Il Tirreno

Toscana

Toscana salute
l’intervista all’esperto 

«Morire d’aspirina? Sì, è possibile. Può scatenare crisi respiratorie letali»

Mario Neri
L’allergologo Matucci e a destra il palazzo dove è avvenuta la tragedia
L’allergologo Matucci e a destra il palazzo dove è avvenuta la tragedia

Matucci, l’allergologo spiega come il farmaco può essere stato fatale per il 31 enne ucciso da uno choc anafilattico a Pisa

29 aprile 2019
4 MINUTI DI LETTURA





PISA. Questa è un’intervista salva-vita. Dunque, se non siete in ritardo ad un appuntamento, se non state per perdere un treno, prendetevi cinque minuti, li avrete spesi bene. Non per merito nostro, ma di Andrea Matucci. È un immuno-allergologo a Careggi, un esperto di allergie, choc anafilattici, reazioni avverse, sostanze che da un momento all’altro potrebbero innescare una crisi respiratoria, chiudervi la glottide e, addio, esservi fatali come il morso di un cobra. Come lo sono state due aspirine (pare, lo stabilirà con esattezza un’autopsia) per un 31enne morto in pochi minuti due giorni fa in un appartamento a Marina di Pisa.

Dottore, ma davvero si può morire di choc anafilattico per un’aspirina?

«Tecnicamente non è uno choc anafilattico. Ma sì, si può morire. L’aspirina è un farmaco fra i maggiori responsabili di reazioni talmente gravi da causare la morte. Scatenano un meccanismo che blocca un enzima, la ciclossigenasi, e di conseguenza una grave crisi respiratoria. Si chiama “reazione di ipersensibilità” alle aspirine e ai fans, i farmaci anti-infiammatori non steroidei e alcuni antidolorifici. Non colpisce soggetti allergici perché non è una reazione allergica. È un rischio più frequente per coloro che soffrono di asma bronchiale, soprattutto non allergica. E si parla di intolleranza, sebbene l’effetto clinico sia poco diverso dallo choc anafilattico. Può riguardare una percentuale variabile fra il 30 e il 40% di chi ne soffre, soprattutto chi ha poliposi nasali, cioè accusa infiammazioni che portano alla formazione di polipi. Inoltre, può capitare a chi ha una storia di orticaria cronica».

Oltre all’aspirina, quali sono i farmaci a rischio per queste persone?

«Be’, tutti quelli che hanno ketoprofene e naprossene come principio attivo. Nimesulide e paracetamolo sono più sicuri».

Ma come si previene e come si scopre di essere a rischio?

«Purtroppo non esistono prove allergiche cutanee come quelle che ci dicono se si deve stare lontani dal latte o dalle arachidi. Per fare emergere e scoprire questa intolleranza e una possibile ipersensibilità serve una diagnosi clinica. Ma attenzione: questi farmaci in coloro che hanno una storia di asma bronchiale o orticaria e già accusato una reazione vanno assolutamente evitati».

Un bel guaio però. Come ci si cura dalle infiammazioni, dal dolore o durante un’influenza?

«Ci sono i cosiddetti Cox-2 selettivi, sono una valida alternativa. Un problema più serio per noi medici si pone con i cardiopatici che devono utilizzare l’aspirinetta come anti-aggregante per evitare trombosi e infarti. Qui si usano farmaci alternativi come ticlopidina o clopidogrel. Ma quando l’aspirinetta si rende assolutamente indispensabile, si può procedere con dei protocolli di desensibilizzazione, ma le terapie vanno affrontate in centri di allergologia ad alta specializzazione. A Careggi le facciamo».

Ma qual è la sostanza incriminata?

«L’acido acetilsalicilico. E attenzione, viene usato anche come conservante alimentare. Ad esempio per i pomodori o i crostacei. In qualche caso anche per il pesce surgelato. Ma difficilmente si arriva a reazioni sistemiche. Può innescare orticarie o angioedema, così come possono farlo i glutammati, i nitrati e i salicilati. Ma quasi mai si trovano sul cibo in quantità così elevate da provocare una crisi grave. Anzi, spesso le reazioni che causano fanno da spia per l’intolleranza, costringono chi le prova a rivolgersi al medico».

Certo, strano che si arrivi a 31 anni senza saperlo.

«No, guardi. La scorsa settimana mi hanno chiamato in rianimazione per un ragazzo americano. Aveva preso un’aspirina e ha avuto una crisi gravissima. L’hanno salvato per miracolo. Al pronto soccorso sono stati bravissimi, l’hanno intubato».

Ecco, cosa succede al nostro organismo durante queste crisi?

«Si muore soffocati. O per una grave episodio di broncospasmo o per edema della glottide, che gonfia e blocca la gola e il respiro».

È una reazione diversa dallo choc allergico?

«No, dal punto di vista clinico non si distingue molto dallo choc anafilattico, tipico delle reazioni allergiche scatenate dagli anticorpi Ige, le immunoglobuline che difendono (troppo) gli allergici dal veleno di vespe e calabroni o da latte o arachidi, tanto che in passato venivano definite crisi anafilattoidi».

A proposito, anche i bambini che soffrono di bronchioliti sono a rischio?

«No, queste reazioni sono tipiche degli adulti. Nei bambini capitano rarissimamente, ma perché per curarli si usa il paracetamolo, e non aspirina e anti-infiammatori. Però, appunto, attenzione a non farlo». 

[[atex:gelocal:il-tirreno:pisa:cronaca:1.30229561:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.iltirreno.it/pisa/cronaca/2019/04/28/news/morto-a-31-anni-lo-ha-ucciso-uno-choc-anafilattico-1.30229561]]
 

Primo piano
Lo scontro

Politica, l'assessora regionale Nardini: «Vogliono togliermi la tessera del Pd, lista di proscrizione». Cosa sta succedendo

di Francesco Paletti