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Scuola, almeno 40 istituti toscani verso l’accorpamento: scopri quali e cosa cambia

di Danilo Renzullo
Scuola, almeno 40 istituti toscani verso l’accorpamento: scopri quali e cosa cambia

Forse sono anche di più quelli in bilico con la norma del numero minimo di 900 alunni- Insorge la Cgil: «Tagli anche occupazionali». La Regione valuta il ricorso

02 febbraio 2023
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Firenze Lo scontro ruota attorno a un numero: 900. La soglia minima introdotta dal governo con la legge di Bilancio per la «definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi (Dsga) e la sua distribuzione tra le Regioni».

Un numero che ha fatto insorgere i sindacati che vedono in bilico l’autonomia scolastica, la cui soglia minima è stata innalzata di 300 studenti (rispetto all’attuale 600) per permettere ad un’istituzione scolastica di mantenere un dirigente e un Dsga temendo quello che la Flc-Cgil Toscana definisce un «massacro» che si concretizzerà a partire dall’anno scolastico 2024/2025. Quando potrebbero rendersi necessari decine di accorpamenti tra diversi istituti scolastici (tra comprensivi e superiori).

Tra i trenta e i quaranta quelli che, secondo le prime stime, in Toscana perderanno l’autonomia. Lo scontro, però, potrebbe determinarsi anche sull’interpretazione della norma. Se i sindacati sono pronti alle barricate, sostenuti anche dalla Regione che potrebbe ricorrere anche alle azioni legali, più cauto è invece l’ufficio scolastico regionale. Secondo cui la norma, in attesa della definizione di ulteriori parametri applicativi, non metterebbe a rischio, se non in pochi casi, la sopravvivenza delle istituzioni scolastiche toscane. In quanto il contingente di dirigenti scolastici assegnato alla Toscana permetterà di mantenere l’autonomia di tutti gli istituti scolastici. O quasi.

La norma

La norma è stata introdotta con l’ultima Finanziaria con l’obiettivo di «dare attuazione alla riorganizzazione del sistema scolastico prevista nel Piano nazionale di ripresa e resilienza» che prevede anche di «adeguare la rete scolastica all’andamento anagrafico della popolazione studentesca» che secondo le previsioni del ministero dell’Istruzione si contrarrà entro il 2034 di 1,3 milioni di studenti. Da qui la necessità di un primo taglio, che si abbatterà inizialmente sui Dsga (i vecchi segretari scolastici) e sui dirigenti.

Rischio accorpamenti

Quest’ultimi potrebbero però trovasi a gestire una rete enorme di scuole. Il rischio che ne deriva è infatti la «perdita dell’autonomia scolastica – spiega Pasquale Cuomo, segretario della Flc-Cgil Toscana – con un innalzamento della soglia da 600 a 900 alunni per ottenerla». Che, in concreto, si tradurrà in «accorpamenti di vari istituti scolastici», stimati per il momento tra i trenta e i quaranta, e che rischiano di rendere «ingestibile» la rete a causa di un numero troppo elevato di studenti, ma anche della distanza tra i vari plessi. «Nelle aree interne – prosegue il sindacato – potrebbe determinarsi inoltre la chiusura di alcune scuole e soprattutto la perdita di decine di posti di lavoro tra collaboratori scolastici e amministrativi». «Una norma fatta in nome del risparmio, ma che mette ancora una volta in discussione un servizio pubblico fondamentale colpendo i territori più svantaggiati», accusa la Flc-Cgil che si dice pronta alla mobilitazione.

Il possibile ricorso

A puntare il dito contro è anche la Regione. L’assessora all’istruzione Alessandra Nardini ha convocato nei giorni scorsi i rappresentanti degli enti locali (Anci e Upi) e quelli sindacali (Cgil, Cisl, Uil) «chiedendo di farsi sentire a livello nazionale». «Non abbiamo ancora un quadro chiaro dei numeri, ma siamo preoccupati anche per l’impatto occupazionale – sottolinea Nardini –. Nella conferenza Stato-Regioni abbiamo sempre espresso contrarietà a questa norma e continueremo a farlo». La Regione sta inoltre verificando i presupposti per un eventuale ricorso alla Consulta seguendo la Regione Campania che ha annunciato l’impugnativa della norma. l

 

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