Il Tirreno

«Dostoevskij, la mia ossessione. Mi ha ispirato Houellebecq, deludente il giallo di Dicker»

Luca Trambusti
Francesco Bianconi
Francesco Bianconi

25 gennaio 2021
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Francesco Bianconi è cantante, frontman e tra gli autori dei Baustelle, band che ha raggiunto un posto di primo piano nel mondo del pop d’autore. Insieme alla sua attività nella band, il musicista toscano (Montepulciano 25 maggio 1973) ma ora di base a Milano, ha parecchie prestigiose collaborazioni come autore (tra gli altri Paola Turci, Gianna Nannini, Irene Grandi, Noemi, Eros Ramazzotti) e nello scorso ottobre è uscito “Forever”, il suo primo disco solista. Ma non solo, ha all’attivo anche due romanzi: “Il regno animale” (2011) e “La resurrezione della carne” (2015). La scrittura musicale di Bianconi, sia con i Baustelle che da solo, non è mai banale, è allo stesso tempo ricercata e diretta, elegante e profonda. Come il suo stile musicale anche i gusti letterari non sono elementari, piuttosto contengono un seme da intellettuale. Nelle sue passioni letterarie ci sono classici ma anche gialli e cose più attuali. Le sue preferenze vanno alla letteratura piuttosto che alla saggistica. Resta un appassionato lettore “tradizionale”: preferisce infatti “l’odore della carta” rispetto al chiarore di un e book reader.

Il libro sul comodino

«Ho sempre almeno due libri sul comodino che porto avanti in parallelo. A volte anche di più – afferma Bianconi – In questo momento ci sono “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij (1879) e “Fellini 23 e ½” di Aldo Tassone (2020). Il primo fa parte del folle progetto, cominciato l’anno scorso, di lettura e rilettura dell’opera omnia di Dostoevskij. È il mio scrittore preferito, forse perché è quello che per me contiene tutti gli altri; riesce a contenere inoltre, all’interno di ogni opera, tante deviazioni dalla forma-romanzo: e quindi trovi sempre storie nelle storie, racconti narrati da personaggi, e pensieri di personaggi che diventano dei saggi di filosofia, o trattati di politica e teologia. Libri nei libri».

Sul comodino di Bianconi c’è anche un’eccezione alla letteratura. «Il libro di Aldo Tassone – prosegue il musicista – è un meraviglioso, perché ricchissimo, saggio sul cinema di Fellini: ri-racconta ogni trama, film per film, e inserisce per ciascuna opera le recensioni italiane e straniere dell’epoca. Un ottimo strumento se si ha voglia di vedere o rivedere i film del maestro».

Il libro della vita

«Dovrei rispondere “Delitto e castigo” di Dostoevskij (1866), e sarebbe la verità, ma per uscire un po’ dalla mia ossessione russa cito anche “La strada” di Cormac McCarthy (2006): un romanzo molto toccante sui padri e sul mondo crollato, che ho letto all’epoca della sua uscita, prima di diventare padre e soprattutto prima che il mondo cominciasse a crollare sul serio. Un romanzo da tenere sempre a portata di mano. Infonde fede e allevia la sofferenza».

Il libro da rileggere

«Ho riletto l’anno scorso “Il processo” di Kafka (1925), perché a vent’anni lo avevo trovato noioso e ostico – afferma il frontman dei Baustelle – Ecco: che il cielo mi perdoni, a vent’anni non si capisce nulla. Rileggetelo tutti perché è un libro spaventoso, atroce, bellissimo. Arrivi alla fine e rimani lì, solo, nella tua stanzetta, investito da una tempesta di angoscia. Che ti sorprendi di aver saputo affrontare».

Il libro delusione

«Sono un appassionato di letteratura gialla e poliziesca e devo ammettere di essere rimasto molto deluso dal romanzo “La verità sul caso Harry Quebert” di Joel Dicker (2013) – confessa Francesco – Brodo allungato, trama scontata da trasposizione cinematografica americana, pochi twist, nessuna emozione».

Il libro ispiratore per la musica

«Direi che i romanzi “Le particelle elementari” (1999) e “Estensione del dominio della lotta” (1994), formidabili entrambi, di Michel Houellebecq hanno parecchio ispirato la scrittura di tutte le canzoni del disco “La moda del lento” dei Baustelle. Così come la lettura del saggio “I mistici dell’Occidente” di Elemire Zolla (1997) è stato il motore che ha fatto nascere l’idea del disco omonimo».

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