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Ecco Dante e Virzì: la Toscana sbarca al cinema

di Fabio Canessa
Ecco Dante e Virzì: la Toscana sbarca al cinema

I due film arrivano nelle sale

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Fine settimana importante per il nostro cinema, che ricomincia a pensare in grande: escono oggi in sala due film italiani non comuni, sia per le firme dei registi sia per la novità e l’ambizione delle opere. E che - per soggetto nel primo caso, per provenienza del regista il secondo - parlano toscano. Dante di Pupi Avati e Siccità di Paolo Virzì aprono infatti una stagione cinematografica in grande spolvero.

Entrambe sono superproduzioni assai costose, l’una per aver ricreato il Medioevo con rigore storico e suggestione evocativa di scenografie, costumi e location, l’altra per immaginare un futuro prossimo nel quale la siccità ha prosciugato il Tevere e Roma è pervasa da un’atmosfera apocalittica.

Primo regista nella storia del cinema ad accettare la sfida di un film su Dante, Pupi Avati dirige un magistrale Sergio Castellitto nel ruolo di Boccaccio, incaricato dalla città di Firenze di recarsi a Ravenna per consegnare un risarcimento in denaro alla figlia di Dante, fattasi suora. In flashback, vediamo il giovane poeta conoscere Beatrice, partecipare alla battaglia di Campaldino e diventare amico di Guido Cavalcanti.

Il film racconta la devozione dello scrittore Boccaccio (e del regista Avati) per l’arte di Dante, cercando di aderire il più possibile alla realtà dei fatti e insieme di colorarla con un’interpretazione personale molto avatiana (vedi la messinscena di alcuni sonetti della Vita Nova tra innocenza giovanile e dettagli horror: una bambola rotta, un cuore masticato).

Scritta, girata e recitata coi fiocchi, l’opera è quanto di più lontano da una fiction televisiva nostrana o da un biopic americano: una narrazione d’autore, radicata profondamente nella storia e proiettata verso la poesia, come dimostra l’incantata dimensione lirica finale. Dedicato al dantista Marco Santagata, consulente del film, e all’attore Gianni Cavina, qui alla sua ultima interpretazione, entrambi scomparsi durante le riprese, è un film originale e prezioso, da rivedere più volte e destinato a rimanere nel tempo.

La sfida vinta da Virzì non è meno ardua: quella di raccontare e interpretare il presente, difficilissimo ormai da catturare in un film. Siccità è un affresco corale di personaggi e vicende intrecciate, sullo sfondo distopico di una società allo sbando. Scandito dalla musica di un concerto dell’orchestra di Federico Maria Sardelli, che sembra dirigere la colonna sonora barocca di un mondo dominato dalla miseria e dalla nevrosi, il plot segue un attore fallito scatenatosi come influencer sui social, mentre la moglie chatta con un compagno di liceo con cui vorrebbe finalmente andare a letto, il quale a sua volta sta con una dottoressa sempre stanca e trafelata ex-moglie di un tassista pieno di rimpianti e allucinazioni. Ci sono poi un carcerato che, uscito per errore dalla galera, cerca la figlia che non ha mai visto e trova Giuseppe e Maria incinta nel letto prosciugato del Tevere, un commerciante ridotto a fare il barbone, uno scienziato innalzato agli onori della televisione come esperto che si invaghisce di Monica Bellucci e molti altri sventurati che ci assomigliano.

Con tempismo perfetto, Virzì agguanta bene il clima dei nostri giorni spenti e sfiduciati, lo rappresenta con lucido sarcasmo e ce lo serve agro e arido con il contributo della strepitosa fotografia di Luca Bigazzi e del nutrito cast di attori di prima fila, tra i quali spiccano Silvio Orlando, Tommaso Ragno, Gabriel Montesi, la giovanissima Emma Fasano e un’inedita Emanuela Fanelli. Peccato solo che Virzì stavolta abbia tenuto a freno il suo senso dell’umorismo per non provocare stonature di buffoneria in un contesto così plumbeo, invece alcune delle sue storie avrebbero acquistato in respiro e vivacità senza perdere il graffio critico.

Anche Robert Altman, che sembra uno dei modelli ispiratori, inseriva la comicità nella sua ricetta, ma Siccità ricorda forse più il Paul Thomas Anderson di Magnolia. Insomma due bei film italiani che non sembrano neppure italiani ma che raccontano il più grande poeta italiano e l’Italia di oggi.

 

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