Il Tirreno

Toscana

Il processo

Strage di Viareggio, Moretti condannato a 5 anni. Le scuse alle famiglie e l’autodifesa in aula, il documento integrale

Mauro Moretti
Mauro Moretti

Condannati anche gli ex manager Elia e Soprano a 4 anni, 2 mesi e 20 giorni. Castaldo a 4 anni. Le parole dell’ex manager durante l’appello-bis: “Non sono un insensibile, chiedo scusa ai parenti delle vittime”

30 giugno 2022
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FIRENZE. L'ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato e Rfi Mauro Moretti è stato condannato a 5 anni nel processo di appello bis per la strage ferroviaria di Viareggio (Lucca) del 29 giugno 2009 in cui morirono 32 persone. Nel primo appello Moretti era stato condannato a 7 anni, in questo nuovo processo disposto dalla Cassazione la procura generale aveva chiesto 6 anni e 9 mesi. In questo processo Moretti non ha rinunciato ad avvalersi della prescrizione diversamente dai precedenti gradi di giudizio. 

La corte di appello di Firenze ha dichiarato estinto per prescrizione il reato di omicidio colposo seguendo le indicazioni della Cassazione. Moretti è stato condannato per disastro ferroviario colposo, incendio e lesioni colpose. La corte ha escluso la colpa dell'omessa disposizione della riduzione della velocità dei convogli merci, uno dei profili colposi su cui la Cassazione aveva chiesto di valutare nel merito.


La corte ha condannato inoltre i manager del gruppo Fs, Michele Mario Elia (ex ad Rfi) e Vincenzo Soprano (ex ad Trenitalia) a 4 anni, 2 mesi e 20 giorni, Mario Castaldo (direttore Divisione Cargo Trenitalia) a 4 anni. Sono condanne più basse di quanto richiesto dalla procura generale. Assolti, invece, altri manager delle Ferrovie, Emilio Maestrini (Trenitalia) e Francesco Favo (Rfi).  

La sentenza arriva al termine di una giornata in cui l’imputato Moretti ha preso la parola: “Mi sono state attribuite frasi non rispettose del vostro dolore. Sono stato additato come persona fredda e insensibile. Io non mi riconosco in questa descrizione. Se quelle frasi hanno causato in voi dolore e sofferenza, non c’era nessuna intenzione. Vi chiedo scusa". Scuse che i familiari delle vittime hanno rispedito al mittente nell'immediato.  Per quanto attiene alle accuse che gli vengono mosse e alle responsabilità che gli vengono attribuite dalla sentenza di Cassazione, Moretti ripete in aula più volte: "Niente prove, solo illazioni".

LA DIFESA

Moretti nelle sue dichiarazioni ha ricordato che il collegio del primo processo di appello sembrò dare per scontato che "Moretti, quale amministratore delegato di Rfi fino al 25 settembre 2006, potesse essere l'autore di una precisa politica aziendale diretta a decidere sugli investimenti o sul noleggio delle flotte passeggeri e merci di Trenitalia", "ma questa assunzione basilare per la fondatezza del teorema, è completamente errata, perché, io nella qualità di ad di Rfi fino al 25 settembre 2006, non potevo essere autore di alcuna politica relativa ad investimenti nel materiale rotabile, né passeggeri né merci: perché mi era vietato dalla legge, europea e nazionale, nonché dallo Statuto di Rfi, essendo ogni politica ed ogni decisione di investimento nel materiale rotabile uno dei compiti propri ed esclusivi dell'attività delle imprese ferroviarie e, tra esse, di Trenitalia". "Che il contratto di noleggio dei carri Gatx" (società ferroviaria tedesca, ndr) "risalga al gennaio 2005, è processualmente accertato - ha ribadito -. Quindi la politica e la decisione di noleggiare e di 'non investire nella realizzazione di una flotta di carri merci di proprietà', risale, ragionevolmente, quanto meno al 2004, quando ad pro tempore di Trenitalia era l'ingegner Testore. In quel periodo, dal 2004 e fino al 25 settembre 2006, oltre a non potermi occupare di investimento o noleggio di flotte, non esisteva nemmeno alcuna mia conoscenza della politica e delle decisioni di Trenitalia di noleggiare i carri in questione: ed infatti non esiste agli atti del processo alcuna prova in merito. Quindi si può concludere che la assunzione basilare del teorema è falsa e basterebbe solo questa considerazione per rendere del tutto assurda ed inconsistente la sua tesi, quantomeno per la posizione di ad di Rfi".

ALTA VELOCITA’ E LA CHIACCHIERATA CON PRODI

Mauro Moretti ha parlato anche degli investimenti di Ferrovie nell’alta velocità, tirando fuori anche una chiacchierata con Romano Prodi, all’epoca presidente del consiglio. "Non fui autore nemmeno di investimenti in treni dell'alta velocità. Semplicemente perché in quel periodo non ce lo potevamo permettere perché l'eredità ricevuta alla fine del 2006 fu un bilancio con 2 miliardi e 150 milioni di euro di perdita su un fatturato di 6 miliardi e mezzo, oltre ad una montagna di debiti. Non avevamo soldi nemmeno per pagare gli stipendi! E dovevamo pensare a non fallire, come mi disse il presidente Prodi, quando mi comunicò la decisione del Governo di nominarmi ad del Gruppo. Ricordo a memoria: “Caro ingegnere, Tirrenia è fallita, Alitalia è fallita; non possiamo permetterci la stessa fine per le Ferrovie. Faccia anche l'impossibile per evitarlo”. Ci siamo riusciti: ed è importante ricordare il contributo fondamentale dato dall'ing. Soprano per salvare Trenitalia. Ma ci siamo riusciti sempre salvaguardando gli investimenti per la sicurezza, per i quali è sempre stata garantita la priorità assoluta rispetto ad ogni altro investimento e spesa". 

LE DICHIARAZIONI DI MORETTI, IL DOCUMENTO INTEGRALE

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