprire a Pasqua ma mancano gli assistenti bagnanti. Meucci, direttore della sezione di Pisa della Società nazionale di salvamento: «Se manca il bagnino, non ci sono alternative: lo stabilimento resta chiuso»
FIRENZE. I primi a lanciare l’allarme sono i balneari della Versilia. Poi ci sono quelli della Marina di Pisa. Fra un mese – per Pasqua e dintorni – si aprono i bagni e ancora non ci sono i bagnini. Il posto stagionale più ambito sul mare non attira (quasi) più. Molte richieste, poche le candidature. Tanto che diversi titolari di stabilimenti balneari sono pronti a rispolverare i brevetti o ad ottenerne uno per evitare di restare senza “assistenti bagnanti”. C’è anche chi è pronto a optare per soluzioni più semplici: chiamare a raccolta figli e parenti per salvare quella che sarà la stagione della “normalizzazione” con il ritorno, in termini di numeri e di presenze, ai livelli pre-Covid.
«È sempre utile un brevetto personale da bagnino – sottolinea Stefania Frandi, presidente toscana di Sib Confcommercio – ed è sempre meglio arrivare pronti a fronteggiare un’eventuale emergenza». Nel senso di mancanza di personale qualificato nel salvataggio,
Le difficoltà sono iniziate poco prima della pandemia e sono esplose subito dopo l’emergenza sanitaria: con il turismo in crisi, o comunque rallentato, tanti addetti al salvataggio si sono “riconvertiti” in altri settori, edile e nautico soprattutto, e non tornati più indietro. Ma il turn-over, per il momento non c’è stato. Perché se i numeri di iscritti ai corsi di formazione sono rimasti più o meno stabili - «è aumentata a dismisura la quota di minorenni (quindi non impiegabili, ndr) che prende il brevetto per ottenere il credito formativo scolastico – sottolinea Antonio Colonna, presidente della sezione versiliese della Società nazionale di salvamento – e aumenta anche la quota di chi vuol prendere il brevetto, ma senza alcuna aspirazione a un reale impiego in spiaggia».
Un problema per gli stabilimenti balneari, ma un’emergenza anche per le piscine. Perché se nel 2022, secondo il sindacato balneari di Confcommercio, mancava almeno il 30% dei “ guardaspiaggia” necessari a coprire tutte le necessità degli stabilimenti e delle piscine, quest’anno la situazione non è migliore. Un problema non secondario visto che ogni stabilimento deve garantire la presenza di un bagnino ogni ottanta metri di arenile.
Molti non hanno dubbi: non si trovano più bagnini per colpa del reddito di cittadinanza. Per altri, invece,la colpa è soprattutto della riforma del lavoro varata dal governo Renzi che ha ridotto tutele e sussidi per gli stagionali. Il risultato, in ogni caso, non cambia. I pochi bagnini e la sempre minore partecipazione ai corsi per ottenere formazione e attestati sono già elementi di preoccupazione. Che si aggiungono alla mancanza di camerieri, cuochi, addetti alle pulizie e barman che rischiano di mandare in tilt gli organici delle imprese del turismo. «Se manca un cameriere, in qualche modo il locale riesce a ovviare. Se manca il bagnino, non ci sono alternative: lo stabilimento resta chiuso», evidenzia Fiorenzo Meucci, direttore della sezione di Pisa della Società nazionale di salvamento. «Colpa in gran parte del reddito di cittadinanza, ma anche della riforma del lavoro del governo Renzi».
Negli anni, poi, è venuta meno anche la vocazione. Anche perché il ruolo del bagnino, mitizzato da film e serie televisive, è profondamente cambiato. Non più il vecchio “tuttofare” in spiaggia, quasi sempre assunto per una stagione molto lunga, ma una figura specifica addetta al soccorso dei bagnanti. Un vero e proprio garante della sicurezza. Non più solo salvagente e pattino. Adesso il guardaspiaggia è un operatore specializzato, addetto all’uso del defibrillatore, oltre che al controllo e all’intervento in mare. Una diversificazione, quella avvenuta negli ultimi anni, tra “spiaggista” e bagnino che ha portato da un lato all’aumento dei livelli di sicurezza per i bagnanti, ma dall’altro ad una riduzione del periodo lavorativo del bagnino. E quindi, anche del ritorno economico.
«Quest’anno, il tredicesimo di attività, abbiamo deciso di allargare le nostre zone di attività e, secondo le prime stime, abbiamo necessità di una cinquantina di bagnini, ma ci stiamo preparando già ad affrontare la possibile emergenza – sottolinea Francesco Conti, a capo della cooperativa Acqua di Cecina che fornisce servizi di servizi di assistenza e sorveglianza in spiaggia –. C’è uno zoccolo duro, ma quello del bagnino è un lavoro che solitamente si fa per pochi anni, poi occorre ricambio». E il ricambio non c’è. L’emergenza, invece, è già cominciata.