Il nuovo disco di Ron celebra 50 anni di musica
Ritorna con “Sono un figlio”
MILANO. A dispetto dell’anagrafe sono 50 gli anni di carriera di Ron. Il cantautore lombardo, molto vicino a Lucio Dalla, ha iniziato la sua attività nella musica da giovane e oggi si trova con un enorme bagaglio di esperienza, autore di tanti brani di grande successo e alta qualità, interpretati anche da altri. Per celebrare il mezzo secolo di musica Ron esce con un nuovo disco: “Sono un figlio” (disponibile da oggi) dedicato al padre, che arriva a otto anni dal precedente lavoro di inediti e che contiene dodici brani originali e una cover tradotta in italiano (“Break My Heart Again” di Finneas, cantautore, produttore e fratello di Billy Eilish). Molte delle canzoni sono co firmate da Ron con autori affermati o giovani talenti: Guido Morra, Maurizio Fabrizio, Bungaro, il fiorentino Giulio Wilson, Niccolò Agliardi, Edwyn Roberts, Mattia Del Forno, Cesare Chiodo, Rakele, Donato Santoianni.
«Ho sempre apprezzato la collaborazione. Io - spiega Ron - preferisco concentrarmi sulla musica e lasciare ad altri i testi. La musica per me arriva per prima ed è la parte più importante della canzone». Tra i giovani Ron collabora e duetta in questo disco con Leo Gassmann. «L’ho visto a Sanremo Giovani, mi hanno colpito la voce e la scrittura. Poi l’ho conosciuto in studio e mi è sembrato intelligente e di grande cultura; d’altronde con una tale estrazione familiare non può essere diversamente. Gli ho proposto - continua Ron - un duetto che parla di due generazioni: padre e figli a confronto con la speranza di un mondo migliore. Lui ha scritto la sua parte, quella che canta da solo. Sono felice e onorato - conclude - di conoscerlo». “Sono un figlio” è dedicato a suo padre e nell’omonima canzone Ron ci racconta di papà Savino e della storia d’amore dei suoi genitori. «Durante la guerra - spiega Ron - mio padre scappando dai tedeschi ha scavalcato un cancello entrando nella casa di quella che diventerà sua moglie. Lì si è nascosto in cantina e si è addormentato. Così l’ha trovato Maria, mia mamma. Lui è rimasto in famiglia e i miei si innamorassero. È una storia che mi raccontavano spesso e con grande dolcezza».
Un Ron che scava nei ricordi ma che si ritrae sulla sua infanzia. «C’erano due Ron - dice - una persona apparentemente dolcissima ma capace di fare cose allucinanti a discapito dei compagni di giochi. Ma non ero un bullo, anzi - confessa - sono stato bullizzato». Con otto partecipazioni (dal 1970) al Festival di Sanremo (una vittoria nel 1996 con Tosca) è lecito aspettarselo ancora su quel palco, ma Ron non pare entusiasta. «Sanremo mi ha dato molto, nel bene e nel male - dice -. È sempre stato il festival della canzone, mi sembra però che oggi le grandi canzoni non esistano più, anche se ci sono bravi autori. Ora - afferma - contano più i personaggi».
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