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Liste di attesa in Toscana: l’ecografia? Tra un anno. Per un’ernia anche due

di Sara Venchiarutti
Liste di attesa in Toscana: l’ecografia? Tra un anno. Per un’ernia anche due

Appare notevole la disomogeneità che emerge tra le varie aree: da 3 giorni a oltre 24 mesi per lo stesso esame. Federconsumatori: «Le maggiori criticità sono concentrate in ortopedia, urologia e oculistica»

02 dicembre 2022
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Un anno. O, per essere più precisi, 355 giorni. Per un’ecografia all’addome completo non urgente (codice di priorità differibile). Che in Toscana dovrebbe essere erogata entro 30 giorni (60 a livello nazionale). Eppure, la realtà vissuta dagli utenti non sembra essere quella dipinta dai tempi medi di attesa forniti dalla Regione per i vari esami diagnostici. Anzi. Tutto il contrario. «Il 24 novembre scorso – racconta una donna di Livorno, a cui è capitata la “disavventura” – sono andata sul portale della Regione, inserendo il codice della ricetta medica. La prima disponibilità è per il 13 novembre. Del 2023. Ho provato a cercare anche fuori dalla mia area, Livorno, ma non sono riuscita a trovare nient’altro. In teoria, dopo essermi operata a causa dei calcoli, dovrei tenere sotto controllo il fegato ogni anno».

La soluzione? Pagare. E cioè «rivolgermi ai privati, dove farò l’esame entro pochi giorni», conclude Francesca. E questo non è l’unico caso, anzi. «Ho postato sul mio profilo Facebook la foto con la data dell’esame – prosegue – e sotto sono arrivati tantissimi commenti. Addirittura una signora si è vista fissare una mammografia nel 2024». Un problema, quello delle liste d’attesa, confermato anche da sindacati e associazioni di consumatori. «Il panorama regionale – spiega Gerardo Anastasio, segretario regionale dell’Anaao Assomed (Associazione Medici Dirigenti) Toscana – è a macchia di leopardo, molto disomogeneo da zona a zona. E questo sarebbe un tema da discutere con la Regione. Le diverse tempistiche dipendono anche dall’attrattività di professionisti e reparti, oltre che dalla disponibilità dei medici, tutt’altro che omogenea all’interno della regione. Per alcune realtà le liste d’attesa sono praticamente a zero, mentre in altri posti sono molto elevate». Insomma, dipende da dove capiti geograficamente. E «anche dai progetti che introducono le aziende per effettuare gli esami», aggiunge Anastasio.

E un anno in realtà non è nemmeno il record. Perché in alcune realtà per le non urgenze si arriva pure a due. «Per un’ernia inguinale anche all’interno della stessa area geografica ci puoi impiegare tre giorni, in un’altra anche due anni. Casi come questi – spiega Anastasio – li vediamo per le non urgenze. È lì il problema. Un fenomeno che si è aggravato con il Covid: sono stati fatti dei piani di recupero per le liste d’attesa relative al 2020, e paradossalmente le persone inserite in quell’anno sono passate avanti (per vincolo di legge) a quelli che erano in lista prima». E segnalazioni di lunghe attese arrivano anche a Federconsumatori Toscana, che dopo il periodo pandemico ha messo a disposizione un indirizzo e-mail dedicato dove arrivano decine di casi. «Molto dipende da struttura a struttura – sottolinea Giuseppe Notaro, responsabile settore sanità per Federconsumatori Toscana – ma gli ambiti principali che ci vengono segnalati riguardano (non casi oncologici) ortopedia, urologia, dermatologia, neurologia. Anche il settore dell’oculistica è in difficoltà. Casi di cataratta possono arrivare a mesi e mesi di attesa. Per alcuni casi si passa anche l’anno».

Secondo i dati forniti dalla Regione (nella grafica sopra) i tempi medi per l’erogazione di un’ecografia all’addome sono di 32 giorni e 21 giorni rispettivamente per codici di priorità differibili (da realizzare entro 30 giorni, anche se in Italia il limite è a 60) e programmata (120 giorni). Con una percentuale di prestazioni effettuate entro i tempi di attesa stabiliti che va dal 66% dell’area Centro all’oltre l’80% dell’area Nord-Ovest. Però in quelle percentuali restanti ci vanno inserite attese di un anno. Più in affanno è la colonscopia, con tempi che sfiorano i tre mesi per le non urgenze (rispetto al mese fissato dalla Regione). 

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