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Tirrenica, dopo l'ultimo incidente mortale sull'Aurelia la Toscana accusa il governo

Ivana Agostini
L’incidente in cui ha perso la vita il 14 agosto una donna sull’Aurelia a Capalbio nel tratto che dovrebbe venir adeguato e diventare una superstrada
L’incidente in cui ha perso la vita il 14 agosto una donna sull’Aurelia a Capalbio nel tratto che dovrebbe venir adeguato e diventare una superstrada

L’assessore: strage colpa di incapacità. Il Pd: subito i lavori. Capalbio scrive al ministro: basta ritardi

17 agosto 2021
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«La messa in sicurezza della statale Aurelia non è più rimandabile». L’imperativo arriva dal deputato del Partito democratico, Andrea Romano, dopo l’ennesima tragedia che si è consumata sulla statale Aurelia, nel tratto di Capalbio, la vigilia di Ferragosto.

Nel tardo pomeriggio di sabato, una donna di 82 anni, residente a Roma, che si trovava a bordo di una Fiat 500 guidata dal fidanzato della nipote, anche lei a bordo dell’auto, ha perso la vita dopo uno scontro frontale con un’altra vettura che procedeva dalla direzione opposta. In quel tratto non c’è guardrail. Non ci sono separazioni fra le corsie. A Capalbio, per dodici chilometri e mezzo, la statale corre senza separazione e, per una manciata di chilometri con sole due corsie per ogni senso di marcia. Gli scontri frontali, come quello di sabato (l’auto che proveniva da Roma ha tagliato in diagonale la strada schiantandosi contro la macchina che arrivava da Grosseto, che hanno portato alla morte degli automobilisti) sono ormai troppi.

Hanno lasciato una scia di morti e di sangue che adesso sta diventando intollerabile e inaccettabile. Troppe le vite spezzate per mancanza di sicurezza. Di una corsia d’emergenza che non c’è. Di una corsia di sorpasso che manca. Di un guardrail che c’è solo a tratti. Morti di Stato, frutto della sua inerzia, perfino delle sue bugie. Perché di Tirrenica si parla ormai da più di 50 anni. Prima l’annuncio di una autostrada, poi le battaglie di lobby che l’hanno affossata, progetti, annunci e ancora promesse sempre mancate, e alla fine l’idea di «adeguarla», farla diventare una superstrada, una “autostradina”. Anche quella diventata una sorta di saga senza fine.

«L’emergenza Tirrenica – spiega Romano – non è solo logistica ma di sicurezza. Quello che è successo sabato lo dimostra. Per giunta si tratta di una strada che deve essere percorsa per forza: non ci sono alternative. In questo momento non abbiamo più scuse. Sono decenni che si parla di mettere in sicurezza questa strada. Adesso è arrivato il momento». I presupposti sembra ci siano. «È stata individuata la figura del commissario – continua il deputato dem– che sarà l’amministratore delegato di Anas e la sua presenza permetterà di velocizzare i cantieri. Fra settembre e ottobre dovrebbe essere firmato l’accordo di programma e poi non ci saranno più scuse». La messa in sicurezza dell’Aurelia è necessaria e non più rimandabile per Capalbio, l’economia della Costa e per il resto della viabilità nazionale. «Con la statale Aurelia messa in sicurezza – spiega il deputato – si riuscirebbe anche ad alleggerire il carico sulla Firenze-Pisa-Livorno. Non solo. Anche la stessa Livorno ne sarebbe avvantaggiata. Le risorse adesso ci sono e quindi bisogna procedere celermente. Ce lo chiedono anche i sindaci dei territorio interessati che fanno pressione per avere l’Aurelia in sicurezza».

Fra i territori interessati c’è sicuramente Capalbio che non vuole più contare vittime. Non vuole più sangue sulle sue strade. «Nei prossimi giorni – dice Gianni Chelini, assessore e candidato alla poltrona di sindaco alle prossime elezioni – scriveremo una nota documento al ministro delle infrastrutture, Enrico Giovannini, per sollecitare i lavori di messa in sicurezza». Chelini, a pochi minuti dalla notizia dell’ennesima morte sull’Aurelia, aveva sbottato dicendo che «era inammissibile dover assistere ancora una volta a una tragedia che era la conferma dell’incapacità e dell’imperizia del governo. Le altre strade hanno le strisce bianche, a Capalbio sono rosse del sangue dei morti». Insieme con la donna di 82 anni morta dell’incidente, sono rimaste ferite quattro persone fra cui un ragazzino di 14 anni che sembrava essere in pericolo di vita ma che ha avuto solo dieci giorni di prognosi. Più grave invece il conducente della Fiat 500, che è stato trasportato all’ospedale Misericordia di Grosseto e che, al momento, si trova in camera sub intensiva in attesa di un’operazione al femore. Non è in pericolo di vita.

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