Il Tirreno

Toscana

Andrea Roventini, un economista di Pisa ministro del fanta-governo M5s

di Mario Neri
Luigi Di Maio e Andrea Roventini durante la presentazione della squadra di governo 5 Stelle all'Eur a Roma
Luigi Di Maio e Andrea Roventini durante la presentazione della squadra di governo 5 Stelle all'Eur a Roma

Chi è Andrea Roventini, l’allievo ed amico del Nobel Stiglitz, scelto da Di Maio Da Mirandola al S. Anna. «L’euro non si tocca, debito giù ma basta austerity»

02 marzo 2018
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Anche nella foto finale di gruppo era lì, al fianco del forse-premier di questo governo futuribile ed eventuale già spedito via mail al presidente Sergio Mattarella, insomma di questo esecutivo formato Pec. Andrea Roventini da Mirandola al fianco di Luigi di Maio da Pomigliano. Anzi alle spalle del capo politico, in posizione quasi protettiva. La solidità di un pilastro tecnico per l’architettura ideologica di una legislatura potenziale. Lui lì, il più alto eppure con la testa tirata su dal collo come una tartaruga curiosa, gli occhi vispi, sorridente ma sereno e serissimo, nonostante sul palco addobbato con uno sfondo blu austero e due tricolori risuoni un vecchio successo di Diana Ross anni ’70. Perché è già tutto chiaro, il prof associato di economa della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa designato dal leader Cinque stelle per l’Economia e le Finanze sarà un ministro-bodyguard.

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Basta ascoltarlo. «Voglio essere chiaro – dice nella sua presentazione a Roma – l’uscita dall’euro non è in discussione». Tradotto: stop agli ultras anti-sistema. Si va controcorrente, ma con misura: «Occorre rivedere il fiscal compact, che impone un’austerità dannosa per i cittadini. È risaputo che l’austerità fiscale non funziona, porta a manovre lacrime e sangue, è autodistruttiva. Lo dicono le ricerche, lo dice il Fondo monetario internazionale e lo sa bene la gente». Dunque, dice Roventini, a via XX Settembre serve qualcuno che imprima al Paese «una svolta epocale», perché se è vero che l’Italia ha il terzo debito più alto del pianeta, lo è altrettanto il fatto che siano «da record povertà, diseguaglianza, disoccupazione». Per questo fra le priorità di quest’ansia di governo a 5 Stelle c’è «la crescita» favorita da uno Stato che torna ad «investire», uno «Stato innovatore che non distribuisce soldi a pioggia» e punta «all’equità fiscale». Obiettivi raggiungibili, giura, senza «proposte avventurose o bizzarre». Insomma, ai vertici del dicastero cruciale per la ripartenza del Paese, Di Maio ha messo un coraggioso low profile, un talento della Repubblica senza troppi grilli per la testa.

«Andrea rappresenta tutto ciò che abbiamo sempre desiderato per le politiche economiche del Paese, sono enormemente orgoglioso di lui. Con lui finisce l’era dell’austerity e comincia un’epoca di sviluppo e occupazione», dice Di Maio e quasi mai ricorda di utilizzare la formula dubitativa. Roventini per lui è già ministro del Tesoro, poco importa che non ci sia stato il voto, non esista una maggioranza e un incarico. Ma con lui e il fanta-governo a 5 Stelle si chiude soprattutto l’era dell’«uno vale uno». Perché qui uno vale parecchio più degli altri. Altro che «intelligenza collettiva» e democrazia del web. Laurea all’università di Modena e Reggio Emilia, dopo un dottorato nell’ateneo d’eccellenza all’ombra della Torre, Roventini si è conquistato la cattedra e in pochissimi anni è diventato uno dei maggiori economisti del mondo. Sì, avete capito bene: del mondo. Non è un caso che Di Maio non smetta di ripetere per tutta la giornata che Roventini «si colloca nella top 10% mondiale fra gli economisti, e al top 5% in Italia» ad appena 40 anni. Galeotto fu un convegno alla Camera sullo “Stato innovatore” organizzato a maggio. Lì i 5 Stelle radunarono tutti gli economisti anti-austerity.

C’era Mariana Mazzucato, una corteggiata a lungo dai grillini, e soprattutto c’era Giovanni Dosi, prof ordinario al Sant’Anna, maestro e mèntore di Roventini, allievo e amico del premio Nobel Joseph Stiglitz. Già all’epoca fioccarono i retroscena. Il prof sembrava l’eletto. «Macché, a quel convegno c’era anche Andrea. Ed è lì che Di Maio lo ha conosciuto. Ho grande stima di lui, è un grandissimo economista. E nonostante sia un mio allievo, mi ha insegnato molto su temi di macroeconomia», dice Dosi. Sì perché Roventini, nel giro di 15 anni, ha messo il turbo alla sua attività scientifica e ha pubblicato libri e studi con i più grandi nel suo campo, a partire proprio da Stiglitz. Obiettivo del prof diventato ministro in potenza a 40 anni sono appunto quello di ridurre il debito facendo ripartire la crescita con gli investimenti pubblici. Poi addio ai tagli lineari, alle manovre restrittive e niente più privatizzazioni. Imperativo: «dialogare» con l’Europa per convincerla che il tetto del 3% nel rapporto fra deficit e Pil è un «feticcio che non trova nessuna giustificazione nella teoria macroeconomica», l’ha definito in una intervista al Sole24Ore. Tradotto: una boiata pazzesca. I prof per lui «devono uscire dalle loro torri di avorio e stare fra la gente».

A guardarlo sul palco del fanta-governo quasi sembra uno dei ganzi, svegli e competenti che Matteo Renzi invitava nei primi anni di rottamazione alla Leopolda. Su Twitter si definisce un «keynesiano eretico», perché lo sono tutti quelli che credono che «in giro ci sia troppa finanza e troppo poca economia reale». In piazza Santa Caterina, a Pisa, Roventini vive nel collegio del Sant’Anna. «Uno sgobbone simpatico e disponibile – lo racconta un suo studente – va sempre via per ultimo, ti controlla le tesine anche alle sette di sera. È un tipo informale, alla mano». Unico neo: pare sia una schiappa a calcetto. «Nelle partitelle sul pratino non ne becca una».

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