Il Tirreno

Lo spettacolo

Born in the Solvay: Ubaldo Pantani e la vita come il sale

di Sabrina Chiellini
Born in the Solvay: Ubaldo Pantani e la vita come il sale

A Peccioli lo spettacolo sulla sua infanzia: «Io, come il prodotto che in un tubo finisce al mare»

04 luglio 2022
4 MINUTI DI LETTURA





Dalla fabbrica al teatro. Che cosa unisce un chimico belga, un impiegato comunale e un benzinaio con la passione per l'alta cucina? E soprattutto cosa ci racconteranno le mille voci dell’imitatore Ubaldo Pantani in “Born in the Solvay” ? Lo spettacolo, tutto ispirato all’infanzia del trasformista, ospite fisso di tante trasmissioni Rai, l’8 luglio (alle 21,30) debutta nell’anfiteatro Mazzolla a Peccioli, nella rassegna estiva “Undici lune”. Il titolo scelto è già un racconto: sarà un viaggio a ritroso nel tempo, promette l’imitatore conosciuto per le azzeccate imitazioni di Gigi Buffon, Lapo Elkann, Francesco Sarcina, Massimo Giletti, Stefano Bettarini, con gli occhi di un bambino cresciuto in un villaggio operaio che scruta curioso la realtà che lo circonda e si diverte ad osservare, imitare e reinventare i personaggi che lo animano. I personaggi saranno parte integrante della vita di quel bambino che diventerà grande portandoli con sé durante tutto il suo viaggio. Come il viaggio del sale che, estratto dalla società chimica Solvay proprio nei campi vicino al suo paese, Ponteginori, viene spedito e indirizzato in tubazioni, direzione Rosignano Solvay. Qui viene trasformato nel bicarbonato i cui scarti regalano l'illusione di un mare caraibico nel bel mezzo della Toscana.

Ubaldo Pantani racconta il suo viaggio attraverso l'ironia, con un monologo acuto e divertente, scritto con Carlo Conti (che fin da quando era un bambino frequenta Castiglioncello e il vicino paese di Rosignano Solvay) e Simone Tamburini (lo spettacolo è distribuito da Leg srl).

Lo spettacolo racconta Ernest Solvay, il chimico belga fondatore dell’omonima società, e soprattutto inventore del “processo Solvay” un rivoluzionario modo di produrre la soda e il bicarbonato di sodio da sale su scala industriale, ma anche uno spaccato di Toscana. Come nasce questo progetto?

«Nasce dalla data evento che ho fatto lo scorso anno a Fiesole in cui ho celebrato gli anni passati e i personaggi proposti al programma Quelli che il calcio. Questo lavoro ne è evoluzione e segna una nuova fase del mio percorso. Si è concretizzato grazie a Carlo Conti, fondamentale perché mi ha scrollato un po’ della mia proverbiale pigrizia e Simone Tamburini, amico e autore da sempre».

Quale è il suo legame con Rosignano e la Solvay?

«Sono cresciuto a Ponteginori, villaggio operaio della Solvay, operaio come il mio babbo che ci lavorava. Il legame passa attraverso le tubazioni che portano il sale fino allo stabilimento di Rosignano. Lo spettacolo ripercorre il viaggio di questo prodotto della terra che le contaminazioni con altre materie trasformano in un prodotto da vendere sul mercato. Processo e trasformazione che ricalcano il mio percorso di vita personale e artistica ma che è applicabile ad ognuno di noi».

Qualche volta d’estate va al mare alle Spiagge Bianche, diventate famose proprio per l’effetto dell’acqua cristallina?

«In realtà ci sono andato solo una volta in vita mia, a quindici anni. Giocavo a calcio a Rosignano e con Dimitri, un mio amico del cuore, dopo aver fatto i salmoni al Fosso Bianco sbarcammo in quell’oasi di bikini fluorescenti e tanga che così incisivi e determinati non avevamo mai visto nemmeno su Postal Market. Fu una visione paradisiaca. Dimitri non c’è più e voglio immaginare si sia avviato in Paradiso proprio per vedere se davvero è tutto così».

Lo spettacolo andrà in tour in altre città durante l’estate?

«Faremo un’altra data fine agosto e poi ci prepareremo per l’allestimento indoor».

Cosa farà d’estate e quali impegni l’attendono in autunno?

«Lavorerò su Born in the Solvay e porterò ancora in scena il monologo su Gino Bartali che da anni ho il piacere l’onore di raccontare».

Perché, non solo amici e compaesani, secondo lei si riconosceranno nella narrazione di Born in the Solvay?

«E’ uno spettacolo che racconta un percorso di trasformazione e di abbandono di confort zone. Nel mio caso, le comfort zone sono state personali, legate al guscio che vivere in un villaggio operaio inevitabilmente crea e professionali, legate al senso di sicurezza e protezione che ti infonde nascondersi nei personaggi che interpreti. E’ una riflessione, ovviamente, in chiave ironica, in cui tutti ci si possono ritrovare. Il sale diventa bicarbonato quando arriva al mare ma per essere proposto e apprezzato sul mercato deve ripartire. Molliamo gli ormeggi, senza paura!».l


 

Vespa World Days
Mitici

Gli eroi del Vespa Days: nove ore sotto la neve per raggiungere Pontedera, la storia degli amici del Belgio – Video

di Tommaso Silvi