Bertolino al Gaber di Camaiore: «Ridere fa pensare»
Il comico porta in piazza un nuovo spettacolo «Il Signor G? È attualissimo, vi spiego perché»
Camaiore Lo spettacolo s’intitola “Instant theatre – l’unica certezza è l’incertezza” e, essendo focalizzato sulla stretta attualità fra cronaca, politica e nuovi fenomeni sociali, non potrebbe essere – appunto – più istantaneo di così…
Al Festival Gaber a Camaiore arriva stasera la proposta innovativa di Enrico Bertolino, un monologo di oltre un’ora in cui il comico milanese si destreggia fra crisi di governo («Qui bisogna cambiare il copione più volte al giorno») , sostenibilità ambientale e i social media. Come il mondo che assume ogni volta una forma diversa come un fluido, così lo spettacolo scritto assieme a Luca Bottura e Massimo Navone non somiglia mai in tutto e per tutto alle repliche precedenti o successive: pure stasera in Piazza XXIX Maggio (inizio 21. 30, ingresso libero fino a esaurimento posti) ci sarà qualcosa d’inedito per il pubblico. Accompagnato sul palco dai musicisti Roberto Dibitonto e Tiziano Cannas Aghedu, che propongono un medley di brani di Enzo Jannacci e – naturalmente – Giorgio Gaber, Bertolino farà tutto da solo. Pure l’uomo della pioggia: «Proponiamo un paio di’centoni’, canzoni il cui testo viene rivisitato in chiave comica – dice Bertolino – una di queste è “Far finta di essere sani” che diventa “Far finta di essere Draghi”: avremmo dovuto suonarla lunedì scorso allo spettacolo al Castello Sforzesco a Milano, ma è stato sospeso per maltempo. Ecco, mi chiamano nelle località più aride per far piovere» chiosa lui.
Qui in Versilia effettivamente c’è bisogno di pioggia. E anche di farsi due risate, certo. Come nasce questa nuova forma di fare teatro?
«Dalla necessità di un cambio di linguaggio: la tv e i social hanno accelerato questo cambiamento nelle persone, e lo dico anch’io che mi sento più analogico che digitale. Il teatro deve riuscire a mantenere amplia la propria platea parlando però un linguaggio nuovo: il vecchio teatro vale solo per le rappresentazioni classiche, la lirica o la prosa non cambieranno mai. Qui, invece, è diverso: gli spettatori devono ridere e, al tempo stesso, assaporare il buon retrogusto di una battuta come si fa con un ottimo bicchiere di vino, visto che siamo in Toscana».
Nello spettacolo c’è anche un repertorio di brani di Gaber: lo avete fatto sapendo che sareste venuti al festival?
«No, è un’idea che parte da lontano e che abbiamo però rappresentato per la prima volta in una serata al Teatro Lirico di Milano che, guarda caso, è intitolato a lui. Sul palco ci sono anche due musicisti eclettici come Tiziano e Roberto, a cui lascio la possibilità di sperimentare, e dei video di repertorio curati da Enrico Bettella a cui tengo molto».
Quanto è importante far conoscere Gaber alle nuove generazioni?
«Beh, lui è attualissimo: faceva arrabbiare destra e sinistra, era inviso a tutti ma nessuno l’ha mai capito veramente. E sapeva far bene quella che ancora oggi rimane la funzione sociale di un comico – far ridere e far riflettere, o anche addirittura arrabbiare, lo spettatore. Da questo punto di vista Grillo è stato intelligente, aveva capito cosa stava accadendo nella società e ha trasformato il V-Day in un movimento d’opinione che poi è diventato una forza politica».
In tempi di linguaggio politicamente corretto, fin dove può spingersi un comico?
«Lo vedo un po’come le colonne d’Ercole, non sappiamo cosa c’è oltre… E poi bisogna capire a chi o cosa manchiamo di rispetto, se a un certo bigottismo o altro. Al tempo stesso, però, credo che ci si debba fermare, per esempio, davanti ai morti: la mia generazione è cresciuta con una certa avversione verso il socialismo, ma dopo la morte di Craxi si è fermata. E poi, come potresti mai fare satira su una bimba abbandonata dalla madre e morta di stenti? Quella è cronaca, è un’altra cosa. E poi aveva ragione Brunetta in una conferenza stampa di qualche giorno fa: troppo facile attaccarlo sul suo aspetto fisico, perché non viene ripreso su quello che dice? La satira deve occuparsi di cose scomode: non puoi piacere a tutti altrimenti è ipnosi, è plagio». l