La favola di Ambra Sabatini: l'amputazione, l'amore con Alessandro e quelle "magiche" treccine
La nostra intervista alla vincitrice nei 100 metri alla Paralimpiadi: «Dopo quel 5 giugno Zanardi è stato il mio maestro»
GROSSETO. «Sì, mi sono messa a piangere già prima di tagliare il traguardo. Non so dire perché. Avevo tante volte sognato questo momento».
L’avrà rivisto cento volte, il video della sua impresa, lei che incredula sfreccia davanti a tutti, il vuoto dietro, la gloria davanti. Ambra Sabatini, 19 anni, di Porto Ercole, medaglia d’oro nei 100 metri alle Paralimpiadi, è appena scesa dall’aereo che l’ha riportata a casa. E martedì 7 settembre è prevista la grande festa per il rientro della campionessa nella sua Porto Ercole.
Giovedì 2 settembre l’avevamo sentita e riascoltate oggi quelle parole suonano profetiche: «Sono emozionata sì, questa gara è una cosa che cambierà qualcosa dentro di me, mi lascerà con più esperienza e un bagaglio di emozioni che è difficile incontrare nella vita».
Eccome se è cambiata la vita…. L’oro, il record del mondo, la notorietà. «Una gioia indescrivibile, un entusiasmo che mi ha reso impossibili queste ore. Ho avuto problemi anche a telefonare a casa. Ogni volta che provavo a chiamare c'era sempre qualcosa o qualcuno che interrompeva la telefonata. Ho pianto di gioia, questa vittoria per me rappresenta il riscatto dopo l’incidente di due anni fa, chiude un cerchio».
Un cerchio che si è aperto il 5 giugno 2019: l’incidente, mentre andava agli allenamenti in motorino con il padre. Ha pensato che fosse tutto finito in quel momento?
«Avevo 17 anni e già facevo atletica, mezzofondo. Quando vidi la mia gamba sinistra malconcia pensai cose brutte. E quando mi dissero che la gamba era stata amputata piansi. Un po’ me l’aspettavo eh, cercai di scherzarci sopra. Dissi che sarei stata più leggera e che avrei avuto molti più calzini».
Si dice che in ospedale quasi sperava che le amputassero la gamba: è proprio così?
«Lo pensai davvero. Se mi fosse rimasta una gamba con i problemi fisici non avrei più potuto correre. Mi ricordai di alcuni video. Poi ho seguito Alex Zanardi, è stato un maestro e mi ha dato un grande coraggio».
Cosa ha provato entrando nello stadio? Suo padre la descrive come un animale da gara…
«Prima della partenza ero abbastanza tranquilla, in realtà. Quando ho visto lo stadio mi sono subito tranquillizzata perché sapevo quello che dovevo fare e sapevo che lo avrei potuto fare. Ero consapevole di dover dare il massimo e questo ho fatto. Certo, ero anche emozionata. L’ambiente era bellissimo, c'era quella luce che illuminava la pioggia, le dimensioni enormi. Era la sensazione che cercavo».
In questi due anni ha trovato anche l’amore con Alessandro, il suo fidanzato.
«Sì, con Alessandro ci conoscevamo già. Quando ero in ospedale si fece accompagnare dai suoi genitori a trovarmi. Allora eravamo amici. Quando ho lavorato alla colonia marina al Pozzarello, a Monte Argentario, c’era anche lui e lì abbiamo capito che c’era qualcosa di più. Adesso è un anno che stiamo insieme. Anche Alessandro pratica atletica. Ha il carattere giusto per una come me».
So che lei e Alessandro seguite, per lo sport che praticate, un regime alimentate molto rigido: nessuno sgarro. In questo avete coinvolto anche le vostre famiglie.
«Sì, mio padre ci scherza su: dice che così si fa una sola spesa».
È vero che si era data un obiettivo ambizioso a fine 2019?
«Vedere quella bandiera tricolore sventolare e alzarsi è sempre stato il mio sogno. Un sogno che facevo da tanto tempo. È stato bellissimo».
Ha un viso angelico aiutato anche dalle treccine.
«Sì, me le faccio sempre prima di ogni gara. Mi piacciono».
Adesso che il cerchio si è chiuso, si apre un altro percorso ancora più impegnativo. La vita però non è solo sport. Si è diplomata: ha terminato gli studi o si iscriverà all’Università?
«Quest’anno mi sono presa un anno sabbatico. Voglio scegliere bene cosa fare. Forse scienze motorie. Devo ancora decidere. Ho delle opzioni da valutare: la Luiss a Roma o la Bocconi a Milano. Per il momento prenderò la patente. Ho già dato la teoria e poi studierò l’inglese. Visto che sono sempre in giro per il mondo»
Ci tolga una curiosità: lei è portercolese o livornese? Tanti sottolineano le sue origini labroniche.
«Sono nata a Livorno nel 2002 e ci sono rimasta fino al 2009. Sono cresciuta a Porto Ercole e mi sento e sono portercolese. Mi piace però Livorno e come sono i livornesi, aperti e simpatici. Se dovessi scegliere un posto alternativo per vivere oltre Porto Ercole, sarebbe Livorno. Una parte del nostro cuore parla livornese».
Ha ancora qualcosa da dire sulla gara?
«Non so più cosa dire. Credo che quello che avevo da dire l’ho detto con i fatti. Di più: l’ho dimostrato in pista».
Ambra Sabatini lunedì 6 settembre sarà nella sua Porto Ercole, dove ad aspettarla ci saranno gli amici e i parenti e soprattutto dove potrà riabbracciare i suoi genitori, suo fratello e il fidanzato Alessandro. Una serata indimenticabile per festeggiare una ragazza coraggiosa e dal cuore grande che ha scritto una pagina di storia e di sport.
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